Volteggianti
sui chiaroscuri dun grigio mattino vagava la Notte, ubriaca, e non voleva saperne di
lasciare spazio al sole. Nelle tinte nefaste di questo arcano crepuscolo la Notte non era
la sola a voler ancora vagare, nella sua automobile sfondata, dormiente per metà, per
laltra metà stravolto dallalcol vi era il conte Mafia. Aprì gli occhi con
lenta, intorpidita flemma, e la Notte anchella ubriaca gli disse.
Hai lasciato la festa perché sei un misantropo conte Mafia?
No, perché era popolata da coglioni ubriachi e nessuna donzella voleva darmi
tenerezza. Tu che hai fatto piuttosto? Come mai sei ancora qui?
Perché io sono un elegante signora, e spesso il moto degli astri sembra scordarlo,
che si fotta luniverso intero.
Vattene in Norvegia, so che le notti lì sono più lunghe.
Andrò anche lì, ma ora mi sono un po lasciata andare, voglio stare qui con
te conte Mafia, voglio vedere i tuoi famosi coltelli, in cambio ti racconterò una
storia.
Il conte si sentiva lusingato, la Notte era così bella che temeva il dolore che poteva
provocargli, più bella di tutte le donne, mirabile più dogni venustà. Così
estrasse i suoi coltelli, un grosso ronchetto quasi machete e una piccola lama quasi
stiletto.
La Notte sestasiò alla vista dellacciaio, vi luccicò sopra un seducente
scintillio damore, la Notte perdeva il suo solito contegno, cominciava a fare
veramente la troia.
Quanti uomini hai ucciso con queste lame? Dimmi conte Mafia? Quante donne ti hanno
concesso il loro amore alla sola vista di tanto potere imperativo?
La Notte si eccitava, era una scena alquanto toccante, il conte era stranito, secondo i
suoi calcoli sbiaditi dovevano essere le otto del mattino, e la Notte era ancora lì,
seduta sulle sue ginocchia a sussurrargli amore al sapore di vino ed mda.
Che cazzo hai fatto Notte? Ti vedo abbastanza fuori, mi parli sussurrante alle
labbra, ti strusci e accoccoli dolcemente addosso. Io sono un tipo sensibile, dovresti
saperlo, terribilmente sensibile a questo genere di femminile fascino. Sii austera come
sempre, sii maliarda.
Eppure lo era, lo era ancora fascinosa e magica la superba Notte.
Ho ucciso ledera! infine disse. sarrampicava stupenda su di
un muro diroccato, lenta e bellissima di malinconica bellezza come solo lei sa essere. E
così l'ho uccisa, folle di gelosia ho bramato il sangue, tu sai come infinitamente
tumultuosa può essere la mia passione.
Sei dunque lesbica oh Notte? le disse sarcastico il conte Mafia stroncandole
il discorso.
Vaffanculo conte Mafia! disse lei riacquistando la sua antica mestizia, poi
salzò di scatto dalle sue ginocchia, e barcollò distante, triste, forse verso la
Norvegia.
E allora il conte Mafia si destò, erano le dieci del mattino, e lui era mezzo ancora
stordito e innamorato di lei a pezzi nella sua auto sfondata dalle corse efferate di
sempre.
Intanto giungeva il Sole, tremendamente incazzato, lui dal suo canto pensava che la Notte
era una troia.