La macchina
rallenta, indifferente alla tua rabbia e il suono noioso dell'asfalto svanisce mentre ti
areni sul bordo della strada. E' tardi, notte fonda, notte buia senza stelle. Intorno a te
il nulla. I campi che di giorno s'inondano di colori, non esistono più.
Ingenuo, tutte le sere, torni a casa sulla tua rotaia grigia. Segui con lo sguardo il
fascio limitato dei tuoi fari e credi che il mondo finisca lì, tra due infinite strisce
bianche.
Adesso scendi dall'auto con fatica, hai paura ad abbandonare il tuo guscio. E' un gesto
innaturale se non ti porta verso un'altra tana, un altro rifugio.
Fai un po' di rumore, qualsiasi rumore, perché le orecchie ronzano quando si ascolta il
silenzio. La farfalla che attraversa l'occhio dei fanali ti scuote il ventre, come il volo
di un piccolo drago alato.
Il cofano spalancato ingoia metà del tuo corpo, ma non sai curare il tuo animale ferito.
Ed ecco voci lontane, qualcuno la' fuori nei campi. Voci confuse, richiami, sussurri,
lamenti. Sono versi di bestie o di gente, che non distingui, non intendi. Le senti
arrivare, prima remote, poi via via più vicine, fino a un passo da te. Si fermano e
restano là, fuori nel vuoto, nei campi. Ti afferra un terrore senza forma, senza volto,
ma è solo un suono che non vedi.
Ritorni tremante nel grembo di metallo, senza più ragione a dare un senso alla notte. Il
motore tossisce imbizzarrito sotto gli speroni della paura e ti porta via, al trotto,
lentamente.
Non c'era nessuno, ripeti, nessuno. E' stato solo una burla della mente, un abile gioco di
ombre, il soffio beffardo del vento.
Ma domani, tornando a casa, guarderai nel buio con altri occhi e altri sensi, cercando
qualcuno là fuori, nei campi.