Io l'ho visto!

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Ho predisposto tutto. Il tappeto copre, abbondante, il riparo che ho costruito in camera mia. Potrò nascondermi come facevo da piccolo.
Credeva non mi ricordassi più di lui. Illuso. Non ho dormito notti intere, temendo che mi rubasse il cervello. Poi i miei genitori mi fecero parlare con un tizio, che quasi mi convinse che lui non esistesse.
Ma io l’ho visto. L’ho sempre visto, in tutti questi anni. Solo che credevo di sbagliarmi, o che si trattasse di un’ombra male interpretata, o che fossi stanco per il lavoro.
Quando ho capito di averlo veramente visto? Probabilmente quando le sue dita scheletriche mi ghermirono una spalla mentre mi radevo, in pieno giorno. In un attimo, mi tornò alla mente la notte in cui (potevo avere tre anni), mi sospirò, a lato del mio lettino, quelle sue frasi oscene, atterrendomi con tutto il suo essere, alitandomi il suo odio inarrestabile.

L’ho visto, ne sono assolutamente certo. E ho scoperto il suo inganno: rubarmi il cervello lasciando che i suoi complici mi convincessero della sua inesistenza. Ma la mia trappola è stata tesa: il primo colpo sarà per mio padre, che diceva che avevo ereditato i geni della follia dai familiari di mia madre; il secondo sarà per lei, che piangeva le sue finte lacrime quando decisero che mi avrebbero portato da uno strizzacervelli. Quest’ultimo verrà subito in mio soccorso, come ha fatto altre volte, illudendomi di voler essere un vero amico.
E poi… e poi toccherà a lui. So che cercherà di salvarsi, nascondendosi dietro una maschera. Mi guarderà allo specchio con occhi spauriti, i MIEI occhi. Disperatamente, ruberà il mio viso, il mio corpo, la mia voce, la mia anima. Ed io mi sbarazzerò di lui, distruggendo la prigione in cui si è stupidamente rinchiuso.

 

IO L’HO VISTO!

Michele Spadaro