Ah, the last time we saw you you looked so much older
Your famous blue raincoat was torn at the shoulder
You'd been to the station to meet every train
And you came home without Lili Marlene
(Leonard Cohen, Famous blue raincoat)
Questa casa non si regge in piedi. La porta soltanto appoggiata, la serratura divorata ad indicare che mai più si sarebbe chiusa, l'intonaco cadente che piange la sua disperazione. Io so che lei è qui. L'odore pungente di spazzatura sanguina nelle mie narici. So che devo entrare. Passano gli anni che neanche te ne accorgi, ma io devo dimostrare che non è vero; devo sapere che io me ne sono accorto, che li ho afferrati, bloccati abbracciati baciati stuprati uccisi, niente è passato davvero. Ieri è come oggi è come domani. Strani rumori all'interno, come il contatto di labbra con qualcosa di molle e pastoso. In questo lercio mezzogiorno io sono qui fuori, l'unico vivomorto del cosmo, il sole ha accoltellato i miei occhi. E allora non resta che entrare.
"Stronzo, non mi toccare!" mi urlò contro Diane. Dietro di
lei, lo specchio: intravidi il mio volto rigato di sangue, tre diagonali per l'esattezza,
un triplo graffio di fiamma da cui nascevano lingue purpuree. O forse no. E io volevo solo
sentire la sua pelle sotto la mia mano, nonostante tutto.
"Tentavo di accarezzarti", ho provato a spiegare, ma proprio non riuscivo a
sorridere. Mia moglie mi odiava, di questo ne ero certo.
"Oh merda, Al! Ma proprio non lo vuoi capire... io sto con un altro uomo, siamo
intesi? Non puoi più toccarmi, accarezzarmi, baciarmi e altre cazzate di questo genere...
senti, anche se tu hai un fottuto animo sensibile io ho chiesto il divorzio, così va
bene? Adesso te l'ho detto..."
Ancora una volta allungai una mano verso quella guancia rotonda, ma si era già scostata
ed era così lontana.
"Non importa" stavo dicendo, mentre sentivo che c'era una novità: le parole
uscivano disinvolte, una dietro l'altra a testa bassa, gonfie di placida rassegnazione.
Nessun vuoto dentro di me, pensai immediatamente; no, non puoi essere così. Diane usciva
tirandosi dietro la porta del nostro appartamento, le sue cose già non c'erano più;
anche i mobili erano nudi rettili striscianti, aveva portato via ogni cianfrusaglia.
Guardavo quell'ombra che scompariva dietro la porta blindata e sapevo che si dissolveva
per l'ultima volta. Dopo un attimo avevo capito. Il vuoto. Non c'è nessun vuoto. Ma certo
che c'è; soltanto è così grande che ti mangia tutto in un boccone, gnam e poi
sgranocchia fino all'ultimo brandello di cuore. Sei dentro di lui e lui è dentro di te,
tanto grande che neanche te ne accorgi; ma l'estrema stanza della mente è custode della
verità, ha capito che io sto affogando.
Conosco quella vasca da bagno e quel rasoio che galleggia e sghignazza, li conosco troppo
bene. Ogni volta che il corpo sprofonda nell'acqua bollente la lama afferra la mia mano,
mi invita al ballo e si dimena impazzita dinanzi alla mia vena. Da anni corteggia i polsi
gemelli con l'occhiolino perverso, ancheggia come le puttane; ma il Gran Ballo non mi è
mai piaciuto fino in fondo, tante volte entravo in sala e restavo in disparte,
sorseggiando una stella cadente. Adesso è finita, oggi fatemi spazio che ho deciso di
danzare.
... quando muori tutta la vita ti passa davanti...
Diane, come ti ho conosciuta? Il corridoio della nostra scuola, un
classico... troppo classico per essere eterno. Per sempre sono quelle due parole in
mezzo al mangime dei polli, beccano e si litigano per un chicco di grano ma la fame non
passerà mai. Per sempre. Diane, ho una cosa da dirti... sì, mi ricordo che sono
fidanzato... non, nessun problema, lei è una ragazza splendida, ma tu... ma tu... come la
prenderà Betty? Io... io non lo so ma...
Immagine: bacio fugace sulle labbra.
Dobbiamo pensare a noi, fanculo Betty... non ci posso fare niente, Diane. Ma sì,
certo che ci penso io...
Sensazione: tgajskkaaaaa...
Betty, perché piangi? E' così che vanno le cose... la vita, sì... troverai qualcun
altro...
Sensazione: tgajskkaaaaa...
Pensiero: l'acqua rossa sta salendo.
Betty Betty Betty Betty Betty Betty Betty Betty Betty.
Pensiero: l'acqua rossa sta salendo.
Sensazione: tgajskkaaaaa...
... quando muori tutta la vita ti passa davanti...
Quando sono riemerso dall'acqua non vedevo il biancore del bagno,
soltanto contorni sfocati; sentivo l'odore scomposto del rosso e non ricordo i miei gesti
istintivi. Non saprei spiegare cosa vidi quando mi alzai dalla vasca versando il sangue
nel pavimento, né come mi chiamavo, quale dolore sentivo, in che direzione mi sono mosso.
Una manciata di secondi dopo sedevo nudo per terra, due asciugamani stretti intorno ai
polsi per contrastare lo squarcio rosso che scoppia, un ballo interrotto a metà. Vi
racconterò dei colori nella testa, la visione che avevo in mente dopo l'apnea nella
polvere del tempo: Betty aveva riccioli scuri improntati sul rossiccio, che le ricadevano
su quella testa così perfetta ed elegante, gli occhi verdi da animale selvatico, il corpo
sinuoso ripiegato su se stesso, come un feto in piedi su due gambe. L'ultima volta che
l'ho vista Betty piangeva davanti a me sostenendo che mi amava; singhiozzando le sue
labbra impazzivano, rinchiuse nella camicia di forza di un volto contrito. Passavano i
minuti e Betty invece di sfocarsi si delineava, mi offriva i suoi contorni. A pensarci
meglio, piangeva ma era bella lo stesso.
Splendida.
Betty.
Questa casa non si regge in piedi. Lo posso affermare con esattezza,
ora che sono dentro; non è un modo di dire qualsiasi. Adesso la vista aiuta le narici,
improvvisamente capisco: non era l'odore della desolazione, ma i rifiuti che si
arrampicano sulle pareti come ballerine gambizzate. Non vedo interamente la figura nel
buio, riesco solo ad intuirla. Il barlume dei capelli. Il suo respiro.
"Tanto lo sapevo che tornavi", parla una voce che io non conosco. O forse sì.
Non so.
"Io... come... come stai?" riesco a dire, ma sono ridicolo. Con quella doppia
fascia spruzzata di rosso incollata all'altezza dei polsi. Inoltre non sono pettinato. Mi
faccio ridere.
"Bene. Ti ho aspettato per un po' di tempo". Qualcosa si dimena nell'aria gonfia
di sporcizia e si rivolge verso la mia persona; l'indice è un colpo di pugnale. E' grande
come una salsiccia, a chiazze viola, parzialmente tumefatto; vedo solo quello, il resto
rimane rinchiuso nel buco nero. Quell'odore, da qualche parte deve esserci un gatto morto,
sento il cuore che accelera, sento che...
E poi le parole escono fuori, non vi so dire come, con la naturalezza di un cadavere in
picchiata verso il forno crematorio:
"Betty... erano anni che non pensavo più a te. Ma stamattina... lasciamo perdere.
Diane, ti ricordi? Ho... ho sbagliato. Tutto."
Un rumore animale, come una bestia che sguazza nel fango; poi una serie di scricchiolii.
Si sta alzando. Oh mio Dio. Eccola. Non ci posso credere. Forse sono già morto. Forse.
"Non mi trovi bella?"
Duecento chili. A prima vista, non dovrei sbagliare di molto. Nel suo corpo seminudo non
si distinguono le singole parti; è un'unica protuberanza informe, mangiata dal grasso
dalla testa fino alle caviglie. Deve essere accaduto qualcosa alla faccia; una guancia è
deformata, probabilmente il fuoco, nel bulbo oculare destro nulla, un incavo nero che
conduce direttamente all'interno. Sulla testa il delicato intrico di riccioli forse non è
mai esistito.
"Bellissima. Sei bellissima".
"Cosa volevi dirmi, Al?"
"Betty, io... c'è una cosa importante che devi sapere".
"Ma... di cosa stai parlando?"
"Diane... io e Diane stiamo insieme".
"Cosa?"
"Betty, perché piangi? E' così che vanno le cose... la vita, sì..."
"Io pensavo che noi stessimo insieme!"
"Troverai qualcun altro..."
"No! Non troverò nessun altro! Tu devi restare con me!"
"Betty, io... al diavolo, hai ragione. E' stata una cazzata. Voglio stare con te,
solo con te..."
"Baciami".
"Io... non so che dire... io... perd..."
"Ho detto baciami".
***
"Non ho mai visto una cosa del genere".
Il camice bianco si piegò su se stesso, mantenendo con la mano destra il fazzoletto
premuto sulle narici. Tentava di non guardarsi intorno, di non vedere...
"Spazzatura ovunque. Resti di cibo. E poi un occhio umano: quella donna se l'è
cavato da sola, a mani nude".
"Dottore, è in grado di dirci cosa è accaduto qui dentro?"
Il biancore umano si allontanò dalla forma sul pavimento; non sapeva da dove cominciare,
non sapeva cosa dire ma era meglio dirlo subito. Meglio. Dirlo. Subito.
"Risulta... risulta che siano deceduti entrambi durante un rapporto sessuale. La
donna si è posizionata sopra il maschio e, con il peso della sua massa corporea, ha
esercitato pressione sulle sue vertebre fino ad impedire l'apparato respiratorio; il
maschio è deceduto per soffocamento nell'arco di qualche minuto, verosimilmente quando
l'amplesso era ancora in corso: prova di questo è la posizione degli organi genitali che,
nonostante abbiano concluso il momento dell'eccitazione, si trovano tuttora in contatto
tra di loro nella forma del rigor mortis. A quel punto lei deve aver realizzato
l'accaduto, tanto che il cuore non ha retto; è morta per un infarto istantaneo dato da un
unico colpo del muscolo cardiaco. E' evidente che in precedenza non doveva trovarsi in
perfetta salute, viste lo stato in cui versava l'abitazione; ridotte macchie di sangue
sono state rinvenute in altri angoli dell'ambiente, come segno di qualche patologia che
potrebbe aver portato la vittima ad espellerlo attraverso colpi di tosse. Inoltre il
sovrappeso esagerato alla lunga è lesivo per l'interno dell'organismo ed a livello
clinico possiamo affermare che..."