Rifletteva
ancora la luce della lampadina, come uno specchio. Quel coltello che, sporco di sangue,
Max teneva stretto nel pugno colorato di un rosso vivo. Ecco cos'era quella sensazione di
calda umidità nel palmo della mano destra.
Si guardò attorno: tutto era come era sempre stato, non c'era nulla di strano. Non
cerano tracce di dolore. Era tutto così normale. A parte la pozza di sangue che si
stava formando sul parquet sotto il suo braccio sinistro.
Pausa di riflessione. Per dirsi solamente che non poteva essere successo. Poi alzò gli
occhi sul suo braccio e vide quello che aveva temuto: da una vena usciva una rigogliosa
cascata di sangue, degna del Niagara.
«Maledetta troia!», gridò riferendosi alla Susy, la sua ex. L'urlo acutizzò il dolore
che stava aspettandosi. E in un istante si fece fortissimo. Provò una fitta tremenda alla
coscia sinistra e nel petto: la sua carne era stata aperta anche lì.
Ripensando al braccio, gli sfiorò nel cervello il pensiero di quello che aveva detto la
prof di scienze, che le arterie stavano più all'interno delle vene perché nelle arterie
il sangue scorre più veloce e se c'è un'emorragia è molto grave. Poi più nulla. I suoi
neuroni si concentrarono sul male, sul dolore, sull'agonia.
Vide un'altra ferita all'altezza dell'intestino: era come se quella notte qualcuno avesse
voluto disegnargli la Via Lattea con un coltellaccio da cucina. Quel qualcuno era Susy.
No. In fondo, cosa centrava Susy? Se il coltello ce l'aveva in mano lui l'unica
possibilità era, razionalmente parlando, suicidio.
Finalmente l'aveva capito.
Gli mancarono le forze. Sentì il coltello passare vicino allo scroto. I ruscelli di
sangue che sfioravano la pelle gli davano la sensazione che cera una vittima
sacrificale quella notte: lui.
La sveglia squillò.
Ma non c'era più nessuno, di vivo, per spegnerla.
Andrea DeRossi nasce il 15 marzo 1984 in provincia di Vicenza. Dopo 16 anni passati nell'oscura ignoranza per la letteratura thriller, comincia a leggere tali romanzi (in particolar modo i non-horror di Stephen King) e si appassiona al genere. Pur concentrandosi nello scrivere ciò che può essere reale, non disdegna il genere horror, rimanendo comunque dell'idea che gli zombie non esistono e che la loro comparsa trasforma la morte in qualcosa di non divertente da leggere.