Il diario di Erica

Rovistando nella mia cantina polverosa ho trovato per caso un diario incredibilmente antico, appartenuto ad una donna di nome Erica. E’ ricco di poesie e di descrizioni degli incontenibili slanci d’amore della proprietaria.
Doveva essere una donna passionale e romantica. Ma la lettura delle sue ultime pagine mi ha sconvolta. Non ho idea se i fatti descritti fossero veri o inventati. Ad ogni modo, riporterò qui sotto quello che ho letto nelle ultime pagine ingiallite, sperando di sentirmi un po’ meglio dopo aver condiviso questo terribile segreto con voi.

 

"6 giugno 1650.
Mio caro diario,
mi appresto a scrivere qualcosa di orrendo. L’amore... l’amore! Mi ha portata alla morte!
Tra le tue pagine ho parlato molto spesso di Emanuele, l’uomo che amo e che non mi ha mai degnata di uno sguardo. Ebbene, poco tempo fa ho deciso che era arrivato il momento di darsi da fare, mi ero stufata di quest’amore non corrisposto, di struggermi per lui senza ottenere risposte. E allora mi rivolsi alla mia migliore amica Elena. Le parlai dei miei tormenti e le chiesi se conoscesse qualche mago potente che fosse in grado di aiutarmi con un filtro d’amore. Lei rispose che no, non conosceva maghi, ma conosceva un rimedio per il mio problema.

Mi confessò di far parte di una setta satanica e che spesso ella si riuniva con gli altri membri per compiere i riti. Disse che facendo parte della setta ogni tuo desiderio veniva realizzato, però in seguito avresti dovuto partecipare ai riti e ubbidire a tutto quello che il Maestro ti ordinava.
All’inizio ne fui spaventata, poi pensai che volevo Emanuele a tutto i costi.
Elena mi disse che non poteva rivelarmi nulla dei riti, ma che prima di decidere dovevo pensarci bene perché era un grosso impegno e, dopo aver fatto la mia scelta, non avrei potuto cambiare idea. Ma io non avevo voglia di perdere altro tempo, avrei fatto qualunque cosa pur di ottenere il suo amore, ahimè!
Così pochi giorni dopo, cioè ieri, Elena mi condusse nel luogo in cui sarebbe avvenuta la Messa Nera: un castello circondato dalla campagna, molto isolato. Il rito si sarebbe compiuto nel salone. Andammo nello scantinato dove una vecchia ci ordinò di spogliarci. Feci come mi era stato detto e dopo essermi sfilata gli ultimi abiti, lasciando scoperte le mie curve morbide, lanciai ad Elena un’occhiata titubante.
- Te l’avevo detto. - disse lei.
Mi sentii un po’ più sollevata quando la vecchia mi infilò la tunica nera con le sue mani ossute. Mi venne calato il cappuccio sul viso e mi sentii mancare l’aria, seppure nella stoffa ci fossero due buchi che mi consentivano di vedere.
Andammo nel salone. Un centinaio di persone, ognuna celata dalla rispettiva tunica nera, in piedi, disposte a cerchio. Al nostro arrivo alcuni si scansarono per farci spazio. Diventammo parte del circolo e potei vedere cosa c’era all’interno: un tavolo rettangolare, coperto da un panno di velluto nero e circondato da candele. Nessuno fiatava, non un rumore. Si udiva solo il crepitare delle fiammelle.
Entrò un uomo con una tunica rossa accompagnato da due chierichetti. Tutti si inginocchiarono. Mi inginocchiai anch’io.
- E’ il Maestro – mi sussurrò Elena.
I bambini tenevano tra le piccole mani due incensieri d’argento. Si inginocchiarono accanto al tavolo, uno per lato. Fecero oscillare gli incensieri e la sala fu invasa da un profumo di chiesa. Intonarono con le loro voci infantili una lode a Satana:
- Benedetto sia Satana, benedetto sia Lucifero, benedetti siano tutti i demoni dell’Averno. –
E tutti cantarono in risposta:
- Che ci concederanno la loro benedizione spirituale in tutti i luoghi infernali. –
Il Maestro si mise di fronte al tavolo.
- Che sia fatto entrare l’agnello sacrificale! – tuonò.
E all’improvviso il silenzio fu infranto da urla. Urla di una donna.
Nella sala entrarono due figure scure. Tenevano saldamente un corpo nudo, armonioso, dal candore d’alabastro. La donna si dimenava e strillava, implorava pietà. Non riuscii a vederla in viso, perché era coperto dai suoi capelli che ondeggiavano con furia ai suoi movimenti. Le figure incappucciate la stesero sul panno nero che la fece sembrare ancora più splendente. La legarono in modo che le gambe pendessero davanti al Maestro, una da un lato e l’altra dall’altro.
Non riuscii a credere ai miei occhi.
- Cosa le fanno? – bisbigliai.
- Vedrai. – rispose la mia amica.
Entrarono altri due chierici. Bisbigliarono qualcosa all’orecchio della donna, le cui urla si smorzarono lentamente. Depositarono sul ventre tremante un piattino con le ostie e sul rigonfiamento dei seni un calice d’argento. La donna ora piangeva in silenzio.
Il Maestro cominciò a pronunciare oscene litanie con la sua voce monotona, sepolcrale. I chierici fecero oscillare gli incensieri, facendone uscire spirali di fumo che col bagliore tremulo delle candele creavano un’atmosfera irreale.
Entrò un quinto chierico. Porse solennemente al Maestro un pugnale.
- Oh Satana, - tuonò il Maestro – ti offriamo questo prezioso sacrificio, chiedendoti in cambio la realizzazione dei nostri desideri.-
La donna riprese a urlare. Attraverso i buchi del cappuccio mi parve di vedere uno scintillio negli occhi del Maestro. Egli prese tra i polpastrelli delle dita un capezzolo della donna. Lo strinse.
Quali urla strazianti! Quale terrore si impadronì della povera donna quando il Maestro avvicinò il pugnale al suo seno!
Praticò due tagli a croce su quella pelle così rosea, così tenera! Dal capezzolo sgorgò immediatamente del sangue. Il Maestro prese il calice e lo poggiò al seno rigato di rosso, cercando di non farne perdere neanche una goccia. Strizzò il capezzolo e ne fece partire un nuovo fiotto di sangue.
Il calice fu riempito per metà.
Allora lasciò il seno. Poggiò il calice sul tavolo, tra le gambe della vittima.
Le urla si attutirono un poco, finchè la povera donna non capì quello che il Maestro aveva intenzione di fare. Il pesante tavolo sembrò oscillare. La donna si scuoteva tutta, tirava le corde con così tanta forza da farsi sanguinare le caviglie. Era una fatica vana.
Il Maestro le carezzò i genitali.
Le prese le piccole labbra, le tirò un poco. Avvicinò lentamente il pugnale. E tagliò.
Quali urla squarciarono la gola della vittima!
Posò i due brandelli di carne dentro il piattino con le ostie. Prese rapidamente il calice e lo pose tra le gambe frementi. Raccolse una sufficiente quantità di liquido per riempirlo. Si leccò le dita insanguinate per non sprecarne neanche un pò.
La donna perse i sensi.
I chierici cantarono e il Maestro innalzò il piattino, pronunciando la Consacrazione. La gente dalle tuniche nere chinò la testa in segno di rispetto.
- ... lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi.”-
Poi innalzò il calice.
- Dopo la cena allo stesso modo, prese il vino. Lo diede ai suoi discepoli e disse “Prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me. –
E quello che vidi in seguito mi contrasse lo stomaco. Il Maestro prese i brandelli di carne sanguinolenti e... li mangiò! E poi bevve un sorso di sangue.
Ebbi tanta voglia di vomitare. Oh, povera me! Non sapevo ancora cosa mi aspettava!
I chierichetti presero il calice e il piattino e passarono dalla gente con le tuniche nere. Ognuno prendeva un’ostia, la immergeva nel calice e... la mangiava!
- Oddio oddio io non ce la faccio – mormorai – che schifo no io non la mangio non la mangio ommioddio... –
- Smettila! Avresti dovuto pensarci prima! – mi rimproverò Elena.
Così quando fu il mio turno, presi con mano tremante l’ostia e la intinsi nel sangue... Sollevai un pò il cappuccio. E la misi in bocca. Un sapore dolciastro. Terribilmente dolce. Deglutii senza masticare.
Sentii le lacrime sgorgarmi dagli occhi. Per fortuna avevo il cappuccio.
Dopo la comunione, con una mossa precisa, il Maestro tagliò la gola della donna, per assicurarsi che fosse morta. Poi si sfilò la tunica (ma non il cappuccio), rivelando una potente erezione.
- Oddio oddio cosa sta facendo oddio non ce la faccio... –
- La vuoi smettere? –
Lo fece. Penetrò quel corpo pallido e si mosse, spingendo con le mani avanti e indietro le gambe inerti. Osservai la scena con occhi sbarrati. Un cadavere! Stava violentando un cadavere!
Ma non arrivò all’orgasmo. Si ritrasse, ansante, il membro tumefatto e sanguinolento.
I chierichetti si mossero a passi svelti verso il cerchio di persone... verso di me!! Mi presero le mani.
- Procederemo al rito per iniziare al satanismo la nuova arrivata.- sentenziò un bambino.
- Cosa? Cosa volete farmi? – Ero già isterica.
I chierici mi tolsero il cappuccio e la tunica. Il cerchio di occhi, dalle fessure di stoffa, mi guardava languidamente. Cercai di coprirmi le parti intime con le mani, ma i bambini non mi lasciavano.
Alcuni stavano già provvedendo a sgomberare il tavolo dal cadavere.
I bambini mi tiravano verso il Maestro, verso il tavolo coperto dal panno nero.
- No! – strillai.
Il Maestro puntò l’indice contro di me.
- E’ stata una tua scelta e ora devi rispettarla o morirai! – disse, impaziente.
Guardai il suo pene coperto di sangue. No, non potevo! Non potevo lasciarmi contaminare da quel mostro! E se fossi rimasta incinta? Avrei portato in grembo un figlio di Satana!
Con uno strattone mi liberai dalla stretta dei bambini e corsi fuori dal cerchio. Mi precipitai verso la porta. Era chiusa! Mi voltai. Il maestro e i chierici erano rimasti vicino al tavolo, composti. La gente in tunica nera stava correndo a prendermi.
- Fermatevi! – disse il Maestro – Se vuole venir meno alla sua scelta, che faccia pure. Verrà punita da Satana con la morte. –
Un chierichetto mi portò la mia tunica e, con una piccola chiave d’argento, aprì la porta.
- Ricomponiamoci, fratelli! Ricomponiamoci! Sfogheremo i nostri desideri carnali con un’altra donna del cerchio. Con qualcuna che non desidera la morte. -
Mi infilai la tunica frettolosamente e mi sentii un po’ più al sicuro. Vidi Elena che si apprestava a spogliarsi. Venne condotta sul tavolo dai chierici.
- Blasfemi! – urlai – Sacrificare così povere fanciulle innocenti! Torturarle in questo modo! Ridicolizzare il Signore! Ma non avete un briciolo di umanità?-
Mi stavano ignorando del tutto. I bambini stavano legando Elena e tutti guardavano languidamente le rotondità del suo corpo.
- Mi avete sentito?? – strillai.
I bambini presero a cantare e a far oscillare gli incensieri. Il Maestro allargò le gambe di Elena e vi affondò dentro. Cominciò a muoversi.
- Svelerò tutto al tribunale dell’Inquisizione e vi farò bruciare tutti al rogo!! –
Il Maestro si fermò e mi guardò.
- Sei proprio stupida, - disse – pensi che se tu potessi farci questo ti avremmo lasciata andare? -
Nonostante il cappuccio, capii che sorrideva.
- Tu sarai la prima a morire, - riprese a muoversi – e chiunque verrà a sapere i segreti dei nostri rituali, morirà con te. E ora vattene, lasciami godere della mia lussuria. –
Uscii dal salone spaventata e perplessa. La vecchia dalle mani ossute mi venne incontro. Mi diede uno schiaffo e mi strappò via la tunica di dosso. Lasciò cadere a terra i miei vestiti e, prima che avessi il tempo di ribattere, se ne andò.
Questo è quanto avvenne la scorsa notte, mio caro diario. Ho tanta paura! Se penso al motivo sciocco che mi ha spinta a subire tutto questo... oh! L’amore!
Cosa me ne importa dell’amore adesso che sto per morire! In questo poco tempo che mi rimane ho voluto scrivere quello che mi è successo. Ho bisogno di dirlo a qualcuno, di sfogarmi, ma non voglio condannare nessuno alla morte.
Ahhh! Sento dei crampi allo stomaco! Sta per arrivare la mia ora! La punizione di Satana!
Spero solo che nessuno leggerà mai queste pagine.

 

Erica"

 

Non sono una persona superstiziosa e non credo nelle maledizioni, quindi penso siano tutte sciocchezze. La punizione di Satana! Che cavolata. Figuriamoci. E poi, io sono ancora viva e vegeta. E’ stata però una lettura interessante, non credete? Potrebbe essere la descrizione di una vera Messa Nera ed è raro leggere descrizioni così fedeli a...

 

Oddio... oddio... sento dei crampi allo stomaco...

Morgana