Handicap (Un mondo buio e silenzioso)

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Tubicini, palle, bagnato…
Sensazione merita. Ora so.

 

Spiego: conoscere cose è perché toccarle. Mondo tutto diviso in due da superfici. Dentro superfici ci sono cose che sono, fuori superfici spazio che contiene cose che sono.
Ci sono cose che fanno niente o poco, molte fatte solide, dure, lisce e fredde. Poi ci sono cose come me, vive, forma simile, consistenza simile e sempre state con me, vicine, dato calore e conforto. Loro contatto riempie me di benessere. Quando so loro vicini tutto a posto, tutto facile.
Loro grandi… più grandi di me.
Anche se tutto, tempo fa, ricordo più grande.

 

Ogni tanto altre cose come me intorno. Alcune danno piacere a me, molte solo poco contatto, qualcuna fa male.
A volte.
Non so perché.
Cosa come me che sta sola con me da colazione a cena per cinque giorni ogni sette è tra queste ultime.

 

Conoscere cose è perché toccarle. Unico modo.
Mondo compare sotto mie dita e lascia traccia, e ogni cosa diversa è diversa esperienza.
Curve, spigoli, piani, solchi, liscio, ruvido, urticante… qualità sono tantissime; loro combinazioni infinite. Ogni oggetto esperienza unica.

Esplorato mio corpo in ogni parte, so ogni cosa fuori, non so come è dentro superficie.

 

Ma quando oggi affamato, sceso scale e trovato cosa come me che da colazione a cena sta con me, sdraiata su pavimento cucina.
Inciampato.
Toccata faccia e…
Cose vive respirano, ma questa non respirava.
Stato lì, non so quanto. E cosa non si è mossa.

 

Occasione di scoperta.

 

Provato a frugare dentro.
Dovuto lacerare e tirare forte, ma poi scoperto cosa dentro cose come me:

 

Tubicini, palle, bagnato...

Stefano Parodi