L'eterno ritorno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Eccomi qua. Come ti avevo promesso.
"Non ci lasceremo mai", erano le parole che eravamo soliti sussurrarci frementi di passione. Ricordo ancora quel limpido pomeriggio di aprile: sui campi dorati risplendeva accecante il sole rigenerante di primavera, e il cielo era un oceano azzurro che rifletteva l’ebbrezza dei nostri sogni. I tuoi occhi sorridevano felici e spensierati, ispirando una levità serena nella mia percezione del mondo. Ero ubriaco del tuo profumo…
Ormai, un anno è trascorso da quando il risveglio di un drago famelico esigette il pagamento di un dazio crudele. Delle speranze e delle illusioni che solevamo condividere non sopravvive altro che l’ombra triste della nostalgia. Invano ho cercato di ricomporre una immagine veritiera dai frammenti di tempo vissuto collezionati con tanta cura.

Eccomi qua, dunque, a sussurrare parole di conforto alla mia anima e di amore infinito alla tua. Il sospiro della notte smuove le fronde dei cipressi. I rami protesi al cielo sono dita che non lesinano leggiadre carezze alle nubi inargentate da una falce di luna crescente. Le croci di pietra subiscono fiere le ire del tempo.
"Ti amo. Ti ho sempre amata". Queste parole riverberano nei silenzi immensi della mia coscienza, mentre i passi si smarriscono sul viottolo lastricato, ammantato da striscianti volute di nebbia.
Assalito da un’ondata di stupore, infine ti rivedo. Quanto ho atteso questo momento… Quanto forte l’ho desiderato!
Il tuo sorriso sereno m’infonde sensazioni che temevo perdute.
"Non temere, amor mio. Vieni a me, mio amato, mio sposo!"
E le onde dell’eternità mi lambiscono le caviglie. E io ti stringo forte, come se fossero trascorse epoche intere dalla nostra separazione, come se non ti avessi mai abbandonata alle spire del destino.
E mentre gli angeli di pietra piangono lacrime eteree, il flusso caldo di emozioni organiche mi si riversa nel petto.

Giovanni De Matteo