Cara
Enrica, vista la tua passione per i films e la letteratura horror, penso ti interesserà
questa mia esperienza, risalente all'estate scorsa; tra l'altro conosci benissimo il paese
e la spiaggia di cui parlo; inoltre, te la ricordi quella villa abbandonata, vicino al
mare, oggetto di continua diatriba tra proprietari e comune? tu l'hai sempre trovata
inquietante e avevi ragione. Ascolta la mia storia.
Alla fine di giugno dell'estate passata (afosissima, se ricordi bene), di mattino presto
mi preparavo a fare il solito bagno solitario, quando vidi venire verso di me una ragazza;
la prima cosa che notai fu lo strano abito blu, più da città che da spiaggia, inadatto
al caldo che faceva già di mattina presto, la seconda il suo incredibile gioioso sorriso:
come se mi ritrovasse, dopo tanto tempo; restai immobile, mentre lei veniva verso di me:
molto alta, giovanissima, scura di capelli e di pelle, un neo sulla guancia destra, denti
forti e bianchi; "da carnivoro" pensai con un brivido; mi sentii a disagio,
mentre lei avanzava, e cercai di muovermi, per andarmene, prima che mi raggiungesse;
niente da fare; tutto accadde in un attimo, lei era vicino a me, mi salutò, sempre con
quel sorriso incredibile, mi chiese come stavo, e mi carezzò una guancia; la mano era
calda, asciutta, rabbrividii, questa volta di piacere, il disagio era sparito; le chiesi
da dove venisse, chi fosse, mi rispose "Ma come, non ti ricordi di me? ci siamo
incontrati, qui, tempo fa, sono ospite in casa dei... (i padroni della villa in rovina che
tu sai), vieni a trovarmi questa sera?" Io ribattei che la casa era abbandonata,
forse neppure agibile, come era possibile abitasse lì, lei rispose che alcune stanze
erano abitabili e che ,se volevo, avrei potuto visitarle la sera stessa; Enrica, non ho
mai desiderato una donna come desideravo quella ragazza in quel momento e la mia
eccitazione era evidente, sotto gli slip da bagno: avrei promesso qualsiasi cosa, pur di
rivederla; così ci accordammo per le 22 di quella sera.
Lei allora, sempre sorridendo, passò una mano rapida sul mio inguine teso, facendomi
rabbrividire dalla testa ai piedi, poi mi salutò e si allontanò verso la scogliera;
pensai "Ma dove cavolo va?" e lo sguardo mi andò alla sabbia: NON LASCIAVA
IMPRONTE; provai a chiamarla (ma come si chiamava? Non me lo aveva detto); così restai
impietrito e confuso.
A vederla sparire tra gli scogli; inutile dirti che la seguii, ma non ne trovai traccia.
Lì per lì restai pietrificato dal terrore, poi pensai che una spiegazione logica ci
doveva pur essere; così, alla sera, quando ormai il desiderio di rivederla era diventato
più forte della paura, andai all'appuntamento nella vecchia casa, bussai, nessuno
rispose, allora entrai da una finestra e dentro tutto era in rovina, il tetto in parte
sfondato, un albero cresciuto in mezzo al salone, nessun indizio di tracce UMANE;
perlustrai, nonostante la paura, tutte le stanze, o quello che ne rimaneva e ad un certo
punto mi è parso di sentire una risata, bassa, giovane e beffarda (ma potrebbe essere
stata una invenzione della mia mente eccitata), mentre un'aria gelida si diffondeva
all'improvviso nelle stanze ammuffite.
Inutile dirti che scappai alla velocità della luce.
Ecco la mia storia, non ho indagato sulla ragazza in blu, non so se in paese circolano
voci a questo proposito, io credo sia meglio lasciare in pace le ombre, che dici?
Tu sei la prima a cui racconto la mia esperienza, non voglio passare per matto; però non
vedo l'ora che venga l'estate, per ritornare sulla spiaggia che tu conosci, chissà che
lei non mi compaia di nuovo davanti, per darmi un altro appuntamento e questa volta...
baciobacio Claudio