Notte nebbiosa

Avete mai smarrito la strada a notte alta? Quando densi spettri di nebbia opprimono il cammino, tra le campagne non si scorge riparo e tutto è celato? L’angoscia fa palpitare il cuore in quei momenti, confondendoci, disorientandoci, in un panico frenetico che distrugge ogni concentrazione. Allora il tempo si ferma, andiamo a tentoni allontanandoci sempre più dalla nostra direzione. Fu proprio questo ciò che accadde all’uomo della nostra storia, che vagava in quella notte fra le campagne come se fosse eterna, senza riuscire a trovare alcun punto di riferimento col quale orientarsi. Poi finalmente la vide, come un’apparizione da cimitero, forse si trovava proprio davanti al cancello di un camposanto quando lei gli apparve ammantata dai bianchi veli della nebbia notturna, imponente come una statua. Alta e maestosa, seminuda nonostante il gelo della notte invernale; il cuore di lui si paralizzò dinnanzi alla donna imperiosa accompagnata da due grossi cani che pareva attenderlo in immobile postura.
“Hai smarrito la strada come accade a molti da queste parti, vieni nella mia casa, starai al caldo finché non farà giorno e potrai proseguire.”
Una donna nuda con due mastini neri, davanti a un cancello che ti offre di andare con lei in piena notte, non prometteva davvero nulla di buono. Faceva freddo però e che lei fosse stata un demonio o semplicemente una pazza, meglio morire al caldo fra quei seni enormi piuttosto che in mezzo all’umidità che già gli aveva intriso i vestiti e ghiacciato la pelle. Accettò con gratitudine l’invito e seguì lei e i molossi in quello che sembrava essere un giardino. Non riusciva a vedere nulla, a parte la sagoma indistinta di lei che lo precedeva e l’erba umida sotto i propri piedi. Entrarono presto in un luogo riscaldato seppur odoroso di muffa e fiori marci.
“È buio mia signora”.
Furono accese delle candele da altre presenza, non vi era dubbio, si trovava in un cimitero e quella era una cripta, anche se visti da vicino la donna e i cani sembravano senza dubbio fatti di carne e sangue come lui, e che carne, viva e opulenta, giunonica e massiccia.
Presto giunsero altre due donne, belle nell’aspetto e dai modi a lei sottomessi, i cani erano svaniti intanto quasi come se fosse avvenuta una incantata trasformazione tra loro e le donne, che sembravano fedeli alla signora come quelle bestie. Cominciarono a ridere maliziosamente verso l’ospite, poi gli si avvicinarono, lo toccarono, lo annusarono, erano davvero delle strane ragazze, cosa ci si poteva aspettare dalle abitatrici notturne di una tomba?

“La nostra signora ci permetterà di giocare con te, lei è severa ma molto buona, siamo fedeli alle sue catene da un eternità.”
Forse era meglio il gelo, meglio morire assiderati che stare un solo minuto in più in compagnia di quei malati di mente. Si voltò e iniziò a correre verso l’uscita, ma subito un colpo di frusta alla schiena lo fece cadere con il volto sul pavimento tappezzato da uno spesso strato di polvere secolare. La nera signora, gigantessa muscolosa dal volto imperioso, affondò il lungo, appuntito tacco del suo stivale nero nella nuca di lui.
“Disprezzi la nostra compagnia?”
Fu una lunga notte, l’uomo ebbe il calore promesso dalla sinistra padrona di casa, insieme a qualche potente colpo di frusta. Fu posseduto carnalmente, malmenato e in seguito spartito dalle due fanciulle schiave che con ogni probabilità erano i cani di lei. Tutte e tre si nutrirono abbondantemente sia del suo sangue che del suo sperma, fu un festino blasfemo, un banchetto diabolico. Svenne più volte e ripetutamente si risvegliò tra le loro fauci voraci o mentre veniva cavalcato stretto nella morsa d’acciaio delle loro cosce isteriche.
Lo ritrovarono nudo, ridotto a un guscio vuoto, in uno stato vegetativo e catatonico, nel bel mezzo della campagna accanto alle rovine di un antico cimitero. Nessuno seppe realmente cosa gli accadde in quella notte maledetta in cui si smarrì nella nebbia.

Davide Giannicolo

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