Oggi
qualcuno morirà.
Cammino sulla banchina della metropolitana facendomi strada tra la folla in attesa. La
gente mi guarda con indifferenza o neppure mi nota. Sono solo pecore, non conoscono quali
pensieri infiammano la mia mente, non sanno che chi li osserva e giudica è un assassino
in cerca della sua vittima. Io so celare la mia natura di predatore, la mia anima è un
pozzo nero sotto la cui crosta indurita ribolle un gas di brama e ferocia ormai prossimo a
esplodere.
Dei capelli rosso-fuoco attirano la mia attenzione; io adoro il rosso. Mi fermo dietro
alla ragazza e mi lascio inebriare dal suo odore selvaggio. Lo sguardo va alla curva del
sedere; a stento controllo l'impulso a insinuare la mano in quell'abisso colmo di calde
promesse. Il mio inguine pulsa impaziente; è lei che cercavo, quante cose dolci le farò!
La seguo fino a una villetta in periferia; quando il sole tramonta, preparo il coltello e
scavalco. La porta di casa non è chiusa a chiave: sarà il suo ultimo errore. Dentro c'è
un silenzio di tomba, tutte le luci accese ma nessuna traccia della ragazza. Continuo a
girare tra le stanze vuote finché dietro una porta socchiusa trovo una scala che dà su
una cantina buia; dal basso provengono dei suoni indistinti e una fioca luminosità.
Scendo senza fare rumore pronto a colpire, ma mi blocco sull'ultimo gradino: c'è un
altare di pietra illuminato da centinaia di candele nere. D'improvviso e senza un motivo
crollo a terra, un burattino cui hanno tagliato i fili. Non capisco cosa succede, sono
cosciente ma non riesco a rialzarmi, non riesco a muovermi, posso solo restare a fissare i
simboli dipinti rozzamente sulle pareti. Sento un passo pesante scendere le scale.
Oggi qualcuno morirà.