Gocce di
pioggia scivolano lentamente lungo il vetro della finestra, in sintonia con le lacrime che
mi stanno solcando le guance.
Davanti ai miei occhi sfrecciano immagini del mondo esterno, cosi' lontano, seppure a due
passi da me.
Un mondo che mi ha rifiutato fin dalla nascita, perché talmente diverso da risultare
repellente ai suoi abitanti.
Salgo in camera, lasciandomi cadere sul letto. Sono molto stanco, presto mi addormentero',
e ricominceranno i sogni.
O per meglio dire incubi. Il lungo decorso della malattia, gli sguardi perplessi dei
medici, incapaci di trovare una cura.
E quando la scienza esaurisce i suoi tentativi e si arrende definitivamente, a cosa
aggrapparsi per continuare a sperare?
Avete mai sentito parlare dell'ibernazione? Non c'è niente da ridere, sapete, poiché
dopo anni di esperimenti segreti si era deciso di eseguire questo procedimento alla luce
del sole. Io sono stato una delle prime cavie: avrei intrapreso qualsiasi strada pur di
continuare a vivere.
L'abbraccio tenero con mia moglie e i miei figli e' uno dei ricordi che fanno più male,
quando mi assalgono a tradimento nel cuore della notte.
I rumori alieni che provengono da fuori mi stanno facendo impazzire, ma voglio seguire il
corso dei miei pensieri, finche' mi sarà possibile. E ritornare all' apparecchiatura
avveniristica nella quale sono stato introdotto, l'infermiera carina che mi sorrideva come
se avesse un debole per me, i giornalisti che si agitavano come cavallette per scattare
foto dell'evento.
E in prima fila lui, il mio salvatore, che con la semplice pressione di un tasto stava per
darmi la morte, e poi una nuova vita, quando il mio male fosse stato finalmente compreso e
debellato.
Chissa' a cosa pensava quel bastardo, forse all'infermiera con le belle tette, quando ha
digitato sul display 1000 anni invece di 10?