La seconda
era spaziale si aprì quando le sonde inviate dalla Federazione Terrestre, in cerca di
mondi abitabili da parte dell'uomo nello spazio, trasmisero sulla terra i dati concernenti
un sistema planetario distante circa mille anni luce dalla Terra, dai quali si evinceva
indubbiamente l'esistenza di un pianeta simile alla Terra e quindi tale da permettere la
vita dell'uomo senza bisogno di interventi esterni.
Pochi anni dopo un'astronave governata da robot era già pronta a partire in direzione del
pianeta denominato Alpha. La missione, basata esclusivamente sui robot, senza quindi la
presenza umana, aveva lo scopo di raggiungere Alpha affinché i robot, sbarcati sul
pianeta, potessero costruirvi città, strade, spazioporti e altre infrastrutture in vista
della futura colonizzazione umana in modo tale cioè che gli esseri umani una volta che
avessero raggiunto il pianeta avrebbero già trovato tutto ciò che era necessario alla
loro esistenza. Così come la prima anche la seconda missione andò a buon fine. Era
quindi il momento di iniziare la terza, ultima e più delicata fase della colonizzazione:
il trasporto materiale di esseri umani sul pianeta Alpha.
Nel 1492 della seconda era spaziale la Federazione Terrestre ultimò la costruzione di
un'astronave capace di trasportare circa tredici milioni di persone in stato di
ibernazione verso Alpha; l'astronave era inoltre capace di raggiungere la velocità della
luce. L'astronave era composta da una sezione centrale da una parte della quale vi erano
due calotte, sullo stesso piano, contenenti alghe ed ambienti vegetali in grado di
produrre ossigeno, mentre dall'altra parte si trovavano quattro grandi vele ognuna delle
quali si apriva a ventaglio. Il sistema di propulsione era molto semplice per quanto
concerneva la sua concezione ma infinitamente complesso dal punto di vista tecnico.
L'astronave sfruttava per acquistare velocità le onde d'urto prodotte da cariche nucleari
che esplodevano dietro di lei, queste onde d'urto nel momento in cui incontravano le vele
dell'astronave davano una certa spinta in avanti, quindi il susseguirsi di esplosioni
nucleari sempre più potenti avrebbero permesso all'astronave di raggiungere la velocità
della luce. Tuttavia era necessario calcolare con precisione assoluta il momento nel tempo
e il punto nello spazio in cui l'astronave dovesse trovarsi per assorbire nel migliore
modo possibile le onde d'urto, in modo tale da ricavarne la maggiore spinta in avanti
possibile. Era questo un compito che svolgeva il Mulh. Il Mulh era un computer dalla forma
umana, un androide, che solo era in grado di affrontare la selva di equazioni
differenziali necessarie a capire quando e dove l'astronave dovesse trovarsi per poter
sfruttare al meglio le esplosioni nucleari, piuttosto che esserne travolta e distrutta. Il
Mulh era consapevole che il destino di tredici milioni di persone stipate nelle celle
criogene dell'astronave dipendeva da lui e tuttavia questo non gli faceva sentire
minimamente il peso delle sue responsabilità. Il Mulh doveva fare soltanto quello per cui
era stato programmato, doveva ubbidire al comandante dell'astronave perché il suo DNA
algoritmico così gli ordinava di fare, ma poco importava se quei mucchi di ossa fossero
marciti prima di arrivare a destinazione sul pianeta Alpha.
<<Vieni avanti A1.>> disse il comandante Charlie al Mulh fermo sulla soglia della plancia.
<<Signore,>> disse il Mulh <<ho svolto il controllo di routine sulle
vele. Tutto funziona perfettamente. Se mi fosse permesso desidererei recarmi in biblioteca
per studio.>> disse il Mulh.
<<Ma certo A1. Puoi andare.>> rispose il comandante Charlie.
<<Grazie, signore.>> terminò il Mulh e andò via.
Il comandante Charlie aveva notato che il Mulh passava tutto il suo tempo libero in
biblioteca a leggere libri di storia. E incuriosito da cosa potesse carpire l'interesse
del Mulh un giorno consultando il computer della biblioteca il comandante Charlie aveva
scoperto che il Mulh leggeva libri concernenti il periodo storico prespaziale e in
particolare il Mulh negli ultimi tempi si stava concentrando sulla seconda guerra mondiale
e sui campi di sterminio nazisti. Tuttavia piuttosto che da come passasse il suo tempo
libero il Mulh, il comandante Charlie ultimamente era preoccupato dall'atteggiamento del
maestro che sembrava continuamente distratto, assorto nei suoi pensieri e forse
addirittura turbato da qualcosa.
Il maestro stava armeggiando con l'olovisore panoramico quando il capitano Charlie gli
chiese: <<Posso sapere cosa vi turba, maestro?>>
Il maestro sembrò svegliarsi da un coma profondo, corrugò le sopracciglia e rispose:
<< Non sono turbato, quanto magari in attesa.>>
<<In attesa di cosa, maestro?>> chiese ancora il comandante Charlie.
<<Non farmi tutte queste domande, Charlie >> rispose il maestro << Non
so risponderti e tuttavia benché io non veda nemmeno l'ombra di un demone all'orizzonte
resta il fatto che ho ripetuto nuovamente il sogno di cui ti parlai. Mi trovo sempre in
piedi su un piccolo ponte dal quale guardo in basso l'acqua di un ruscello che scorre e
poi all'improvviso l'acqua non scorre più, si blocca come sospesa nel tempo. Un coro di
voci chiede aiuto, il ponte crolla e io precipito nel vuoto senza mai fermarmi.>>
Il capitano Charlie conosceva bene i poteri divinatori del suo maestro. Non a caso tra
miliardi di individui era stato scelto proprio il maestro Norbu per quella missione.
C'erano infatti dei mondi che andavano oltre la capacità di comprensione umana, mondi che
molte volte gli uomini avevano finto di ignorare, ma di cui certamente intuivano
l'esistenza. Il maestro Norbu era capace di squarciare il velo che nascondeva quei mondi
occulti alla vista dell'uomo comune e tuttavia i poteri del maestro Norbu erano solo
relativamente sotto il suo controllo in quanto spesso si manifestavano spontaneamente e i
sogni erano proprio il mezzo tipico tramite il quale i poteri del maestro Norbu sembravano
muoversi di vita propria.
<< E allora? Cosa mi consigliate di fare, maestro? >> chiese infine il
comandante Charlie.
<< Se ora ci mettessimo noi alla ricerca dei demoni >> disse il maestro
<< Ci perderemmo di sicuro. No, possiamo solo aspettare che loro si manifestino a
noi. E allora sarà compito tuo, Charlie, come capitano di questa astronave, e mio, in
qualità di tuo maestro, scacciare i demoni.>>
Un'ultima serie di esplosioni nucleari dovevano produrre onde d'urto capaci di spingere l'astronave fino alla velocità della luce, poi il comandante Charlie e il suo maestro avrebbero potuto andare in ibernazione con il resto dell'equipaggio.
Il Mulh arrivò in plancia con la sua solita andatura da burattino.
<< Signore, >> disse il Mulh << potrebbero manifestarsi dei gravi
problemi.>>
<< Spiegati meglio A1.>> disse il comandante Charlie.
<< L'astronave sta per essere investita da un'onda d'urto molto più potente di
quella che erano capaci di produrre le cariche nucleari da poco esplose. In una prima
ipotesi le vele dell'astronave potrebbero non essere in grado di assorbire una tale onda
d'urto e potrebbero essere distrutte nell'impatto, in questa ipotesi l'astronave stessa ne
uscirebbe gravemente danneggiata, se non distrutta. In una seconda ipotesi le vele
reggerebbero all'impatto ma l'astronave sarebbe spinta a una velocità maggiore di quella
della luce.>>
La plancia tremò. Il comandante Charlie cadde a terra. Il maestro Norbu riuscì a
conservare a stento l'equilibrio. Seguirono alcuni rapidi sussulti. Il comandante Charlie
balzò in piedi e si avvicinò al computer della plancia.
<< Abbiamo perso una vela.>> dichiarò il capitano Charlie << Ma le
altre rimanenti vele hanno retto l impatto con l'onda d'urto.>>
Quindi il capitano Charlie, il maestro Norbu e il Mulh si misero al lavoro per cercare di
riparare i danni creatisi per effetto dell'impatto dell'astronave con l'onda d'urto. Il
comandante Charlie attivò una squadra di robot operai e diede degli ordini al Mulh che
furono prontamente eseguiti.
Poche ore dopo l'astronave superò la velocità della luce.
Quando il computer dell'astronave segnalò il cattivo funzionamento di alcune celle
criogene, il capitano Charlie e il maestro Norbu si recarono sul posto per verificare di
persona l'accaduto e allora si trovarono di fronte a una scena orribile. Molte celle
criogene erano state aperte e i corpi umani che vi si trovavano all'interno in stato di
ibernazione ora giacevano per terra carbonizzati e fumanti. L'odore forte della carne
bruciata investì il capitano Charlie che ebbe alcuni conati di vomito. Il comandante
Charlie e il maestro Norbu rimasero paralizzati a guardare le celle criogene aprirsi da
sole e i corpi al loro interno prendere fuoco spontaneamente.
<< E' opera di un demone.>> disse il maestro Norbu rompendo il silenzio
<<Quando abbiamo superato la velocità della luce il nostro mondo materiale deve
essersi fuso col mondo che rappresenta la coscienza di ognuna delle persone in stato di
ibernazione su questa astronave, creando così un nuovo mondo sospeso tra questi due
mondi. Ora la coscienza di un uomo cattivo tra i milioni di uomini in stato di ibernazione
ha proiettato nel nostro mondo un demone.>>
<< Maestro,>> disse il comandante Charlie << abbiamo a che fare con un
fantasma. Come possiamo affrontarlo e sconfiggerlo?>>
<<C'è una sola possibilità, Charlie>> disse il maestro << e dipende
tutto da te. E' giunto per te il momento di raggiungere il sommo livello della
meditazione. Charlie, devi ora trovare la tua Luce interna. Solo nel momento in cui avrai
trovato la tua Luce interna allora sarai sullo stesso piano del demone, cioè sarai
entrato nel suo mondo e quindi potrai affrontarlo e sconfiggerlo. Io sarò la tua guida e
ti accompagnerò fino alla soglia dove poi la Luce ti accoglierà.>>
Il capitano Charlie e il maestro Norbu si sedettero per terra a gambe incrociate l'uno di
fronte all'altro. Il capitano Charlie annullò facilmente i suoi sensi, come aveva
imparato a fare in decine di anni di pratica della meditazione, e si ritrovò in una
radura nella sua foresta dove c'era un laghetto. L'erba fresca era alta e il suo profumo
lo pervase e gli diede un senso di pace infinita. Ma in fondo oltre il laghetto vide gli
alberi e ancora oltre il buio.
<< Devo concentrarmi maggiormente >> si disse e finalmente poté scorgere una
lucciola nel buio.
Segui la lucciola. Non c'è tempo da perdere.
Ma il buio gli sembrava troppo intenso e la luce della lucciola troppo fioca. Gli odori lo
avviluppavano e si sentiva sereno solo lì. Poi notò che il buio avanzava. Ora
l'oscurità aveva superato gli alberi ed era arrivata vicino alla riva del laghetto sulla
sponda opposta. Il capitano Charlie intuì che presto il laghetto si sarebbe prosciugato e
l'erba sarebbe divenuta secca e quindi il suo profumo non lo avrebbe più protetto dal
buio.
Segui la lucciola. Non avere paura. La lucciola ti condurrà alla luce. La lucciola è la
luce.
Il capitano Charlie si fece coraggio ed entrò in acqua. Nuotò fino alla sponda opposta
del laghetto. Oltre c'era il buio. Tuttavia sulla sua testa vide aleggiare la lucciola.
Uscì dall'acqua e la seguì tra gli alberi. La sua luce si faceva sempre più viva. Poi
la lucciola sparì ma dal terreno cominciò ad uscire un fumo luminoso.
Ora la luminosità era tutta intorno a lui e diveniva sempre più chiara.
Poi all' improvviso tutto fu luce...
Quando il comandante Charlie riaprì gli occhi il maestro era lì in piedi di fronte a lui
con un lungo sorriso stampato sulla faccia.<<Ci sei riuscito >> disse <<
Hai sconfitto il demone.>>
<< Sì, maestro, l'ho colpito alla testa e l'ho ucciso.>>
<<Bene, ma ora che hai trovato la tua Luce interna sei divenuto anche tu un
maestro.>>
Il capitano Charlie e il maestro Norbu ritornarono in plancia dove trovarono il corpo del
Mulh steso a terra con la testa spappolata e ronzante di circuiti elettrici distrutti.
<< Quindi il nostro demone era A1, il Mulh.>> disse il capitano Charlie.
<< Una proiezione della sua coscienza.>> precisò il maestro Norbu.