Cercai di
raccogliere le ultime forze per continuare a fingere di piangere, non sarebbe dovuto
durare ancora molto a lungo latto a cui dovetti prender parte. Il sipario presto
sarebbe calato e io, attore, mi sarei spogliato del costume. Trattenevo le risate a stento
guardando i miei amici piangere
confrontarmi con abbracci senza significato?
Ecco fatto.
Scaraventai il mio sguardo soddisfatto e nascosto dalle lenti scure dei miei occhiali,
dritto verso i parenti di lei
delle persone così a modo, persone per bene.
L'amavano veramente, loro, certo più di quanto labbia amata io; questo sicuramente
non potevano saperlo, del resto non rappresentavano altro che un'insignificante parte del
mio spettante, mediocre pubblico quotidiano.
Che dire poi delle loro lagnose frasi di condoglianze reciproche; di un patetismo a dir
poco rivoltante. Questo sì che mi procurava, non dolore, direi fastidio. Sì, fastidioso,
come il gorgogliare di un liquame puzzolente, solo questo ero in grado di percepire del
loro petulante singhiozzare... poco male!
Il disgusto che provai rese più spontanee le false lacrime, non certo in grado
d'ingannare la mia coscienza, manifestatasi assolutamente innocua; fino ad allora.
Tuttavia, ciò che avrebbe dovuto sconvolgere la mia giovane esistenza, mi apparve
frivolo, incapace di suscitare in me il minimo interesse.
La donna che ho finto di amare è spirata tra le mie braccia qualche giorno fa, sibilando
che mi aveva da sempre amato più di ogni altro e
solita solfa.
Tentai di trascorrere il tempo perso per quella noiosa cerimonia, impegnando gli attimi
rimanenti nel soffocare ciò che sembrava volersi risvegliare in me: la coscienza.
Impiegai la volontà rimanente per mettere a tacere quella flebile voce, imprigionandola
nel luogo più buio della mia mente.
Quella piccola scintilla morì, come morì la mia inutile compagna, come si perse il
rumore del suo sentimento non corrisposto... altro?
Nato a Mantova il 15/04/80, studente di Storia allUniversità degli Studi di Verona.