Tramonto:
lorizzonte porpora, presagio di sventura, turba il contadino che chiude la porta
sussurrando qualche preghiera. Dio però non ascolta, e al calare delle tenebre, mentre in
casa tutti dormono, uno schianto rompe il silenzio. Il contadino si precipita nel
soggiorno. La porta è sfondata. Davanti ai suoi occhi svettano due uomini darme,
grigi in viso come spiriti nella nebbia.
Il contadino brandisce un bastone. Andatevene grida, ma il cavaliere armato di
spada, gli apre la testa. Cervello e denti dipingono la parete con la violenza di un
Picasso.
Esplode il pianto di una bimba. Segue la disperazione di una donna. Voci e tramestii
turbinano nella piccola casa accanto al mulino, mentre gli aggressori si precipitano nella
camera da letto.
Mamma, chi sono? domanda la bambina.
Diavoli! risponde la madre piangendo.
Il guerriero più basso, impugnando la mazza, sferra un colpo contro la parete: panico.
Scappa grida la madre, spingendo la figlia giù dal letto. La bimba corre. Due
stanze, poco pavimento da volare, eppure luscio sembra così lontano. I piedini
scalzi della bambina scivolano sul sangue del padre già cadavere. La piccola cade.
Unombra alle sue spalle sogghigna appena. La bambina si volta per guardare la mazza
che rovina sul suo viso serafico.
Infine la donna: il cavaliere la colpisce facendole saltare i denti.
Così non morderai commenta il bruto.
Sancho è seduto fuori dalla casa quando giunge il cavaliere con le
brache ancora aperte.
Don Chisciotte, che abbiamo fatto?
Il cavaliere, con sguardo sognante, risponde:
Non siamo stati noi, ma i mulini. Ecco perché li combattiamo.
Sancho studia la sagoma scura del mulino poco più lontano. Pare un orco, con quelle pale
lunghe e magre, e quel cappello a punta da stregone.
Mostri! commenta, mentre il vento smuove le pale, e un cigolio di protesta
riempie la notte.