Parma.
Giorni stupendi quando ero giovane e facevo parte della squadra omicidi di Milano. Ero
apprezzato dai miei superiori. Il mio gruppo ed io avevamo risolto numerosi casi
intricati. Di questo gruppo faceva parte anche Stefy, ora mia moglie. Viviamo a Parma.
Niente a che vedere con il ritmo caotico di Milano.
La mia carriera poliziesca è finita qui. I miei superiori mi avevano sbattuto a Parma per
punizione. Non ero venuto a capo del caso Giulia, la ragazza minorenne scomparsa e mai
più ritrovata. In quel periodo c'era stata una sequenza impressionante di omicidi di
ragazzine e si pensava che anche Giulia fosse capitata sotto le grinfie di quel killer.
Contrariamente alle altre vittime, Giulia non fu mai ritrovata.
Ero incaricato dell'indagine. Il caso della mia vita, quello che mi avrebbe regalato una
prestigiosa carriera o al contrario un'amara delusione. Inizialmente l'indagine procedeva
in modo positivo. Avevamo molti indizi che potevano aiutarci ma, con il passare del tempo
quegli stessi indizi portavano ad un vicolo cieco. Quel caso mi ossessionò.
Ero assuefatto dall'idea di prendere quel bastardo ma qualcosa mi bloccava. Dopo mesi
d'indagine un mio collega aveva trovato una nuova pista; voleva parlarmene, purtroppo
rimase vittima di un incidente e morì. Fui sollevato dall'incarico e mandato a Parma. Ne
è valsa la pena. Giulia è stato il gusto più buono provato in vita mia. Mangiando il
cuore avevo il suo amore e gustando il cervello la sua mente.