Come la morte di un uomo cambiò la storia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Non poteva crederci. Non stava accadendo davvero. Non era possibile. Il dolore lancinante alle mani e ai piedi induceva la sua mente a credere che si trattava di un sogno, di un incubo… Ma era la realtà. Sentiva il popolo come in trance che gridava e gemeva, mentre i suoi assassini ridevano e si spartivano le vesti.
Cercando di raccogliere tutto il fiato che aveva, gridò un’ultima volta la sua verità, ma le parole furono soffocate dalle lacrime, libere di scorrere sul suo viso, invecchiato anzitempo.
“Vi prego, non fatemi questo” – mormorò con voce spezzata.
I suoi occhi, velati dal sudore, dalle lacrime e dal sangue che gli colava dalla fronte, circondata da una corona di spine, si posarono sui suoi amici che lo fissavano con rabbia, sentendosi impotenti davanti a quell’ingiusto dolore.

All’improvviso comparve lui… l’ultimo apostolo, la persona che lo aveva tradito e consegnato a Pilato denunciandone il nome.
Arrivò nei pressi della croce canticchiando un motivetto allegro e con un’aria sbarazzina negli occhi... Con una mano, nelle tasche, faceva tintinnare i 30 danari che aveva ricevuto come premio di quella denuncia.
I suoi amici lo raggiunsero e gli chiesero perché fosse così contento. Non capivano la ragione di tanta gioia, essendo all’oscuro del tradimento.
Il popolo, intanto, continuava a declamare con voce possente: "Avete crocefisso l’uomo sbagliato! Avete crocefisso l’uomo sbagliato!”.
Il traditore si girò per tornare a casa. Da lontano una voce, piena di dolore, si alzò dalla croce: “Perché, Maestro, perché mi hai fatto questo?”.
Solo allora Gesù tornò a voltarsi verso la croce e pensò che, tra pochi minuti, Giuda, e non lui, si sarebbe riconciliato al Padre suo.

Enrica Rizzi