Carnevale

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Nel cuore di una fredda notte di febbraio, fu il bagliore a far riemergere Angelo dal suo sonno agitato. Aprì gli occhi e constatò la presenza di una creatura dalle grandi ali bianche e piumose seduta in fondo al suo letto. Una luce chiara e soffusa la contornava; la creatura sorrideva.
Angelo si alzò a sedere nel letto: non pensò a un'allucinazione né ai possibili postumi della bevuta della sera precedente, quando gli amici lo avevano trascinato controvoglia a una festa in maschera e lui aveva bevuto più del dovuto per dimenticare di essere lì. Era un uomo depresso e obiettivamente sfortunato, ma conservava un minimo di ottimismo e sapeva che anche nei momenti più brutti è lecito aspettarsi, presto o tardi, un aiuto. Per questo non ebbe il minimo dubbio.

"Finalmente!" esclamò, col cuore che gli si riempiva di gioia e la voce rotta dall'emozione. "E' una vita che ti aspetto! Avevo ragione a credere in te! Anche quando tutto andava male, io sapevo che saresti arrivato, prima o poi, per proteggermi e aiutarmi nelle difficoltà! Non poteva essere un caso che io portassi questo nome! Ora che ci sei andrà tutto bene, lo so! Ma quante cose ho da raccontarti! E finalmente sei qui, sei proprio tu, sei vero, sei il mio angelo custode..."
La creatura continuava a sorridere. Era rimasta in silenzio mentre Angelo farfugliava. Quando lo interruppe, la sua voce era melodiosa. "Angelo?" chiese. "Quale angelo?" Le sue ali si scurivano progressivamente, le piume si andavano trasformando in pelle nera e squamosa, le braccia che allungava verso di lui terminavano in lunghi artigli.
Angelo urlò; fu l'ultima cosa che fece. Il demone, smesso il suo travestimento di carnevale, lo ghermì e cominciò a trascinarlo giù, verso il buio.

Elisabetta Antichi