Sotto la
mascherina luomo sudava. Cercava di fermare il tremito delle sue mani in ogni modo;
di restare concentrato, di fare la cosa giusta.
Il bambino, disteso su un lenzuolo, aveva gli occhi aperti e sussultava cercando di
liberarsi dalle cinghie che lo tenevano legato al lettino. Non riusciva a respirare e
provava in ogni modo a riprendere laria che gli mancava.
Tracheotomia, devo fargli una tracheotomia gridò luomo, con la voce
tremante e filtrata dalla mascherina.
Uninfermiera gli passò un bisturi e lui cominciò a piangere appena sentì il
metallo freddo attraverso i guanti da sala operatoria. Poi prese la lama e laffondò
sulla gola del bambino, aprendola in due, mentre fiotti di sangue gli schizzavano sul
camice.
Le figure intorno a lui guardavano la scena con le braccia conserte, studiando la sua
operazione.
Mentre luomo cercava in qualche modo di tener dilatata la trachea per farlo
respirare, il bambino inarcò la schiena e dalla trachea aperta uscì un ultimo, infinito
fiotto rosso. Poi il sangue cominciò a diminuire e il bambino smise di sussultare, ormai
morto.
Luomo, disperato, si buttò sopra il corpo e cominciò a chiamarlo per nome, mentre
le ombre uscivano dalla stanza senza dire una parola.
Fuori dalla sala operatoria, una delle ombre si fermò ad una scrivania e scrisse il suo
rapporto:
I dati che abbiamo raccolto oggi rilevano ancora una volta lincapacità di
adattamento ad una situazione di stress da parte degli ebrei. Nellesperimento appena
eseguito, un padre non è riuscito a salvare suo figlio da un principio di soffocamento e
si è dimostrato incapace di apprendere in tempo utile (più di unora) le più
basilari nozioni di medicina. Questi dati non fanno altro che confermare ulteriormente
linferiorità degli ebrei.
In fede
etc
etc
Comandante del campo di Treblinka.
2 ottobre 1942