Una virgola
nera sul muro graffiato. Un quadro astratto, di quelli impossibili da decifrare se non
nella testa del pittore. Faccio fatica a restare sveglia nella mia brandina, gli occhi mi
si chiudono in continuazione. Apro e chiudo a scatto le palpebre. Ogni volta che metto a
fuoco la parete bianca, la virgola è lì. E la mia mente, lottando contro l'istinto di
dormire, cerca nuove interpretazioni. Una piccola mezza luna, forse. Un'unghia che ha
solcato l'intonaco della parete, magari. La mano di un bambino che ha lasciato a metà il
disegno di un cerchio, e poi ha ricalcato, ricalcato
sul nero, poi ha cambiato
direzione, idea e colorato tre-quattro piccoli tondi
Tocca a me fare la guardia stanotte. Il rifugio che abbiamo trovato non è sicuro. Fa
freddo e siamo chiusi in una baita, fuori il vento strapazza i rami degli alberi, dentro
abbiamo acceso un piccolo fuoco sul pavimento. C'è puzza di bruciato, di legna umida che
fatica a restare accesa. Ma la nostra fuga è quasi giunta al termine. Negli zainetti ci
sono i passaporti e i biglietti aerei. Domani si parte.
Ogni pochi secondi getto uno sguardo alla valigetta. Il gruzzolo è ancora lì. Tra due ore cambia il turno di guardia, e potrò chiudere gli occhi fino all'alba. Faccio roteare le orbite, conto le travi, soffitto-pavimento, pavimento-soffitto, parete la virgola nera non c'è più. Non è più sulla parete. E' sdraiata sulla sua fronte. Immobile. No. Scivola sulle coperte. Si agita minacciosa. Ora dalla sua bocca esce una virgola di saliva nera. Ho sempre sonno, molto sonno. Attorno a me le mezzelune si stanno moltiplicando. Il fuoco è vivo. Ma non mi sento meglio. Ho i muscoli paralizzati. Ricordo di aver letto che gli scorpioni amano il caldo. Ci sono tante virgole sul muro.