Sara si
svegliò. Era sola, nel buio della stanza costellata di peluche e poster impolverati.
L'orologio sul comodino indicava le 00.01.
Si alzò lentamente e percorse al buio il corridoio. Tutto era uguale in quell'oscurità
che sembrava disegnata, eppure percepì qualcosa, una specie di bagliore alla finestra.
Avvicinatasi al vetro tese la mano. La superficie era fredda e liscia. Nessuna luce. Stava
per voltarsi quando il bagliore riapparve. Stavolta però vide chiaramente; due occhi la
stavano fissando.
Non fece in tempo ad urlare. Una mano, sanguinante a causa del vetro che aveva infranto,
le stringeva il collo. Mentre la vita l'abbandonava Sara riconobbe il viso del suo
aggressore.
L'aveva ucciso lei due settimane prima nella baita del padre. Quello che avrebbe dovuto
essere un gioco era finito in tragedia; la pistola che avrebbe dovuto essere caricata a
salve non lo era. La serata era finita con lei e gli altri che seppellivano un cadavere
tra i pini.
Avevano detto alla polizia che Alan si era allontanato nel bosco da solo e che loro non lo
avevano più rivisto. Tutto sembrava essersi concluso bene. Ma ora la mano di Alan, fredda
e coperta di terra, la stava strangolando. Sara si agitava freneticamente tentando di
divincolarsi con tutte le sue forze. Fu inutile. Le gambe della ragazza iniziarono a poco
a poco ad irrigidirsi; la pantofola destra scivolò lentamente sul pavimento, con un
rumore ovattato, appena percepibile.
La mano lasciò la presa, abbandonando quel corpo senza vita a se stesso. Nella stanza
iniziò a diffondersi un tetro odore di morte.
Un urlo squarciò il silenzio in cui era immersa la casa. Sara si svegliò di soprassalto
e, ancora ansimante, si toccò il collo: era sporca di terriccio e aghi di pino.
L'orologio segnava un minuto dopo mezzanotte.
Mi chiamo Matteo Bellucci e sono nato nel 1982 in un paese delle provincia di Pesaro e Urbino. Amo scrivere racconti, poesie e ho appena finito di scrivere un romanzo, un thriller esoterico.