Questo racconto è stato estratto dal mio primo romanzo, Basta!, come lo sono stati Il gioco del farmacista, Il regista della paura e Il braccialetto. Gilgamesh e Marziale sono membri di una società segreta, The order of Skull and Bones. Erano fratelli di sangue, ma ora - tanti anni dopo - sono acerrimi nemici. Andiamo a vedere come è nato...
Il mio
nome... il mio nome non ha importanza.
Sono morto nell'aprile del 1974.
E dopo poche ore sono rinato.
Sono rinato nell'Ordine.
Ricordo ancora quella notte nella cripta, a Yale.
Il mio amico... no, non si fanno nomi, lui da allora è Marziale.
E io sono Gilgamesh.
Siamo gemelli, gemelli nell'Ordine.
E' così che va, quando rinasci ti trovi idealmente unito a qualcuno
che è più di un fratello, è il tuo doppio.
Il mio doppio si chiama Marziale.
[Omissis]
Ero in Florida, in un piccolo motel di Orlando, durante una missione.
Tornai in stanza alle due di notte, e la mia attenzione fu catturata dalla luce
lampeggiante dell'orologio sul display del videoregistratore in dotazione. Accesi il lume
accanto al letto, e mi avvicinai. C'era una videocassetta senza etichette.
Quando avevo lasciato la stanza, alcune ore prima, non c'era.
Cominciai a sudare freddo.
Inserii quell'oggetto minaccioso nella fessura a lui destinata, ed accesi il televisore.
Un parco, di sera. Una panchina sotto un lampione, vuota.
Passano alcuni secondi, e nello sguardo fisso della telecamera appare una donna. Ci metto
qualche secondo a capire che è Pamela. Mia moglie si avvicina incerta alla panchina, si
siede e comincia a guardarsi intorno.
Non sa quale sia il mio lavoro. Sa che è qualcosa che riguarda il governo, ma non molto
di più. Spesso sono stato tentato di aprirmi con lei, ma avevo paura di metterla nei
guai. Non avrei mai pensato che il guaio potesse diventare il non averla avvisata.
Un rumore di passi fuori campo. Ricordo tutto di quella maledetta sera, avevo alzato il
volume del televisore perchè all'inizio del filmato non c'erano rumori e pensavo che
l'audio fosse guasto, e poi non l'avevo riabbassato.
Il rumore di passi aumenta, ed entra in scena un uomo vestito in modo molto elegante. Si
siede in fondo alla panchina, fuori quadro. L'ho visto solo per qualche secondo, e la
scintilla del ricordo non è ancora scoccata.
Lo sento parlare in tono sommesso, ma vedo la faccia di Pamela.
Comincia ad alzare la voce, dice che non è possibile, poi scoppia a piangere. L'uomo
sulla panchina si sporge, e guarda verso l'obiettivo. Vedo la faccia di Marziale, e
comincio a sentire i brividi.
L'immagine cambia, passa al buio pesto.
Poi appare il viso di quello che era il mio fratello di sangue.
«Gilgamesh, vecchio mio...» cerca di tenere un tono amichevole, ma i suoi occhi mettono
paura, «non mi chiedere perchè lo faccio, sono ordini dall'alto. Ho dovuto dire a Pamela
che sei morto...»
Sentire il nome di mia moglie in bocca a quell'uomo mi fa ribollire. Non mi piaceva quando
era un ragazzo, ma crescendo è diventato peggiore. L'avevo dovuto sopportare per via
dell'Ordine, ma lo facevo con sempre maggiore disgusto.
«Glielo ho dovuto dire perchè... perchè è solo questione di tempo. Ora ti lascio una
scelta: spegni il televisore entro cinque secondi, e morirai felice...»
Le sue parole mi colpiscono come una scudisciata sul volto. Mi guardo intorno, non sento
nessun rumore. Scosto le tende della grande finestra vicino alla porta, e sento lui che
dice «... due... uno... troppo tardi, vecchio mio.»
Mi avvicino al televisore, prendo il telecomando, e mi blocco. Il quadro è cambiato
ancora. Vedo Pamela legata ad un letto d'ottone. E' nuda e bendata.
Vedo un'ombra avvicinarsi al letto, e sento lei che strilla, che chiede allarmata dove si
trova e cosa sta accadendo.
Marziale si gira e guarda verso l'obiettivo. Indossa una maschera, ma
lo riconosco dal tatuaggio sul torace: lo aveva già ai tempi di Yale.
Si toglie il kimono, sotto è nudo. Comincia a toccare il corpo di Pamela, mentre lei
comincia ad urlare, capisce che sta per essere violentata da qualcuno.
E' legata, comincia a divincolarsi, ma non c'è scampo.
Marziale comincia a scoparla, e perdo la testa, vorrei prendere a pugni il televisore e
andare a cercare quel delinquente per ucciderlo, ma non riesco a staccare gli occhi da
quelle immagini.
Poco dopo le cose peggiorarono, anche se mi sembrava impossibile. Entrò in scena un
enorme cinese, nudo, con qualcosa legato intorno alla vita. Non riuscivo a capire cosa
fosse, finchè non lo vidi sopra di lei. Il letto in pochi secondi fu inondato dal sangue.
Quell'uomo indossava un fallo artificiale, che terminava con una grossa lama. La stava
squartando sotto i miei occhi. Caddi in ginocchio con la mente annientata.
Fu una fortuna, perchè un attimo dopo il muro davanti a me fu inciso da un proiettile.
Ebbi la prontezza di riflessi di buttarmi sotto il letto, mentre una sventagliata di colpi
devastava la stanza.
Uno di essi colse in pieno il televisore, che esplose come una bomba. Ebbi appena il tempo
di ripensare all'invito di Marziale a spegnerlo, e al fatto che potevo essere morto da
qualche minuto.
Poi l'odio prese il sopravvento sulla sorpresa, e l'addestramento prese il sopravvento
sull'odio. Estrassi la pistola, e cominciai a sparare come un pazzo verso la finestra.
L'uomo col mitra non se l'aspettava, e morì col dito sul grilletto, mentre l'arma sparava
a vuoto.
Mi alzai barcollando, e vomitai sui resti del videoregistratore. Poi lanciai un urlo
spaventoso, che mi risveglia ancora nelle mie notti interminabili.
Da allora vivo con un solo obiettivo: uccidere Marziale e sterminare tutti i suoi simili.
Spezzare le ossa ai Bones.
Il mio nome non ha importanza.
Sono morto quella notte.
E dopo poche ore sono rinato.
Per annientare l'Ordine.