Robert
parcheggiò di fianco alla Mustang rossa, scavalcò la recinzione, e andò a pestare
sull'ingresso della villetta con la mano libera. Nell'altra reggeva una mazza da baseball.
Sentì avvicinarsi dei passi.
"Chi è?" chiese una voce femminile da dietro la porta.
"Fammi entrare Anne, so che è lì dentro!" gridò.
"Vattene Bobby, ci sono solo io qui."
"Fammi entrare ho detto, so che è lì," ringhiò Robert.
"Vattene, oggi non ti voglio vedere."
"Sei nuda? Con lui? Apri!"
Immaginare che quel bastardo se la fosse già fatta lo fece ribollire ancora di più dalla
rabbia.
"No," rispose la voce tremando, "ho le mie cose, mi sento orribile, non
voglio che tu mi veda."
"Stronzate, lo sai! E' lì con te, c'è la sua macchina parcheggiata qui di
fronte!" gridò agitando nell'aria la mazza.
"Non c'è nessuno ti dico."
"Fammi entrare!"
"No. Mi sento brutta."
"Cazzate
apri!"
"No! Sono impresentabile!"
"Anne," disse lui con forzata lentezza, "o mi fai entrare con le buone o
entro da solo sfasciando qualche finestra, capito?"
"Ma non c'è nessuno
" piagnucolò lei.
"Fammi entrare."
Il silenzio regnò per qualche istante, poi udì la chiave girare nella toppa. La porta
lentamente si aprì. Robert avanzò deciso, mazza pronta, la mente votata al massacro.
E poi la vide, e un'espressione sorpresa gli si congelò sul volto. Anne, illuminata dalla
luce fredda della luna piena, brutta come aveva detto di essere. Guardò meglio, e vide le
strane pupille di lei, e quei capelli sibilanti che sembravano agitarsi come un mazzo di
serpi. Lo stupore sul volto gli si pietrificò. E non solo quello.
Anne sbuffò. Due nella stessa notte non le era mai capitato.
Cominciò a spingere la statua di Robert dentro casa, inveendo contro la luna piena, la
maledizione che l'affliggeva, e la speciale spazzatura che le procurava