Era felice!
Un lavoro modesto, da persona qualunque.
Una vita sentimentale inesistente.
Nessun amico.
Nessun interesse.
Niente di niente.
Era felice!
Quella sera glielo avrebbero consegnato, non stava più nella pelle.
Come ogni anno, anche quest'anno.
I bambini vagavano per le strade vestiti da mostriciattoli, "dolcetto, o
scherzetto", gridavano dal basso delle loro piccole e fastidiose bocche.
Pazienza, doveva avere ancora un po' di pazienza, non doveva cedere proprio adesso, non
doveva ascoltare i bambini ridere e scherzare per le strade, correre intorno alla sua
casa.
Resistere.
A mezzanotte il campanello suonò, puntuale come ogni anno.
Si alzò dal vecchio divano in stoffa logora, trascinandosi pesantemente verso la porta
d'ingresso, aprì, gettò lo sguardo in strada, non vi era nessuno.
Silenzio.
Arpionò il grosso sacco e lo trascinò in casa, con tutto il suo contenuto.
La cucina era modesta come il suo lavoro, come la sua vita, ordinata e ben curata,
posizionò il sacco sul tavolo in rovere e lo aprì con cura, con rispetto, con cupidigia
inaudita.
Preparazione e passione, è tutto qui il segreto per una buona e gustosa cenetta, ripeteva
sempre la oramai defunta madre.
Un buon rosso dai riflessi rubino venne versato in un gran bicchiere a coppa, tutto era
pronto!
Tornò verso il sacco, né estrasse il bambino ancora stordito e lo posizionò sul
tagliere in legno.
Quattro, cinque anni al massimo, carne tenera, come i maialini di latte.
Sfoderò il coltello, mentre il piccolo lo osservava, senza comprendere.
Non un fiato, non un bèlo, la tenera carne scivolò sulla lama affilata, mentre fiotti di
sangue denso sgorgavano dalle budella, finendo sul pavimento in marmo.
Un ottimo arrosto, un buon vino, pace e solitudine, era un uomo felice, pronto a tornare
alla propria misera vita, nell'attesa del prossimo Halloween.