In
quell'epoca mi trovavo a lavorare come commessa al negozio di biancheria intima del signor
Brian Giggs. Il suo negozio era decisamente di merda, e ci lavoravano persone di merda.
Era di merda anche la merce che vendeva a prezzi molto alti. Io mi sentivo un pesce fuor
d'acqua, mi servivano nuovi stimoli per il mio futuro, che se fosse stato così, sarebbe
stato decisamente di merda. La mia giornata era sempre la stessa, verso le otto del
mattino entrava sempre la solita zingara che voleva qualche centesimo per prendersi un hot
dog al Mcdonalds davanti al negozio. Gli davamo sempre due dollari, naturalmente erano del
signor Giggs, noi non tiravamo mai fuori nulla per pagare quella zingara, anche se zingara
non sembrava, in passato doveva essere stata una donna di classe e di alto livello
sociale, non come noi stronze commesse. Io comunque mi apprezzavo così, una folta
capigliatura bionda da trentenne che andava fino alle spalle, rossetto su delle labbra
abbastanza fini. Tacco alto di un paio di scarpe rosse seguite da delle calze di nylon e
una mini gonna che secondo me doveva essere sexy accompagnata da un aroma di un profumo di
qualche stilista famoso.
La zingara entrò nel negozio. Come era solita fare dava un'occhiata alla mutande dei
manichini che c'erano in vetrina, naturalmente lei non si poteva permettere di acquistare
quelle con i merletti che ornavano il tutto, anzi, probabilmente quella puttana neanche le
aveva le mutande. Il suo aspetto era decisamente tenebroso, indossava la solita giacca
nera da uomo cinque volte più grande di lei, anche se lei era decisamente robusta. La
faccia era rugosa e sfigurata, alcune scaglie della pelle gli si staccavano da sole ad
ogni passo e della pelle morta gli penzolava dalla faccia come se fosse un cadavere
impiccato a testa in giù, la puzza nauseabonda mi dava il voltastomaco ogni volta che si
avvicinava al quel negozio, la puzza si sentiva benissimo nonostante fosse un negozio
fatto interamente di merda. Quale fosse il suo vero nome non sa lo nessuno a parte lei,
ella si fa chiamare "Necrofilo", colui o colei che si nutre di cadaveri,
rosicchiandolo per bene facendo rimanere solamente il cranio e qualche frammento di ossa
che venivano consumati del tutto dagli insetti che erano veramente necrofili e che
rimanevano quasi a bocca asciutta a causa della loro collega divoratrice di cadaveri.
Quella leggenda metropolitana venne fuori perché le sue labbra erano sempre sporche di
rosso sangue, anche se era pomodoro e questo si capiva a cento metri di distanza. La
donna, se così si poteva definire, entrò nel negozio avvicinandosi immediatamente a me,
probabilmente perché ero l'unica che gli dava spago:
-Ciao, vuoi i due dollari giornalieri?- La donna fece un cenno positivo con la testa colma
di capelli scombinati e sudaticci, che gli andavano sulla faccia, lo schifo più grande
era che i suoi pidocchi e le sue zecche cominciassero a zampettare sul bancone del negozio
arrivando fino a me e alla mia collega Deborda, cominciando a dare un prurito
fastidiosissimo che ti obbligava ad allungare la mano sulla testa e a cominciare a
grattare all'impazzata, senza mai smettere, lasciandoti sulle unghie quel poco di forfora
che ognuno di noi ha comunque, anche se ti lavi la testa con il miglior shampoo
antiforfora che esista nell'universo reale e parallelo alla vita umana.
Avvenne che per qualche mese, il "Necrofilo" non si fece mai vivo, l'unico modo
per prendere per il culo il signor Giggs, sfilandogli due dollari e poco più erano
terminato così. "Probabilmente i suoi amici necrofili se la sono mangiata per cena
alla metropolitana", mi dissi tra me e me. Quella mattina d'estate mi trovai ad
uscire dal negozio un pochino prima del solito, lutto in famiglia Giggs "Che
culo!", mi dissi sempre nella mia mente, anche se un funerale di una persona ricca
come il signor Giggs, poteva trasformarsi in un prelibato banchetto da cui assaporare
decine e decine di cibi diversi e varie carni, avevo metà mattinata libera per fare la
mie banali stronzate, che di solito faccio di pomeriggio, ma essendo uscita dalla merda
alle dieci e venticinque minuti circa, potevo prendere martello e chiave inglese per
completare il mio modellino di barca a vela. Una volta afferrata la chiave inglese, sentii
un movimento all'interno dell'unghia del dito indice della mano sinistra, propria quella
in cui c'era la chiave inglese. Misi i miei occhi verdi all'interno dell'unghia e notai un
piccolo vermiciattolo muoversi su e giù con la sua testa. Notai che il resto del corpo
era intrappolato all'interno dell'unghia e mi solleticava la carne. Il dito medio lo
appoggiai rapidamente sull'unghia del dito in cui aveva alloggiato il verme necrofilo,
probabilmente era la prova che qualche cadavere aveva usato la mia camera da letto o il
mio ingresso come motel. Il dito medio fece una fortissima pressione sull'unghia del dito
accanto, trinciando il corpo del verme, la testa cadde a terra, lasciando il pezzo del
corpo nell'unghia, ancora era in movimento, lo osservavo attentamente, notando ancora come
avesse coscienza di vita, anche se il cervello era separato da lui.
Nel mio sgabuzzino di solito tenevo indumenti vecchi e oggetti inutilizzati oltre al mio
modellino di barca a vela e volendola prendere, aprii la porta, lasciandomi cadere a dosso
un cadavere. Era tutto sanguinante e alcuni brandelli di carne erano andati a spiaccicarsi
contro il muro del mio modesto sgabuzzino. Riconobbi al volo quel cadavere, era quello
della povera zingara che chiedeva i suoi due dollari giornalieri per andarsi a comprare un
hot dog dal Mcdonalds di fronte al negozio di Giggs. Voi direte "A questa gli viene
un infarto", no, anche se il cadavere mi era caduto a dosso, facendomi perdere
l'equilibrio, la mia reazione non fu di panico e di terrore sul come nascondere il
cadavere della zingara, il rifugio più utile era dentro di me, mi tuffai su di lei e
cominciai a strappare i brandelli del suo stomaco a forza di morsi. La carne era
decisamente gustosa, penso che anche voi avreste pensato che della carne umana è
decisamente meglio della merda.