Sesso... orale

< Deflettere > dice la ragazza.
Lui sta leggendo il giornale. La guarda da sopra le lenti.
< Deflettere… cosa? > dice.
< Voglio solo che lo dici. Dimmi deflettere. >
< Spiegami almeno per quale motivo. >
< Mi piace il suono di questa parola. E la lingua poi… fa cose strane quando la pronunci. >
L'uomo sbuffa, poi dice: < Deflettere. >
< Non così! Più lentamente… più morbidamente. >
Pronuncia la parola come lei gli ha chiesto. Sente la propria lingua compiere una piccola acrobazia nella bocca. Una piccola cosa piacevole.
< Siii! > dice lei. < Lo sapevo: è bella anche da ascoltare. > E sospira gettando un poco la testa all'indietro.
L'uomo comincia a sentirsi interessato da questa nuova stramberia della sua ragazza.
< Ma cosa vuol dire deflettere? > chiede.
< Non è importante il significato > dice lei. < A te cosa fa venire in mente? >
Lui ci pensa un po' sopra, poi:
< Il tuo corpo… Sì, il tuo corpo quando lo inarchi prima di un orgasmo. >
< Allora da adesso il mio corpo non si inarca ma si deflette > dice lei.
L'uomo ormai ha del tutto dimenticato la pagina sportiva che stava leggendo.
< Dove ti piace quando la pronuncio? > chiede.
La ragazza si mordicchia maliziosamente il labbro inferiore e sbatte le palpebre. Lo guarda da dietro le lunghe ciglia mentre la mano scende esitante lungo la gonnellina ad indicare il punto preciso.
< Lì? > chiede lui, mantenendo un tono distaccato, quasi professionale. < Ne sei proprio certa? Voglio dire: non sarebbe il caso di… fare una verifica? >
< Certo! > risponde lei invitante: < Non devi fare altro che aprire il cofano e dare una controllatina al motore. >
Lui si alza, la raggiunge e le infila la mano sotto la gonna. Scansa con le dita l'elastico delle mutandine e la insinua tra le cosce.
Ha l'impressione di avere nel palmo della mano una piccola bestiolina pelosa. Come quel criceto che possedeva da piccolo.
< Deflettere > dice.
Nulla! E' come se la bestiola fosse profondamente addormentata. C'è bisogno di insistere.
< Deflettere > ripete.
E' stata una sua impressione oppure l'animaletto ha avuto un fremito? Lieve, certo! Impercettibile come il battito d'ali di una farfalla. Ma c'è dell'altro: ora sulla candita camicetta di lei si sono evidenziati due deliziosi soprarilievi.
" O cazzo! Gli si sono inturgiditi i capezzoli! " pensa.
C'è bisogno dell'ultima verifica, quella definitiva.
Si concentra come se stesse per recitare il monologo dell'Amleto.
< Deflettere > dice infine.
La ragazza si morde le labbra e rovescia la testa all'indietro. Emette un gemito rauco che sembra provenirle direttamente dalla gola.
La mano dell'uomo viene allagata da una sostanza calda e vischiosa.
< Oh Cristo, funziona! >
Adesso non c'è tempo da perdere. Bisogna passare all'azione. Cogliere l'attimo. Se lo sente così duro che quando abbassa la lampo il suo "trivellapassere" schizza fuori dalla patta come una molla. E' dritto e turgido. Ha un aspetto così… preistorico.
< Continua a tenere le mutandine scostate > dice, < e preparati che adesso ti impalo. >
La prende con ambo le mani per le natiche, la solleva, la mette sulla giusta traiettoria e la lascia cadere di peso. Sente il suo membro penetrarla con una violenza mai ottenuta prima. Lacerante, devastante.
< Ti ho fatto male? > chiede un po' preoccupato.
< Oh sì! Mi hai fatto… malissssssssssssssssimo!!! > sospira lei.
< Bene! Ora cerchiamo altre parole > dice lui: < Vediamo… ecco, ho trovato: Carciofini! >
Lei lo guarda con occhi sgranati.
< Ma quali carciofini! > dice: < Dimmi piuttosto "Spinterogeno". >
Lui dice: < Spinterogeno >.
E' stato come se a parlare fosse stato il suo bacino.
Il colpo di reni è stato così violento che li ha catapultati entrambi contro la parete.
Il lampadario ha oscillato come per una scossa di terremoto.
Un quadro si è staccato dalla parete.
I cani di tutto il vicinato hanno cominciato ad ululare.
Lei gli si tiene avvinghiata per i capelli.
< Dimmi qualcosa > lo supplica.
<DeflettereSpinterogenoDeflettereSpinterogenoDeflettereSpinterogenoDeflettereSpinterogenoDeflettere… > dice lui.

 

Non l'avevano mai fatto in quella maniera. La stanza sembra essere stata devastata da un ciclone. Ora lei sta fumandosi una sigaretta sdraiata sul divano. Fa lunghe aspirate poi getta il fumo verso il soffitto. Ha lo sguardo assente, appagato. Nota lui che si sta rivestendo frettolosamente.
< Esci? > chiede.
< Certo >
< E dove vai ? >
Lui finisce di aggiustarsi il nodo della cravatta.
< A comperare un dizionario > dice.

 

In un commissariato, tempo dopo.

Il commissario continua a fissarla: corporatura gracile, faccino angelico. Possibile che…
< Dunque ricapitoliamo: voi confessate di avergli prima assicurato mani e piedi alle sponde del letto con dei legacci e di avergli poi… reciso la gola. Anche questo, presumo, faceva parte dei vostri innocenti giochini erotici? >
Lei lo guarda indignata.
< Signor commissario! Non ho mai asserito nulla di simile! >
< Ma se lo avete affermato ora! E' stato anche messo a verbale. Appuntato, rilegga la sua dichiarazione. >
< Cito da verbale: "Il mio nome è…" >
< Non dall'inizio, idiota! Solo l'ultima parte. >
< Cito da verbale: "… e dopo avergli assicurato mani e piedi alle sponde del letto con dei legacci, l'ho sgozzato." >
< Ecco signor commissario, vedete? Sgozzato! Ora va bene. >
< E cosa avevo detto io? >
< Avevate detto: 'reciso la gola'. >
< O Gesù! E che cosa cambia! >
< Praticamente tutto. Ora vi spiego: "recidere" e "sgozzare" secondo voi suonano uguali? Notate la tagliente ma inoffensiva leggerezza di "Recidere". Ed ora confrontatela con "Sgozzare". Avete notato che inaudita violenza fonica? Non ci credete? Ditelo allora. Dite la parola "sgozzare".>
Il commissario la guarda, poi con un sospiro di rassegnazione dice: < Sgozzare >.
< Non così. Più duramente… più seccamente… più definitivamente. >
< Sgozzare > dice allora il commissario mettendoci dentro tutta la cattiveria che ha in corpo.
La ragazza rimane per un po' perplessa, poi scuote la testa.
< Non va ancora. > dice. < Forse deve provare a pensare a qualcosa di molto sgradevole, a qualcosa che odia profondamente.>
< Pensi a sua moglie > gli suggerisce l'appuntato che poi, rendendosi conto della gaffe, arrossisce violentemente ed incassa la testa tra le spalle come a volerla fare sparire.
Ma una molla è scattata nella testa del commissario: sua moglie! Quella maledetta vecchia megera!
< Sgozzare! > dice.
E' stato come se un colpo di mortaio gli fosse partito dalla bocca.
< Sì, così! Bravissimo! Avete notato come la seconda sillaba rafforzi la prima? Ora forse potrete capirmi. Noi ultimamente facevamo l'amore sfruttando il potere evocativo delle parole. Lui mi costringeva ad adoperare il vocabolario alla ricerca delle paroline magiche… Sì, quelle che risvegliavano la mia passera. Se sono incappata in quel termine è stato solo per una tragica fatalità. Mi costringeva a sfogliare le pagine a caso… >
Il commissario la guarda incredulo.
< Un momento, fatemi capire bene: voi lo avete sgozzato semplicemente perché avete detto sgozzare! >
< Precisamente > risponde la ragazza canditamente.
< Agente, abbia la compiacenza di togliermi questa deliziosa fanciulla da davanti gli occhi. >
< Vado, vado, non preoccupatevi. Posso darvi però un consiglio: da oggi quando vostra moglie ha un orgasmo, il suo corpo non si "inarca" ma si "deflette". Ricordatevelo: si deflette. >
Il commissario rimane a fissarla impassibile fino a quando la porta si chiude dietro lei.
Un solo pensiero gli bolle nella testa: sua moglie. "La bastarda" pensa, "quando si rade, adopera le mie lamette! E si fuma di nascosto i miei sigari!"
Il telefono squilla.
< Pronto? > risponde duramente, ma la sua voce si addolcisce all'istante: < Oh, sei tu, cara… Come… ? Vuoi sapere se torno per cena? Motivo? Ah, tuo padre ha scannato il maiale! Mi stai dicendo che avremo cotolette alla brace? E ci sono pure i tuoi! Ma lo ha proprio… scannato? Mi piace sai il suono di questa parola. Come? Cosa ho detto? Ho detto: mi piacciono le cotolette alla brace. Ma certo che ci sarò, contaci. Tuo padre ha scannato il maiale e vuoi che manchi al banchetto? >
Mentre riattacca la cornetta un lampo sulfureo balena per un istante nei suoi occhi.

Gino Spaziani