Il bar di Paul

1° Giorno - Io
Era una fredda notte d'inverno, i tuoni seguivano i brevi momenti in cui il cielo s'illuminava a giorno, mentre al Bar di Paul ero rimasto solo io.
<<Un altro bicchiere!>> dissi, ormai ubriaco fradicio.
<<Marcello, sono quasi le due, torna a casa, che domani devi andare al lavoro>> mi rispose il barista ed io barcollante tentai di dargli ragione, ma la porta d'ingresso sembrava mi volesse fare i dispetti, si spostava a destra e a sinistra, impedendomi di varcarla, poi caddi.
Il barista mi sollevò e mi portò fuori, raccomandandomi di non bere più in quel modo, ed io annuendo mi avviai verso casa.
Questa volta forse avevo bevuto un tantino troppo.
Stavo attraversando la strada quando una macchina mi sfrecciò davanti mancandomi di un niente.
<<STRONZO!>> urlai, ma fu una cosa della quale presto mi sarei pentito.
La vettura si fermò di colpo e fece retromarcia, poi scesero tre ragazzi sulla ventina che tirarono fuori i coltelli ed uno di loro disse <<Così ti sei permesso di insultarci, pezzo di merda d'un ubriacone! Lo sai che succede alla gente come te?>>
<<No e non m'interessa - replicai - e ora andatevene che non ho tempo da perdere con voi>>
I tre ragazzi si guardarono e il più grosso mi sferrò una coltellata allo stomaco, e poi un'altra, dopodiché fuggirono.
Ero coricato sull'asfalto e il sangue si stava espandendo a macchia d'olio, capii che sarebbero bastati pochi minuti e sarei certamente morto dissanguato, così chiusi gli occhi ormai stanchi e smisi di pensare.

 

2° Giorno - Io
<<Marcello>>
<<MARCELLO!>>
Sussultai!
<<Marcello, sono quasi le due, torna a casa, che domani devi andare al lavoro>> mi disse il barista ed io provai invano a dargli ragione, pochi metri e le mie gambe cedettero.
Caddi.
Il barista si avvicinò e mi aiutò ad uscire dal bar, raccomandandomi di non bere più in quel modo, ed io dandogli ragione con un cenno del viso mi avviai verso casa.
Questa volta forse avevo bevuto un tantino troppo.
Stavo attraversando la strada quando una macchina mi sfrecciò davanti mancandomi di un niente.
<<STRONZO!>> urlai, pensando che poi sarebbero scesi tre ragazzi.
La vettura si fermò di colpo e fece retromarcia, poi scesero tre ragazzi, proprio come avevo pensato, tirarono fuori i coltelli ed uno di loro disse <<Così ti sei permesso di insultarci, pezzo di merda d'un ubriacone! Lo sai che succede alla gente come te?>>
<<Andatevene - replicai - non ho tempo da perdere>>
I tre ragazzi si guardarono e il più grosso mi sferrò una coltellata allo stomaco, e poi un'altra, dopodiché fuggirono.
Avevo la certezza che tutto fosse già successo, ma che importava, pochi minuti e sarei certamente morto dissanguato, così chiusi gli occhi ormai stanchi e smisi di pensare.

 

3° Giorno - Il barista
Era una fredda notte d'inverno, i tuoni seguivano i brevi momenti in cui il cielo s'illuminava a giorno, mentre nel bar era rimasto solo lui, il "vecchio" Marcello.
<<Un altro bicchiere!>> mi disse, ormai ubriaco fradicio.
<<Marcello, sono quasi le due, torna a casa, che domani devi andare al lavoro>> gli consigliai e lui sembrò volermi dare ragione, ma dopo pochi metri di camminata vacillante, cadde rovinosamente.
Lo sollevai e lo portai fuori, raccomandandogli di non bere più in quel modo.
Finalmente se n'è andato, pensai.
Tolsi dalla tasca la pistola e me la misi in bocca.
Uno sparo seguito da un dolore terribile, ma durò un istante, poi il nulla.

 

4° Giorno - I tre ragazzi
Scesi dalla vettura, qualcuno aveva fatto la cazzata di insultarci.
Tirammo fuori i coltelli e Jimmy si rivolse a quel coglione <<Così ti sei permesso di insultarci, pezzo di merda d'un ubriacone! Lo sai che succede alla gente come te?>>
<<No e non m'interessa - replicò - e ora andatevene che non ho tempo da perdere con voi>>
Guardai i miei amici, poi affondai il coltello nello stomaco del coglione, lo feci una volta, un'altra, e un'altra ancora, poi salimmo di corsa in auto e via, il più veloce possibile.
<<Cazzo, non lo dovevi uccidere, ci arresteranno, cazzo!>> mi disse tutto agitato Mike, che era alla guida.
<<Stai calmo, non è successo nulla, pensa a guidare>> gli risposi.
Fu un attimo, un maledetto camion ci prese in pieno, poi il buio regnò sovrano.

 

5° Giorno - Io
<<Alzati!>>
<<Dai, ora ti aiuto io>> mi assicurò il barista sollevandomi dal pavimento.
<<Ma cos'è successo?>> gli domandai.
<<Hai provato ad uscire dal bar dopo una super-sbronza ed ecco il risultato, non bere più in quel modo!>>
Maledizione, tutto si ripeteva come in incubo!
Devo restare calmo, pensai.
Uscii dal bar, ma se tutto andava come sempre, sarei andato di nuovo incontro ai tre ragazzi con il coltello.
Tornai nel bar.
Paul, il barista, aveva una pistola puntata in bocca.
Non feci in tempo a fermarlo.
Dopo che si sparò, svanì e riapparve dietro il bancone del bar.
Ma che diavolo succede, pensai.
<<Marcello, sono quasi le due, torna a casa, che domani devi andare al lavoro>> disse il barista, ma guardava il vuoto.
Dopo poco si avvicinò a me e si chinò dicendo <<Alzati! Dai, ora ti aiuto io>>
Scappai da quel maledetto bar e dopo aver camminato per un breve lasso di tempo vidi un'auto non molto lontano da me che si fermò di colpo.
Dall'auto scesero tre ragazzi che parlavano da soli agitando dei coltelli al vento, uno sferrò anche delle coltellate, ferendo però solo l'aria, poi fuggirono di corsa.
Tornai a casa e andai in bagno.
Mi guardai allo specchio pensando che forse era stato tutto frutto della sbronza, poi un ronzio di qualche insetto mi fece girare lo sguardo e quando, un attimo dopo, puntai nuovamente gli occhi sullo specchio fui pervaso dall'orrore, poiché l'immagine che rifletteva era di me cadavere, con la faccia scarnificata e piena di rughe profonde che solcavano un volto grigiastro e cadente.
<<Marcello, tu sei morto, quattro giorni fa é successa una tragedia, un barista che era stato lasciato dalla moglie due giorni prima si è tolto la vita sparandosi in bocca e tre ventenni sono stati investiti da un camion, dopo che avevano ucciso te, Marcello>> disse l'immagine nello specchio che poi svanì mostrando il mio aspetto reale.
Non era stato un sogno, ero morto davvero.

 

Oggi - Io
Questa è la mia storia assurda, i giorni passano ma il destino rimane lo stesso.
Avevo sentito che le anime di coloro che muoiono di morte violenta ripetono continuamente gli ultimi momenti della loro vita, ma senza ricordarsi di essere morti.
Ecco, se esiste l'eccezione che conferma la regola, quella sono io, poiché per un qualche strano caso del destino sono consapevole della mia morte e del ripetersi degli eventi, ma che vi devo dire?
Ormai ci sono abituato.
<<Un altro bicchiere!>>
<<Marcello, sono quasi le due, torna a casa, che domani devi andare al lavoro>>
No, domani non andrò a lavoro.

Marcello Salvatore