Hugo
ripulì il coltellaccio da cucina sulla veste della povera donna.
Lanziana signora giaceva ormai esanime sul pavimento leggermente tinto dal sangue,
mentre il cielo cinereo a tratti, ricordava il paltò sciatto dellassassino ed il
colore delle scale delledificio della fu signora Greta.
Al suo veicolo Hugo trasalì.
Come un lampo, qualcosa di impercettibile lo turbò e gli impedì di voltarsi con
sicurezza a guardare i sedili posteriori della sua vettura. Un rivolo di sudore gelato
scivolò lungo il viso rugoso.
Il killer proseguì ciò che divenne il suo calvario a piedi, dirigendosi verso casa.
I pensieri divennero ansiosi e la sua voglia di distrarsi si scontrò contro una bella
vetrina: sbiancò.
Il passo si fece svelto, quasi isterico. Il cuore batteva a mille e tuonava tra le
costole. Spaccava i timpani.
Hugo si asciugò il sudore dal viso ma questultimo si colorò di rosso, penetrando
brutalmente tra le pieghe che letà aveva solcato sul suo viso maturo.
Lo sgomento si amplificò.
La notte non si fece attendere e la luce del sole si spense con la solita flemma.
Nero.
Esplosioni di adrenalina incontrollata.
Lombra di Hugo sembrò deformarsi numerosamente sotto la luce fioca del neon della
sua angusta abitazione.
Nessuna consuetudine.
Lomicida si rannicchiò tremolante nel suo giaciglio come una larva umana.
La notte stentò a passare ed il disagio diffuso crebbe con lo scoccare delle ore.
Madido di sudore, le ossa non gli diedero pace.
Distinto portò la mano alla fronte per asciugarsi alla meglio, ma inorridì alla
vista del suo braccio flaccido e pieno di vene.
Solo quando le lunghe unghie del suo rinnovato e rattrappito arto gli ebbero reciso la
giugulare realizzò e ripensò alla Sig. Greta
Si lasciò morire e goffamente sorrise sul suo cuscino usurato e giallastro, ormai
schizzato di sangue.