Non era buio. Sembrava riduttivo definire buio un posto come quello, il nulla rendeva più lidea. Poteva muovere le gambe ed il busto ma, che si spostasse a sinistra o a destra, quelluniverso senza stelle e pianeti non mutava. Era come galleggiare nelle profondità di un mare nero come la pece. Che fosse cieco o, peggio, defunto? Aveva sempre associato la morte al momento in cui non avrebbe più potuto pensare, eppure ciò era ancora possibile. Scoprì poi di poter ancora vedere quando loscurità improvvisamente si squarciò e vide davanti a sé unaula, con centinaia di scolari che fissavano un compagno fermo a testa bassa davanti la maestra Germani. Era impossibile non riconoscere colei che negli anni della scuola elementare laveva spesso umiliato pubblicamente. Riconobbe tanti dei suoi vecchi amici, ma ognuno di essi era completamente svestito. Tentò di avvicinarsi ma in quel momento un enorme macchina nera penetrò allinterno dellaula, travolgendo i banchi, le sedie ed i piccoli corpi nudi, compreso quello del bambino alla cattedra. Questi mutò le sue sembianze in un gatto nero e giacque sul pavimento diventato grigio come asfalto.
La macchina rimase ferma per pochi
istanti, prima di ripartire sgommando e schiacciando ancora i bambini, trasformandoli in
adulti impegnati in unimmensa orgia.
Ti stai chiedendo dove ti trovi, non è vero?, disse una voce alle sue spalle.
Ebbe la conferma di chi fosse quando suo padre gli apparve di fronte. Non era mai riuscito
a stimarlo ed a volte provava rimorso per averci mai tentato seriamente.
Questo è il tuo inconscio., riprese il padre, con voce calma.
Il mio
? Allora sto soltanto sognando!
Ti sbagli. Sei davvero morto., rispose lui, scomparendo. Tutti siamo
destinati a passare leternità nel luogo dei nostri pensieri rimossi e dei rimorsi.
Per questo bisogna cercare di non averne in vita.
Giovane siciliano, studente universitario e scrittore a tempo perso, grande appassionato di gialli, thriller e horror soprattutto di produzione angolosassone.