Roberta era
non più giovane, era sempre stata grassa ma adesso si era prosciugata e l'insieme era
ancora più raccapricciante. Portava occhiali spessi e non rivolgeva la parola a nessuno.
Archiviava le pratiche. Ultimamente ad alcune cartelle forse mancavano dei documenti, o la
catalogazione non seguiva molto le lettere dell'alfabeto: una "G" dopo la
"J" per esempio, ma nessuno era mai sceso a controllare e nessuno l'aveva mai
redarguita. Di lei si ricordava solo l'ufficio amministrativo che le versava lo stipendio
direttamente sul suo conto in banca, ogni mese.
Non amava il suo lavoro, non amava la sua vita e di recente si era sentita veramente sola.
Ma una notte aveva fatto un sogno, così spaventoso da toglierle il respiro. E, dopo la
paura della prima notte, aveva sognato ancora e poi ancora, così che la sua vita piano
piano era cambiata.
Continuava il suo solito tran tran scandito da un lavoro che ormai le risultava noioso, da
una casa che le stava stretta ma che conteneva il suo piccolo segreto e da una madre
compiaciuta della sua figlia brutta ma a posto. Ma di notte no, per lei le cose
cambiavano. Al posto di pigiami sformati ora indossava baby doll trasparenti, di pizzo e
di seta. Ogni sera si faceva un bagno caldo e profumato, si cospargeva di body lotion
aromatizzati al sandalo o alla verbena e si truccava.
E la mattina, quando si alzava, si alzava soddisfatta; si stiracchiava come una gatta sul
suo nuovo letto matrimoniale, e armoniosa come non mai faceva un'abbondante colazione
senza privarsi di niente.
Ma prima di uscire portava una tazzina di caffè viennese in camera da letto con delle
brioche calde o dei biscotti fatti in casa, raramente con marmellata e fette biscottate.
Laureata in lettere moderne, appassionata di letteratura, scrittrice per hobby è da anni che si cimenta in piccoli racconti, da poco ha incominciato un'opera più sostanziosa.