Mulini a vento

3° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Tramonto: l’orizzonte porpora, presagio di sventura, turba il contadino che chiude la porta sussurrando qualche preghiera. Dio però non ascolta, e al calare delle tenebre, mentre in casa tutti dormono, uno schianto rompe il silenzio. Il contadino si precipita nel soggiorno. La porta è sfondata. Davanti ai suoi occhi svettano due uomini d’arme, grigi in viso come spiriti nella nebbia.
Il contadino brandisce un bastone. “Andatevene” grida, ma il cavaliere armato di spada, gli apre la testa. Cervello e denti dipingono la parete con la violenza di un Picasso.
Esplode il pianto di una bimba. Segue la disperazione di una donna. Voci e tramestii turbinano nella piccola casa accanto al mulino, mentre gli aggressori si precipitano nella camera da letto.
“Mamma, chi sono?” domanda la bambina.
“Diavoli!” risponde la madre piangendo.
Il guerriero più basso, impugnando la mazza, sferra un colpo contro la parete: panico.
“Scappa” grida la madre, spingendo la figlia giù dal letto. La bimba corre. Due stanze, poco pavimento da volare, eppure l’uscio sembra così lontano. I piedini scalzi della bambina scivolano sul sangue del padre già cadavere. La piccola cade. Un’ombra alle sue spalle sogghigna appena. La bambina si volta per guardare la mazza che rovina sul suo viso serafico.
Infine la donna: il cavaliere la colpisce facendole saltare i denti.
“Così non morderai” commenta il bruto.

Sancho è seduto fuori dalla casa quando giunge il cavaliere con le brache ancora aperte.
“Don Chisciotte, che abbiamo fatto?”
Il cavaliere, con sguardo sognante, risponde:
“Non siamo stati noi, ma i mulini. Ecco perché li combattiamo.”
Sancho studia la sagoma scura del mulino poco più lontano. Pare un orco, con quelle pale lunghe e magre, e quel cappello a punta da stregone.
“Mostri!” commenta, mentre il vento smuove le pale, e un cigolio di protesta riempie la notte.

Davide Ferrero