Metamorphosis

Schiaccio la frizione, metto in folle e spengo.
Considerando le condizioni in cui mi trovo non ho neanche parcheggiato male.
Resto qualche minuto in macchina a ripensare alla serata appena trascorsa, non male. Ho bevuto, tanto, ed ho anche ballato! Di solito non ballo mai. Non mi piace la discoteca, preferisco i posti più tranquilli... dove si riesce a parlare.
Però bere mi piace. Che sia in un bar, in un pub o in discoteca.
Questa sera forse ho esagerato e comincio a sentirne le conseguenze, mi batte in testa.
Su dai! Alzati!
Fra pochi minuti sarò nel mio lettino, al caldo, e domani potrò dormire fino a tardi. Che bello!
Faccio uno sforzo per aprire la portiera, scendo, chiudo e mi incammino verso casa.
E’ bello tardi... c’è una leggera nebbiolina e uno strano silenzio.
Fra qualche ora qui sarà un bordello, ma adesso dormono tutti. Guardo l’orologio, sono le tre di notte. Barcollando arrivo davanti al portone, cerco le chiavi, le trovo e mi concentro per centrare la serratura.
Ci metto qualche minuto, sono proprio preso bene!
Finalmente faccio strike e giro con energia, una, due, tre volte.
Apro ed entro. Mi viene da vomitare, quel cocktail fosforescente che ho bevuto prima di andarmene mi sta stendendo ora. Raggiungo il più velocemente possibile il bagno, ma quando metto la mano sulla maniglia della porta un tonfo lontano mi raggela il cuore. Proveniva da giù, ne sono sicuro. Rimango immobile ed ascolto. Cerco di rallentare la respirazione per sentire meglio, ma l’unico suono che riesco a percepire ora è il battito impazzito del mio cuore.

Forse ho sognato. Sì ho sognato! Non può esserci nessuno in casa. Mi tranquillizzo e riprendo coraggio.
Entro in bagno, piscio, vomito e mi lavo i denti. Mi sento già meglio. Il più delle volte vomitare è la soluzione migliore per farsi passare la sbornia, è come una lavanda gastrica, e perlomeno un po’ d’alcol in eccesso se ne va dallo stomaco. Occhei è ora di andare a nanna!
Mi svesto, butto a terra i vestiti e quando mi infilo sotto le coperte mi accorgo di avere una sete bestiale.
Forse posso resistere fino a domani mattina, non ho proprio voglia di rialzarmi. Chiudo gli occhi e muoio sul tenero cuscino.
Resisto qualche minuto, ma sento la gola sempre più secca e sogno un sorso d’acqua.
Cazzo! Non è possibile... ho proprio sete. Che palle...
Mi rialzo a fatica e strizzo l’occhio al poster del Che. – Tu avresti resistito, lo so.
Ormai l’occhio si è abituato al buio, e senza intoppi raggiungo la cucina.
Apro il frigorifero. La luce interna mi abbaglia.
Finalmente bevo, aaaaahh... che goduria! Mentre ripongo la bottiglia uno spiffero gelido mi avvolge i piedi nudi e nello stesso istante un leggero sibilo mi sfiora le orecchie. D’istinto mi volto, come a cercarne la fonte, ma le finestre sono tutte chiuse. Nella casa regna sovrana la calma del buio.
Rabbrividisco e più inquieto di prima me ne ritorno in camera.
Giunto a pochi metri dal letto trattengo a stento un urlo di terrore, un liquido denso e scuro sta colando da più punti del materasso e una sagoma umana è avvolta dalle lenzuola anch’esse imbevute di quello che non poteva che essere sangue. Tremando di paura raggiungo l’armadio ed estraggo una lunga mazza da baseball, mi avvicino al letto impugnando l’arma, pronto per colpire. Alzo lentamente il lenzuolo e la Cosa si anima improvvisamente come percorsa da un violento scatto nervoso, istintivamente indietreggio con un balzo e affondo una violenta mazzata all’essere immondo. La creatura emette un suono fastidioso, simile ad un urlo di dolore. Che diavolo è?!.. Ora si dimena più velocemente, sembra che stia cercando di liberarsi delle coperte. Io affondo il secondo colpo, il terzo, il quarto... finchè l’essere rimane immobile.
Morto.
Getto la mazza e mi accorgo di essere in uno stato violento di trance, il cuore quasi mi spacca il petto, sono tutto sudato e sporco di sangue. Cerco di rallentare la respirazione, riempio d’aria i polmoni ed espiro lentamente... mi sto calmando.
Non guardo nemmeno il letto, cammino lentamente e raggiungo il bagno.
Accendo la luce.
Apro il rubinetto dell’acqua fredda e ci metto sotto la testa. Mi sento meglio.
Alzo lo sguardo e vedo la mia immagine riflessa sullo specchio, spalanco gli occhi e il mio urlo di orrore riecheggia per tutta la casa. Sono un mostro! Un demone orrendo!
Cosa...ch..e significa tutto questo?
L’immagine che mi restituisce lo specchio è qualcosa di raccapricciante: grosse corna mi spuntano dal cranio, occhi gialli mi fissano sbalorditi e una larga bocca con uno strano ghigno mostra i suoi denti affilati. Distacco lo sguardo da quella figura demoniaca e corro in camera da letto, strappo le lenzuola che avvolgono il cadavere della creatura e finalmente la vedo nella sua integrità.
In quel letto zuppo di sangue giace ora il mio corpo privo di vita.
Una lacrima solca il mio viso di bestia.
Apro la finestra e volo via.

Vincent Niben