"Ma secondo te le finestre aperte sono porte chiuse, o
viceversa?" chiese Alex ingoiando biscotti e riempiendosi la bocca di latte
direttamente dal cartone.
"Secondo me, spari un sacco di cazzate!" gli rispose scontrosa Martina, uscendo
di casa per andare a scuola.
Alex era un bambino di quelli così: curiosi per natura. Il giorno prima aveva passato
più di un'ora a osservare una piccola biscia che nuotava in una rientranza del fiume,
dietro casa sua ed era sicuro che, mentre la guardava attorcigliarsi alle alghe, era
cresciuta quasi del doppio. Aveva già deciso che sarebbe tornato a vederla il giorno
dopo.
Quando arrivò quella biscia non c'era più; però ce n'era un'altra molto più piccola,
di cinque o sei centimetri, che nuotava veloce e divorava in fretta sia i biscotti che
Alex s'era portato dietro sia la melma smossa dal suo vorticoso dimenarsi. La osservò
attentamente. Era una normalissima biscia d'acqua, viscida e marrone, solo con uno strano
modo di succhiare il cibo e con una bocca a ventosa, molto più sviluppata del normale.
Mezz'ora dopo era già lunga una decina di centimetri, prima di pranzo, quando se ne
andò, era arrivata a venti e nel pomeriggio aveva già raggiunto le dimensioni di animale
adulto. La sorpresa maggiore accadde quando verso sera la biscia, ormai lunga più d'un
metro, depose una decina di minuscole uova lattiginose e si lasciò scivolare nella
corrente del fiume. Alex non ci pensò un attimo e con il pensiero che correva alla
ricerca di scienze corse a casa, con in mano quel piccolo tesoro da preservare al più
presto dalla calura di agosto.
Fu verso le cinque e un quarto del mattino che sua sorella si svegliò e, in piedi davanti
al frigorifero, bevve tutto d'un fiato quel bicchierone da mezzo litro d'acqua fresca.