Cinque tombe nascoste e un gatto nero

Il cimitero esiste. Il gatto nero anche. Il resto non so.
N.d.A.

 

Erano ormai anni che al Cimitero Monumentale nessuno portava più fiori sulle tombe. I rarissimi visitatori si concentravano tutti presso la parte anteriore, dove vi era il mausoleo di un importante ed eccentrico filosofo e letterato rinascimentale.
A nessuno, poi, piaceva mettervi piede, per via delle strane voci che circolavano su misteriosi rumori notturni.
In un angolo muto e solitario, oltre all’ingresso trionfale, oltre alle statue di marmo nero, oltre agli ossari ottocenteschi, alla fine di un vialetto alberato, si ergevano cinque tombe solitarie ormai lasciate cadere in una maestosa rovina. Cinque personalità, tanto emerite quanto dimenticate erano sepolte in quel fazzoletto di terra abbandonata, adombrate da un vecchio pino morente.
Era stata forse la sensazione generale di isolamento a convincere i due ragazzi che quello era il posto ideale per rollarsi una canna in santa pace.
“Che noia,” bofonchiò uno, tirando un calcio alla ghiaia, che andò a sbattere con una lapide.
“Questo posto è veramente una merda, ma almeno si può fumare in pace.”
L’amico lo guardò e rise. “Già. Ehi,” continuò dopo una pausa. “La terra qui intorno non ti sembra irregolare?”
“Quando vedi il terreno ondulato,” sentenziò l’altro, “vuol dire che quello che fumi è buono!” Rise di nuovo, con gusto.
I due, trovata la loro oasi durante una gita scolastica, sembravano intenzionati a trattenersi.
E così sarebbe stato, se non fosse sbucato dal niente il gatto nero.
“Oh, merda, ma l’hai visto?”
“Ci sta guardando.”
L’animale emise un verso di stizza.
“Cazzo un gatto nero con gli occhi verdi. Che aspetti, andiamocene.” Velocemente i due si dileguarono.
La bestiola, quindi, miagolò tre volte e andò ad accovacciarsi ai piedi di una lapide. Si leccò le zampe.
La terra accanto a lui si mosse, sembrava sul punto di partorire qualcosa. Una mano, verdognola e infangata. Poi un braccio e il resto del corpo di qualcosa che, un tempo, era stato vivo e umano. Dopo di questo, anche gli ospiti dei cinque sepolcri limitrofi si destarono dai loro giacigli.
Uno di loro, accarezzò il gatto, che non mostrò la minima diffidenza.
“Bravo Nerino,” disse, “li hai spaventati a dovere. Non mi piace che mi interrompano nel bel mezzo di un discorso. Allora, amici, cosa stavo dicendo?”

Ewan J.