Il sentiero della follia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Il paesaggio era irreale ed oscuro. Nebbia finissima velava la secca boscaglia, mentre i miei passi si facevano sempre più lenti nel buio della notte. Di tanto in tanto, piccole esplosioni maleodoranti di fuochi fatui danzavano nel buio. Non sapevo com'ero finita in quel bosco, né dove fossi diretta. Gli abiti erano quelli di un'epoca passata, laceri e sporchi come il mio volto. I capelli ricadevano sciolti sulle spalle.
"Da questa parte, Alice" Gridò un bambino ed io come un automa mi mossi in direzione della voce. D'un tratto, un cigolio metallico attirò la mia attenzione. Mi girai: l'oscurità disegnava sagome nere e deformi oltre gli alberi. Il rumore si faceva più intenso ad ogni mio passo. Li vidi: erano in tre ma lavoravano ad un'unica buca. Notai allora il cartello di legno sul quale era inciso a rozze lettere "cimitero di Bringwood".
"Venite avanti signora!" Gridò uno di loro mostrandomi il cranio sanguinante.
Sentii i brividi lungo la spina dorsale e i peli rizzarsi sulle braccia.
Gridai.

"Suvvia signora - proseguì - le nostre fosse sono già pronte" Indicò le tre buche nel terreno poco distanti "Tra poco sarà pronta anche la vostra!"
Un macabro ghigno gli comparì sul volto. Gli mancavano i denti.
Cominciai a correre verso il bambino. Mi stavano inseguendo, percepivo il fetore dei corpi in decomposizione.
"Corri Alice!" Stava urlando il piccolo. Sapevo che se l'avessi raggiunto sarei stata salva.
Un profondo fossato mi divideva da lui e gli argini erano lontani l'uno dall'altro.
Nonostante tutto, saltai. I non morti esitarono davanti alla scarpata.
Il bambino era di fronte a me mentre balzavo.
Lo stavo raggiungendo quando improvvisamente la mia spinta terminò e cominciai la discesa verso il baratro. L'osservai quell'attimo negli occhi vitrei mentre precipitavo in un turbinio di gonne e di velluto.

Chiara Guidarini