Rorbert
aprì un solo occhio aggirandolo come un mirino nella stanza da letto dove si risvegliava
ormai da trent'anni. Di solito si svegliava alle cinque in punto anche senza lo sveglione
a martello che Marta, sua moglie, aveva comprato due anni prima alla fiera dell'estate.
Norbert, Norb per tutti gli amici di Junction, quando l'aveva vista si era limitato a
scrollare le spalle fino a che la mattina dopo l'aveva sentita suonare. Una specie
d'avviso di Apocalisse in arrivo. Per poco non gli era preso un infarto. Aveva provato a
farlo capire a Marta, poi si era risolto a svegliarsi dieci minuti prima della sveglia,
cioè alle cinque e mezza di ogni mattina. Ma adesso erano le cinque in punto secondo la
ferraglia ticchettante alloggiata sul comodino di sua moglie. Era stato svegliato da
qualcosa che iniziò a insinuarsi nelle sue orecchie assopite. Era...
... Una musica! Un violino, per la precisione. Si alzò a sedere sul letto. Marta fece un
verso infastidito girandosi dall'altra parte. Era proprio un violino. Suonava una ballata.
Una ballata molto conosciuta da quelle parti. Norb si grattò la testa perplesso. Cercò
di riordinare le idee. Chi poteva starsene a suonare il violino fuori della finestra della
sua camera da letto sul far dell'alba? Il suo indice, visto che c'era passò a fare una
visitina nella narice destra, andava al ritmo dei suoi pensieri. Inutile scervellarsi,
bastava andare a vedere. Avanzò verso la finestra con un catino di acqua gelida stretto
tra le mani. Magari qualcuno si sarebbe fatta una bella doccia fuori programma e... per
poco non se lo versò addosso dallo stupore. Dalla finestra vedeva un tizio dai capelli
biondi. Suonava un violino. E i polli di Norb ballavano. Una quadriglia. Norb se ne stava
col nasone rosso spiaccicato contro il vetro ad appannarlo in un alone circolare mentre le
sue chiocce zampettavano in una specie di can-can pollino.
"Che mi prenda un..." disse lasciando uscire le parole staccate l'una
dall'altra.
" Che succede?" Chiese l'insonnolita voce di Marta risorta da chissà quale
sogno.
Norb non rispose. Appoggiò il catino sul comò e indossata la vestaglia uscì nella
fredda aria del mattino.
Uscito dalla porta il freddo dell'alba gli arrossò il viso, la bocca e il naso presero a
fumargli come una teiera sul fuoco.
"Ehi, tu!" Chiamò, cercando il suo tono più burbero e minaccioso.
Niente, il tizio continuava a far zampettare i suoi polli a ritmo di violino.
"Norb ma che cosa..." Marta gli si era affiancata ammutolendo. Era una delle
prime volte in trent'anni che Norb l'aveva vista rimanere senza parole.
Decise di avvicinarsi.
"No!" lo trattenne Marta.
La quadriglia sembrò rallentare. I polli iniziarono a disporsi in un circolo ordinato.
Per quanto Norb non potesse credere a quello che vedeva, sembravano davvero divertirsi.
Cioè per quanto possa mai divertirsi una gallina. Si scrollò di dosso il braccio
artigliante di Marta e iniziò ad avvicinarsi allo strano suonatore. Quello lo guardò
continuando a suonare. Continuando a sorridere non si sapeva di cosa. La musica rallentò
ancora. Il violinista lo fissò per un attimo e fece un cenno con la testa. Norb si
immobilizzò. Vide la sua mano alzarsi come quella di un vigile urbano che ferma il
traffico. Un vigile urbano che fumava dal naso come una ciminiera lanciata a tutta
velocità. La sua mano si fermò al livello della faccia. Volse il palmo verso di sè. Si
tirò un ceffone stratosferico, finendo a gambe levate.
"Ahio!" disse Norb sbattendo gli occhi istupidito dalla sorpresa e dalla botta.
Il violinista fece un saltello e la sua musica tornò veloce e allegra. E i polli di Norb
sghignazzarono del loro padrone.
"Oddio, Norbie!" esclamò Marta precipitandosi dal marito in terra.
La musica rallentò nuovamente.
"Marta rimani lì." Intimò stavolta davvero brusco Norb alla moglie, che
ubbidì all'istante.
Il musicista allargò il suo sorriso. Atteggiò le labbra in un cerchio e ci soffiò
attraverso una sbuffata di fiato bianco. La nuvoletta di vapore invece di scomparire si
condensò nell'immagine di un pollo servito su un piatto da portata. Norb aggrottò la
fronte. Richiuse di scatto la bocca quando ci arrivò.
"Vuoi mangiarle!" esclamò con un sorriso beato, felice di aver indovinato ancor
prima che il suonatore gliene desse conferma.
Ma poi si rabbuiò nuovamente. "Ehi, ma quelli sono i nostri polli, tu non puoi
venire qui a strimpellare quel vecchio attrezzo pidocchioso e..."
Il fluire della musica ebbe una brusca interruzione. Un raschio stridulo uscì dalle corde
del violino. E Norb si ritrovò di nuovo lungo disteso. Stavolta si era pestato un occhio
con un pugno. Marta si limitò a chiudere gli occhi.
Ancora una volta i polli sghignazzarono. Il violinista riprese a scervellare il suo
strumento su quella musichetta che Norb avrebbe odiato da allora per sempre e fece la cosa
più incredibile di tutte. Mentre l'archetto continuava a danzare a tratti sulle corde
come guidato da un filo invisibile, la mano del biondino misterioso si infilò un dito nel
naso per poi passarselo nell'orecchio strabuzzando gli occhi. Quell'infame lo stava
prendendo anche in giro. I polli iniziarono a perdere i passi nel loro chiocciare convulso
che poteva essere solo una risata incontenibile. Uno dopo l'altro vinti dai loro stessi
sghignazzi, finirono tutti a zampe per aria. Stecchiti. La musica divenne allora una ninna
nanna lentissima. Quella musica dolcissima sollevò le galline di Norb e le depose dentro
il sacco che per incanto era apparso accanto al violinista. Poi nè il contadino nè sua
moglie seppero più resistere e chiusero gli occhi.
DRIIINN!!!!
Norb saltò come una molla rischiando di rompersi la testa contro la testata del letto.
Ancora quella maledetta sveglia. Come aveva fatto quella mattina a non...
"Il violinista! Le galline!" esclamò con la testa che ancora gli rombava per il
fracasso e il dolore.
Marta lo guardò con un'espressione indecifrabile, a metà tra lo sconcerto e il dubbio.
Il marito la guardò sperando che lei lo prendesse per matto, ma non andò così. Marta si
mise le mani tra i capelli e balzò dal letto.
"Calmati, è finita comunque." Cercò di rassicurarla Norb.
Fuori qualcuno iniziò ad accordare uno strumento. Un violino, naturalmente.
Davanti al signor Phibbs Commendatore del Violino, nonché saltimbanco di professione,
passarono due tizi. Un uomo e una donna. Uno in pigiama e l'altra in vestaglia. Correvano
come dei pazzi e stavano urlando, lui non capiva a chi, che non avevano mai avuto polli.