"Quello che mi fa più rabbia - disse il professor Luigi Zappalà
- è l'immagine che avete voi settentrionali dei siciliani. Per voi il siciliano medio è
piccoletto, scuro di pelle e di capelli, coppola in testa e lupara sulle spalle e con in
mano il mandolino."
"Non è vero caro Luigi, oggi sono certo che nessuno su al Nord la pensa così. E'
vero che nel passato un tipo simile è stato rappresentato in qualche stupido film. Io
sono qui in Sicilia, tuo ospite da quasi un mese e onestamente posso dichiarare che di
tipi così descritti non ne ho visto neppure uno. Anche se sono certo che qualcuno avrà
in casa un fucile a canne mozze e un mandolino."
"Allora amicuzzu miu, sei d'accordo con me, e per sfatare questo luogo
comune, domani ti porterò in un paese poco distante da qui, dove quasi tutti gli abitanti
maschi sono alti, biondi e con occhi azzurri. Con quel tuo sorrisino, che ben conosco,
vuoi farmi intendere che tutto ciò ti sembra inverosimile. Tu sai bene che a volte la
realtà supera la fantasia. Dietro quel fenomeno vi è una storia che pochi conoscono e io
sono fra questi, e voglio che anche tu la conosca."
"Sai cosa facciamo caro Zappalà? Andiamo sotto il gazebo, e mentre tu inizierai il
racconto potrò gustarmi quel tuo ottimo vinello che ho assaggiato ieri sera."
Dopo che i due amici ebbero sorseggiato il vino il professor Zappalà iniziò il suo
affascinante racconto.
"Monte Sant'Agata è un piccolo paese montano quasi al centro della Sicilia, che nel
passato rimaneva isolato nei mesi invernali e ancora oggi si raggiunge con difficoltà.
Forse è anche per questo che quell'avvenimento che inizierò a raccontarti è noto a
pochi siciliani.
Questa storia ebbe inizio esattamente nell'agosto del 1920. In quel periodo, non solamente
in Sicilia, ma in tutta Italia, erano pochi i piccoli paesi che avevano attrezzato un
locale da adibire a cinematografo, a questa mancanza veniva in aiuto il cinematografo
ambulante. Questi ambulanti con il loro piccolo tendone, e una serie di vecchi film,
quali Ridolini, Tom Mix con il suo favoloso cavallo nero, e per finire Le Comiche,
un paio di volte l'anno davano l'opportunità, per pochi centesimi, di assistere ad uno
spettacolo cinematografico. Era comunque d'obbligo portarsi da casa la sedia.
Tutto ciò che oggi fa sorridere, era per questi paesani un valido argomento di
discussione per settimane, poi il tutto rientrava nella normalità perché soffocato e
annacquato dalla consuetudine.
Detto questo puoi ben immaginare quello che successe quando quella mattina d'agosto del
'20 il paese si svegliò con i muri tappezzati nottetempo, da manifesti con su scritto:
Si avvisa la cittadinanza che sabato sera nella piazza del paese
sarà allestito uno splendido tendone sotto il quale in ANTEPRIMA MONDIALE verrà
proiettato un film, vietato ai minori, dal titolo: "AMORE DI GRUPPO".
Per l'originalità del film e per l'argomento trattato potranno accedere solamente trenta
coppie di giovani sposi. Alle giovani spose la Direzione offrirà un grazioso omaggio. PS.
Non occorre portarsi la sedia.
Nel paese si erano formati due gruppi ben distinti. Il più popoloso e
agguerrito era quello degli esclusi, degli invidiosi, e dei genitori scandalizzati che
volevano vietare ai loro figlioli l'ingresso in quel peccaminoso locale ambulante.
L'altro gruppo che aveva ben poco da dire, era formato dalle trenta coppie prescelte ad
assistere alla proiezione.
Quella sera d'agosto di tanti anni fa la luna non volle mostrarsi, la temperatura serale
che si era mantenuta mite fino a quel giorno scese rapidamente. Nelle case si accesero i
camini. Nella piazzetta i pochi lampioni accesi con la loro fioca luce creavano coni
d'ombra a tratti illuminati dalla luce intermittente che filtrava attraverso il tendone.
Al mattino dopo la piazza, oramai sgombra da questa struttura, fu invasa dai paesani
curiosi di sentire dalla viva voce di quei trenta spettatori il resoconto di quella
eccezionale e indimenticabile serata.
Alle domande i giovani risposero con sincerità ma dando ognuno una versione differente
della trama del film, quasi avessero proiettato pellicole diverse, mentre le risposte
delle sposine concordavano solamente sul finale del film. Queste, emozionate, confessarono
con vergogna che nella scena finale, la grand'ammucchiata, da qui il titolo del
film, la visione era talmente realistica e scioccante da aver dato loro l'impressione e il
piacere di aver partecipato fisicamente a questo gran finale.
Sensazione che non ebbero i loro mariti, i quali non ricordavano neppure quel finale.
Le coppie esibivano l'omaggio: una pergamena-ricordo con la data posticipata di nove mesi
e con in centro scritto un nome diverso per ognuno. Una sciocchezza, ritenuta tale da
molti, che non compresero in pieno il messaggio.
Come non riuscirono a spiegarsi perché nel punto dove era stato montato il tendone, vi
era un'impronta perfettamente circolare, come se qualcuno durante la notte si fosse
divertito con un lanciafiamme o qualcosa del genere a bruciare il selciato.
A dire il vero un testimone ci sarebbe stato, un pover'uomo sordomuto e per di più sempre
brillo cui nessuno volle credere.
L'uomo aveva provato a spiegare a suo modo ai compaesani che: "alle due nel rientrare
a casa, era passato vicino al tendone, all'interno aveva visto una luce molto forte che
l'aveva fatto alzare dal suolo come se fosse un pallone, e che scomparve in cielo in pochi
secondi, lasciando in piazza un forte vento caldo e un odore di bruciato".
Ovviamente non fu creduto e lui stesso si convinse che forse aveva realmente esagerato nel
bere."
"Non meravigliarti di ciò caro Professore, come tu mi hai appena detto i fatti si
riferiscono al 1920, in quel periodo vi era una scarsa conoscenza su tutto ciò che era
paranormale e fantascientifico. Poiché il tuo racconto si sta facendo intrigante proprio
per queste motivazioni, ti prego di terminarlo ed io non ti disturberò più."
"La quotidianità e altre piacevoli novità - disse riprendendo il racconto il
professor Zappalà - avevano fatto scordare, dopo alcune settimane, quell'avvenimento: le
trenta sposine che avevano partecipato alla visione del film, si accorsero di essere tutte
in dolce attesa.
Poiché in paese erano anni che non nascevano dei bambini, queste eccezionali gravidanze
avevano ridato vivacità al paese.
In ogn'una di quelle famiglie era normale vedere le vecchie nonne impegnate ad insegnare
alle sposine come utilizzare i ferri e l'uncinetto per confezionare un corredino per il
nascituro.
Quando arrivò il momento della nascita di questi bambini, l'anziana levatrice, non
potendoli assistere contemporaneamente, consigliò il ricovero delle gestanti all'ospedale
più vicino.
Una settimana dopo queste rientrarono in paese insieme a trenta marmocchi, tutti biondi e
con gli occhi azzurri, nonostante i genitori fossero mori e con gli occhi scuri...
A questi trenta piccoli venne imposto il nome trovato scritto sulla pergamena ricordo.
Alcuni giorni prima che questi piccini festeggiassero il loro primo anno di vita, uno
sconosciuto donò al Sindaco di Monte Sant'Agata una forte somma di denaro, da destinare
alla creazione di una fondazione per la tutela di queste trenta coppie e dei loro trenta
figlioli.
Venne subito acquistato un terreno e su questo costruito una grande casa e trenta
villette, una per ogni coppia. La casa madre dopo alcuni anni fu ristrutturata e ampliata,
ed acconsente ancora oggi di ospitare una scuola e gli uffici occorrenti per regolarizzare
la vita di quella che oramai è una propria e vera comunità.
I trenta ragazzi all'età di ventuno anni furono fatti sposare con rito collettivo con
altrettante orfane del vicino Convento di Santa Rita.
Queste coppie in seguito generarono altrettanti piccoli biondi e con gli occhi azzurri...
Le stranezze non si fermano qui. Questi individui, sicuramente terrestri perché nati
sulla terra, ma dalle origini incerte, quando per lavoro o per tutte le altre attività in
cui sono costretti a convivere con gli altri, parlano sia il dialetto che l'italiano. Fra
di loro invece usano per comunicare una lingua non lingua, non so come spiegarti:
al posto delle parole, come tutti noi facciamo in qualsiasi lingua o dialetto, loro si
esprimono attraverso suoni armoniosi.
Io che ho avuto l'occasione, non mi chiedere come e dove, di ascoltarli ti dirò che
sembra di assistere ad un concerto dal vivo, poiché non tutti comunicavano con la stessa
tonalità e timbro.
Alcuni di questi, che fra di loro si chiamano gli Eletti, per alcune particolari
caratteristiche, escono dalla Comunità e vivono fra noi. So di certo che di queste
piccole Comunità ne esistono molte, almeno una per Nazione".
Terminato quest'interessante racconto, il professor Zappalà intonò
una dolcissima nenia che fece reclinare il capo al suo ospite, il quale chiuse gli occhi e
si appisolò; poi si tolse per un attimo il berretto per asciugarsi il capo dal sudore,
mostrando così fra i candidi capelli alcune ciocche dell'originale colore: biondo cenere.
C'è da scommettere che sotto quell'occhiale dalle lenti scure vi fossero occhi azzurri.
Voglio svelarvi un segreto: il professore con quella nenia ha ipnotizzato il suo ospite
ordinandogli di non ricordare nulla al risveglio di quello che aveva udito in quel
momento.
Vi starete chiedendo com'è possibile che io sappia tutte queste cose? E' semplice,
anch'io sono biondo ed ho occhi azzurri.