E' mezzanotte
in punto quando lo straniero entra nel saloon.
Seduto al tavolo del poker lo sceriffo studia da sopra le carte la faccia porcina del
banchiere.
Dolly la rossa, appoggiata languidamente al piano, sta cantando la sua canzone triste:
Verrò a prenderti
In sella al mio destriero nero
Alcuni minatori la ascoltano commossi.
Lo straniero rimane sulla porta. Ha la tesa del cappello calata sugli occhi. Un'orribile
cicatrice gli attraversa la faccia.
E' Dolly la prima a notarlo. Impallidisce e la sua voce manca alcune note. Sotto lo
sguardo interrogativo del pianista, con un "scusatemi" appena sussurato, corre
frettolosamente su per la rampa di scale.
Gli occhi dello straniero la seguono: sono così chiari da sembrare vitrei. Con gesto
lento si sbottona il lungo pastrano color grigio-topo.
Lo sceriffo ha fama di essere un buon pistolero.
Cala le carte. " Full d'assi " dice, e le sue mani arrazzolano le fiches. Il
banchiere sbuffa.
Lo straniero comincia a dirigersi verso il bancone. Ad ogni passo gli speroni girano
emettendo suoni che somigliano al sibilìo dei proiettili.
Lo sceriffo alza lo sguardo dalle carte e lo vede. Un sorriso feroce gli digrigna i denti.
Sputa un bolo di tabacco centrando in pieno la scarpa di vernice del banchiere.
" Quel bastardo è tornato! " dice.
Si alza. Con gesto inequivocabile porta il bordo della giacca al di dietro della fondina.
Solo allora gli avventori sembrano rendersi conto di quel che sta accadendo. Cala un
silenzio fitto come la pioggia fuori.
Lo straniero sembra non curarsi minimamente di lui. Lascia cadere una monetina ossidata
sul bancone. Gli viene servito un whisky.
" Sembra che anche stavolta i vermi non abbiano fatto bene il loro lavoro " dice
lo sceriffo con voce rombante. " Ti ho imbottito di piombo. Ti ho visto penzolare da
una forca mentre i corvi si cibavano dei tuoi occhi. Ho visto gli indiani Cheyenne fare
scempio delle tue carni. Ed ogni volta ho visto chiudere le bare dove depositavano quel
che restava della tua carcassa. Eppure
continui a tornare "
Lo straniero ingoia il suo whisky poi si volta lentamente verso di lui. C'è qualcosa di
magnetico nel suo sguardo.
Gli avventori si precipitano ai lati dell'ampia sala lasciando un corridoio vuoto tra i
due pistoleri.
" Erano belli i suoi capelli? " dice beffardo lo sceriffo. La sua voce è
tagliente. " Cosa gli avevi promesso
non sapevi che lei era la mia sgualdrina?
Volevi far tua la sgualdrina della legge!? "
Estrae rapido il revolver e fa fuoco. Una nuvola di fumo. Un odore acre di cordite.
Quando il fumo si dirada il corpo dello straniero è scompostamente riverso in terra.
Anche stavolta ha un foro proprio al centro della fronte.
Lo sceriffo fa roteare il revolver ancora fumante intorno all'indice, poi lo ripone nella
fondina.
" Mortimer " dice rivolgendosi ad un individuo scheletrico con un cilindro in
testa, " fai portare la più robusta tra le tue casse. E fai scavare una fossa
profonda. Voglio che il funerale si svolga ora "
Poco dopo il corpo dello straniero viene adagiato nella cassa.
" Possiamo inchiodare il coperchio? " chiedono gli uomini del becchino.
" Un momento, andate prima a chiamare Dolly "
La donna appare poco dopo. E' molto pallida.
Lo sceriffo la afferra per il braccio e la trascina in prossimità della bara.
" Vogliono chiuderla " dice con una strana gentilezza a denti stretti. "
Sai quello che devi fare "
Lei lo guarda con malcelato odio.
Lui serra ancora più forte la mano attorno al braccio.
" Sai quello che devi fare " ripete.
Dolly allora, le guance rigate dalle lacrime, sputa sul corpo esanime dello straniero. Di
colui che un giorno le aveva promesso di portarla via, verso una vita nuova, di
redenzione. E che le aveva insegnato una canzone
Verrò a prenderti
In sella al mio destriero nero...