Un'altra volta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Mi sto iniziando a dimenticare tutto. Un’altra volta. Il sangue sparisce sotto il getto d’acqua fredda, mentre sfrego le mani nel lavandino del garage. Non oso alzare lo sguardo e vedere il mio volto allo specchio. So che non sarei io quello che vedrei. Ricordo come un lampo, un'immagine fugace dei denti, dei lineamenti contorti. No, non ricordo più. O forse… sì, i passi veloci sull’erba – un senso di ferocia e libertà – le fronde che mi sfregano contro il corpo nudo mentre sono a caccia nel parco. Sento le voci – sì, questo lo ricordo ancora, mentre la mia mente comincia di nuovo a confondersi, e inizio a sentire un freddo strano dentro - le voci di migliaia di fratelli, perduti chissà dove, chissà quando. Un suono marziale di tamburi.
Ho il gusto metallico del sangue di lei in bocca. Forse vomiterò prima di dimenticarmi tutto di nuovo. Lei camminava nel parco, spingendo una carrozzina. Poi ricordo appena il suo volto morto sotto le mie fauci. Ora le zanne stanno sparendo. Cosa, mi chiedo e perché?

I suoi occhi spenti. Per sempre. La sua gola bianca squarciata.
Le voci attutiscono tutto. Voci di battaglie ancestrali. Non l’ho sentita gridare. Ho solo visto l’attimo, il terrore sul suo volto.
Respiro. Mi fa male la testa.
Capita sempre più di frequente in questo periodo, non so perché, e il mio dottore non risponde più al telefono. Spero che Maria torni presto a casa. Non ricordo dove aveva detto che sarebbe andata, ma ormai non la vedo da giorni.
Ho un gusto orribile in bocca. Dovrei controllare la scadenza delle cose che mangio, penso mentre mi rivesto e apro la porta secondaria.
Uh, esclamo mentre attraverso rapido il cortile per tornare in casa, alzati gli occhi al cielo. Che bella luna piena.

Marco Giorgini