La storia che vi racconto non è un miscuglio tra realtà e fantasia e non riguarda nemmeno il rapporto tra lucidità e follia ma semplicemente il sottile confine che c'e' tra sogno e veglia.
Melegnano venerdì 24 Luglio ore 2:00 (circa): La veglia.
Guidavo la
mia auto sulla strada a senso unico che sbuca sulla Via Emilia. Il semaforo all'incrocio
era ancora acceso nonostante fossero le due di notte. E' un semaforo di quelli con la
freccia per chi gira a destra e ha una spiacevole caratteristica: vedi se la freccia e'
verde solo quando sei a pochi metri dall incrocio quindi devi rallentare per forza per poi
riaccelerare se hai il verde. Questo e' proprio quello che feci quella notte. Arrivai
molto lento all'incrocio, vidi la freccia verde accesa e accelerai energicamente quando
ancora col piede sull'acceleratore sentii una leggera brezza entrare dal finestrino aperto
della portiera alla mia sinistra e un suono, una specie di lamento che poteva anche essere
una voce umana. Fu per istinto che staccai il piede dall'acceleratore e lo pestai
pesantemente sul freno bloccando le ruote mentre davanti a me sfrecciava ad una distanza
indefinibilmente breve dal cofano della mia macchina un'autovettura lanciata occhio e
croce a centottanta all'ora.
Vidi solo che era bianca e corta, un'utilitaria guidata da un pazzo che se ne era fregato
del semaforo rosso. Cosa pensa un uomo in un frangente del genere, che avrebbe potuto
morire senza avere nessuna colpa? che la strada di notte e' una trappola micidiale?
Niente, non pensai a niente di tutto questo, la mia domanda fu "perché ho
frenato?". Non l'avevo assolutamente visto quel folle nemmeno con la coda
dell'occhio, impossibile che quel suono fosse un avvertimento.
"Frena!" ma pronunciato in maniera distorta, stridula piu' una voce da donna che
da uomo. Mi accostai al lato della strada e scesi per provare tranquillizzarmi e guardarmi
in giro. Qualche minuto dopo ero a casa nel mio letto.
San Zenone al Lambro venerdì 24 Luglio ora ignota: Il sogno.
Si sa come nei sogni tutto è più lento, i tempi sono molto più
dilatati che nella realtà e un'azione che nel cosciente si è svolta in un secondo nel
subconscio può durare minuti e dare il tempo di scorgere particolari magari sfumati,
magari assolutamente inesistenti ma comunque lenti e visibili.
La ventata di aria fresca che entrava dal finestrino aveva portato con sè un'ombra, un
movimento velocissimo di una sagoma che io seguii con lo sguardo ma potei scorgere
nitidamente solo dallo specchietto retrovisore quando stava ferma là sul pianale del
bagagliaio. La figura era bianca con le orecchie appuntite, il muso deforme e imbrattato
di sangue, gli occhi fissi e la bocca spalancata da cui fuoriusciva quel suono.
"Frena!". Schiacciai il freno e mi ritrovai fermo, la sagoma si era spostata
davanti a me e la vedevo dal parabrezza invece che dal retrovisore ed era bianca, ed era
veloce e molto ma molto più grossa.
Fu così che mi risvegliai di soprassalto bagnato di sudore, non direi spaventato ma
piuttosto triste ma con quella tristezza talmente desolante da essere peggiore di
qualsiasi paura.
San Zenone al Lambro venerdì 24 Luglio ore 4:30: La fine della notte.
Il camion della nettezza urbana si fermò. Il netturbino pensò tra sè
e sè "Perché deve toccare a noi anche l'ingrato compito di sgomberare la strada dai
cadaveri degli animali?". Pensando ciò si avvicinò al corpo senza vita del gatto
bianco e lo raccolse.
Non era suo solito esaminare i cadaveri prima di gettarli perché ne aveva visti già
troppi e non gli interessava più cercare di capire come fossero morti.
Questo però aveva qualcosa di strano era in una posizione insolita per essere stato
investito mentre attraversava la strada. Lo sollevò per guardare il muso per metà
fracassato e notò un particolare che per un non addetto ai lavori poteva sembrare
macabro, il gatto aveva la bocca aperta e gli occhi spalancati in unespressione
disperata che sembrava implorare "Fermati, ti prego fermati... accorgiti di me...
frena!"
Ma il netturbino era troppo vecchio ed esperto per non sapere che i gatti hanno una
percezione del tempo molto piu' dilatata di quella degli umani e riescono a notare in una
frazione di secondo molti particolari come il colore, la forma e persino il viso del
conducente di un auto che li sta investendo. Peccato però che i loro muscoli non sono
altrettanto veloci a reagire e gli rimane solo il tempo di spalancare gli occhi e la bocca
in una smorfia disperata. Il netturbino scacciò questi pensieri infelici e buttò la
carogna nel cassonetto del furgone.
San Zenone al Lambro venerdì 24 Luglio ore 4:34: Il giorno?
Uscii dalla camera, mi infilai velocemente i pantaloni e la maglietta,
scesi in cantina, presi il badile, mi precipitai in strada e corsi fino al luogo in cui il
giorno prima avevo investito quel gatto, non c'era più. Era già passato il netturbino,
vedevo il camion in lontananza avrei voluto dare a quel cadavere una sepoltura decente,
troppo tardi.
Fosse stato un sogno, con i suoi tempi dilatati, avrei potuto ricorrere il camion,
raggiungerlo e urlare "Frena!" ma questa ormai era la realtà.
(Nota dell'autore: La parte del racconto segnalata come vera e' proprio vera, luoghi e date compresi. Quella riferita al sogno e' inventata)
Sono un volgare sviluppatore di software senza nessuna esperienza e velleità letteraria.