Quale
devastazione procurano in un cadavere le affilate cure di patologi e becchini. Poichè un
uomo ha subito una morte violenta e c'è stata un'autopsia, organi asportati, scrutati, e
poi di nuovo buttati nella loro gelida culla di carne e ossa. Collante applicato a fissare
le palpebre e tenere unite le dita, labbra cucite ben chiuse, sostanze caustiche spalmate
o iniettate in un corpo sigillato.
Una volta eravamo insieme, io e te. Adesso tu rifiuti le mie cure.
Ricordo il tempo di delicati attimi di informe oblio, quando raccontavi storie e bagnavi
il mio sguardo al limite della sorpresa. Il tuo corpo è unarmonia disordinata,
bianco più dei fiori.
Non ho mai notato alcuna forma di divertimento nei nostri occhi. Si dice che la prima fase
di travolgente innamoramento sia associata con un rapito incremento di sostanze chimiche,
come la dopamina, la noradrenalina e la feniletilammina, che producono un senso elevato di
benessere. Questa sensazione di estremo benessere però, non dura, forse perché il corpo
sviluppa una tolleranza nei confronti di queste sostanze chimiche.
Ho pensato seriamente di ucciderti. E un pensiero che non ha quiete negli angoli
più remoti della mia testa. Si alza, cammina e si agita come un ossesso. Dolce pensiero
di annullamento sensoriale. Lo vorrei fare con lame taglienti e luccicanti come la
rugiada, immacolate come una preghiera.
Procurare ferite al tuo bianco involucro di carne. Recidere i nervi, spezzare ciò che
tiene unita pelle alle ossa. Avrei limbarazzo della scelta. Iniziare è sempre stata
la parte più delicata. Bisogna scegliere bene, accuratamente.
Quindi credo che inizierei
con ferite poco profonde sulle braccia, rassicurandoti con parole di conforto sussurrate
dolcemente.
Lentamente incrociare il tuo sguardo. Non provo nessuna pietà amore mio.
Lanatomia umana purtroppo non la conosco, mi piacerebbe poter infliggere tagli
adeguati, classificati e adatti alla tua sofferenza. Mi dispiace, potrò farti del male, e
non durerà poco.
Immergere il tuo corpo in acqua fredda per far fluire il sangue e vederla macchiata di
rosso. Assaporare le tue labbra livide e gustare l'odore del tuo siero vitale. Essenza
sublime. Ti guardo cercando dio. Ti mostrerò l'inganno che mi hai regalato per il 30
dicembre. E così nobile il terminare del pulsare del cuore.
Chiara Torsi, di Livorno e Firenze (e come faccio a sceglierne una? faccio su e giù dalle due case). Breve biografia (argh che vergogna!): nata il 13 dicembre 1983, studentessa di psicologia sperimentale all'università di Firenze. Figlia di pittore ha ereditato da lui la passione per l'arte in tutte le sue forme. Dipinge ammirando pittori come Hyeronimous Bosch, Van Gogh, i labronici livornesi e i surrealisti. Ama leggere principalmente libri sui serial killer, i suoi scrittori/poeti preferiti sono Edward Bunker, Nick Cave, Edgar Allan Poe, Sylvia Plath, Dylan Thomas e Baudelaire. Attualmente è impegnata nell'autoproduzione, ha creato Acrilico, fanzine personale, e Trash Box, fanzine dedicata alla tv-trash. Ha vinto il primo premio di poesia dei concorsi nazionali "Luciano Virgili" e "La Meloria" rispettivamente nel 2001 e nel 2002. E' presente una sua poesia nell'antologia di poesia contemporanea "Navigando nelle parole vol. 7" edizione Il Filo.