Mi
piacciono le zucche. Letteralmente le adoro. Le svuoto accuratamente, le ripulisco ben
bene, ne cuocio il contenuto e poi me lo mangio: bollite sono meglio. Ne ho seminate molte, nel mio orto, sapete? Non parliamo poi delle zucche di Halloween: di quelle sono
ghiotto, altrimenti, perché mi farei chiamare Jack O Lantern?
Se volete vi svelo il segreto per preparare al meglio un sorridente viso di Halloween:
innanzitutto occorre una grossa pentola piena dacqua bollente, dopodiché vi si
immerge la zucca intatta, lasciandola bollire per circa unora: in questo modo la
parti dure prenderanno un bel colore lucido, mentre quelle molli saranno più facili da
estrarre partendo dalla parte inferiore, mi raccomando, non dalla parte superiore. Infine,
con un temperino bene affilato si rifiniranno il contorno occhi, il naso e la bocca
adoro intagliare gli occhi e la bocca
occhio per occhio, dente per dente
È il 31 ottobre; oggi sono stato dal droghiere: ho comprato diversi sacchetti di
caramelle da offrire ai bambini, fra poco, quando suoneranno il campanello di casa mia,
travestiti da mostri, e pronunceranno quella frase che mi fa impazzire: «Dolcetto o
scherzetto?» e io risponderò loro «Dolcetto, dolcetto, diamine!» daltronde
Halloween è pure la mia festa, non vi pare? E poi amo anche i bambini, è piacevole
quella loro disincantata ingenuità: «Dolcetto o scherzetto? Dolcetto o scherzetto?» è
bello il loro modo di ragionare come un computer: zero o uno? Negativo o positivo? Non
sono come noi adulti, che tra il bianco e il nero infiliamo un sacco di sfumature che
complicano la vita. Ad Halloween si ragiona così: linearmente.
Sento dei passi davanti a casa, forse sono loro: i miei mostriciattoli
driiin!!!
Suona il campanello.
Apro.
«Dolcetto o scherzetto?»
«Dolcetto, bambini, dolcetto. Lo scherzetto ve lo farò io, care le
mie zucche vuote!!!»