In piedi,
l'uomo stava pulendo la lama con un fazzoletto bianco.
"Non trovi che Londra mantenga da sempre un certo fascino?" domandò alla
ragazza distesa ai suoi piedi. Sanguinava da un fianco, e si teneva il moncherino delle
quattro dita della mano sinistra.
"Lasciami
ti prego" bisbigliò la ragazza, tra i singhiozzi. L'uomo finì
di pulire la lama, e ripose il fazzoletto insanguinato nella borsa, assieme agli altri
strumenti. Poi si avvicinò, fissandola dal buio. La ragazza si ritrasse sino a sbattere
la schiena contro il muro. Il lampione rivelò il volto dell'uomo. Sulla quarantina, con
un po' di capelli bianchi sulle tempie. Un uomo ancora bello, dall'aspetto e dai modi
affascinanti. Quello che aveva subito pensato la ragazza.
Indossava un impermeabile verde, chiazzato di sangue all'altezza del petto e dello
stomaco. Si inginocchiò, e portò il viso a pochi centimetri da quello di lei.
"Non siamo in un mondo di buoni, mia povera creatura. Dall'Inferno
veniamo
" e un lampo argenteo balenò nella semi oscurità.
Lei non si accorse subito della sua gola aperta sino a quando sentì un fluido caldo che
le scendeva sul corpo, e andava a inzuppare i suoi miseri vestiti. Automaticamente si
portò la mano alla gola, e sentì la carne esposta all'aria. Gorgogliò, poi cadde in
avanti nella pozza del suo stesso sangue. Qualche convulsione scosse il suo corpo, poi
spirò.
L'uomo fissò il corpo per qualche istante, poi si alzò andò a pulire di nuovo la lama,
con un fazzoletto nuovo. Amava l'ordine e la pulizia. Si girò, e fissò intensamente gli
occhi sbarrati della ragazza. Poi disse: "Molte altre seguiranno il tuo destino. Fino
alla fine dell'universo." Chiuse la borsa, e si avviò nell'oscurità delle strade.
C'era ancora molto lavoro da fare.