L'esagerazione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Eccomi qui, nel cesso di questo cazzo di locale con la bocca acida ed un water come amico. Inginocchiato nel piscio abbraccio la tazza per non cascare a terra e sento la gola che mi brucia, il cuore che è ad un passo dall’infarto e tutto questo perché sono un idiota senza mezze misure. Ho già vomitato la cena due volte e credo che ancora non basti; se ripenso alla fatica e all’impegno che mi è costata mi viene da piangere.
Mi chiedo cosa stiano pensando gli amici che mi hanno visto correre verso questo fetido stanzino di due metri quadri. Abbiamo finito di cenare da me non più di due ore fa ed è stata la miglior serata che mi sia concesso da molti mesi. Ho avuto anche l’impressione che finalmente le difese di Patrizia nei miei confronti stessero per crollare. Ora so che, quando tornerò al tavolo ed i suoi occhi cadranno sulla mia faccia stravolta e sui miei calzoni lordi di urina, non vorrà più saperne delle mie avance e la distanza tra noi tornerà ad essere abissale come sempre.
Sono stato tradito dalla bontà dei miei piatti e ho mangiato fino a scoppiare annaffiando di continuo con il vino che, dal canto suo, non mi ha certo aiutato. L’arrosto è stato, senza dubbio, il colpo di grazia; era squisito come sempre e ha riscosso molti complimenti e relativi brindisi.
Se solo sapessero che lavoraccio è stato preparare il tutto mi darebbero del pazzo. Non possono immaginare quanto sia difficile individuare i giusti soggetti. Di solito scelgo la carne all’uscita di una palestra poiché chi pratica sport ha le gambe più magre e saporite. La ricetta è un segreto che, considerati i pregiudizi diffusi al giorno d’oggi, non rivelo a nessuno.

Michele Bruzza