Davanti
allo specchio del bagno, i gomiti sul lavandino. Mi osservo nel silenzio della notte, da
vicino. Le dita sulla pelle, ho le labbra screpolate. Alzo il mento intravedendo un'ombra
dietro i denti. Una pellicina, scampolo di cibo intrappolato. Faccio per toglierlo, ma
viene via qualcosa che dalla bocca cade dentro il lavandino. Abbasso gli occhi, mentre
l'adrenalina mi punge la fronte. Sembra un gambero richiuso su se stesso, nero, senza
testa. Lucido della mia saliva.
Lentamente si apre, sporcando il lavandino di umori nerastri. Una nausea calda mi stringe
la gola, ma la ingoio indietro per poter urlare. Piango proprio come avrei pianto, di
dolore. Devo svegliare i miei genitori, qualcuno deve vedere cosa sta succedendo. Loro
sembrano strani, troppo tranquilli di fronte alle mie grida. Socchiudo la porta, voglio
prima raccontare com'è andata, poi potranno vedere. Ma sbirciano, si sporgono per
osservare dentro il bagno, senza ascoltarmi. Questo mi esaspera, perché penso che non
capiranno mai la gravità della situazione.
Quando apro la porta, quell'animale osceno sta
ancora strisciando nella conca di ceramica, scivolando sulla superficie umida.
"Guardate!". Loro si lanciano un'occhiata, calmi. "E' uscito dalla mia
bocca!"
Non sono sicura, mi sembra che mio padre nasconda un sorriso quando dice "Può darsi
che, come dire, ti sia rimasto un po' di cibo tra i denti". Perché fate finta di
niente? Interviene mia madre "Tu hai l'apparecchio ai denti, è come dice tuo padre.
Avanti, prova a toglierlo." Non voglio nemmeno pensare, chiudo gli occhi e cerco con
la lingua l'apparecchio che ho nel palato, ma non c'è. Non c'è niente, la lingua non
tocca nulla, la mia bocca è una voragine. Allora capisco di aver custodito quell'essere
senza accorgermene, chissà da quanto tempo, dentro la bocca. Terrore.
Mi risveglio dall'anestesia, è tutto finito.
Nata a Roma 28/03/78, laureata in Scienze della Comunicazione, da due anni lavora nell'ufficio marketing di un'azienda farmaceutica a Roma. Trova di dubbio gusto nutrire velleità letterarie con infondata insistenza e ovviamente odia i farmaci. Studiosa del Caso Moro, è in continua ricerca di documenti e testimonianze che l'avvicinino alla verità. Adora leggere, scrivere e fare di conto.