Cappottino rosso

Poi quando è cresciuto un po', hai iniziato a ripetere che non lo volevi in casa. Sostenevi che sporcava, anche se non era vero. Dicevi che aveva le pulci, e che avrebbe finito con attaccarle a tutti quanti. Ed allora impugnavi la scopa come fosse una spada, e lo colpivi sulla testa per farlo scappare. Ma Snoopy era buono. Lui non reagiva. Piegava la coda in mezzo alle gambe e guaiva. Se io ero nelle vicinanze, correva da me a piangere. Allora io lo coccolavo, gli dicevo che alla fine le cose sarebbero cambiate, che avevi solo bisogno di tempo per abituarti a lui. Snoopy, sentendo le mie parole, scodinzolava e si calmava. Appoggiava il muso sulle mie ginocchia fiducioso e, ne sono certa, in quel momento era talmente felice che ti perdonava persino le botte che gli avevi dato.
Nonna, ti ricordi il giorno in cui me lo hai portato via? Avevo dodici anni. Era venuto a trovarci quel signore che in paese è riverito da tutti. Tu lo salutasti con un inchino, come se si fosse trattato di un'autorità. Poi mi chiamasti perché, a tuo avviso, dovevo assolutamente conoscerlo. Ovviamente ti diedi ascolto, ti raggiunsi, sorrisi e gli porsi la mano per fare la sua conoscenza. In quel momento Snoopy entrò di corsa, ringhiando. Lui, il mio Snoopy, sapeva. Lui aveva già capito tutto.

Hai detto a quel signore che poteva stare in mia compagnia nella stanza da letto. Quando siamo usciti ho cercato il mio Snoopy. Volevo abbracciarlo e nascondermi nella sua folta pelliccia scura, perché ogni volta che invitavi qualcuno a casa per farlo stare con me, dopo mi veniva da piangere. Soltanto Snoopy mi faceva stare bene. Quella volta però, Snoopy era sparito.
Qualche giorno fa il guardiacaccia mi ha chiesto se volevo andare a salutare il mio Snoopy. Ovviamente le sue parole mi hanno colto di sorpresa. Tu mi avevi detto che Snoopy era scappato, ed io avevo preso per buona la tua testimonianza. Il guardiacaccia invece, mi ha detto che tu glielo avevi portato affinché lui lo ammazzasse. Lui però non aveva avuto cuore di fare quanto gli avevi chiesto. E poi aveva scoperto che Snoopy in realtà è un lupo, e non un cane. I lupi sono animali protetti e non possono essere uccisi. Mi ha detto che avrebbe voluto liberarlo nel bosco, ma poi alla fine non l'aveva fatto perché essendo cresciuto in cattività, probabilmente non si sarebbe più abituato alla vita selvaggia.
Sapessi che gioia, nonna cara, quando ho rivisto Snoopy! Lui ha ululato, mi ha fatto le feste, e forse ha persino pianto di gioia proprio come ho fatto io.
"Deve ancora mangiare", ha detto il guardiacaccia, prima che io me ne tornassi con Snoopy. "Mi raccomando, appena arrivi a casa preparagli un pranzo abbondante. Ricorda che è un lupo, non un cane. I lupi se non mangiano diventano pericolosi".

 

Nonna, a quanto pare tu eri troppo magra: il mio Snoopy non si è ancora tolto la fame. Ma non ti preoccupare; oggi lo porterò con me in paese. Voglio andare a fare visita a tutte quelle persone che venivano a trovarci, e che ti davano dei soldi per stare con me. Sono certa che dopo il mio lupo non avrà più fame.
Dimenticavo: forse è meglio che gli pulisca le zanne, altrimenti c'è il rischio che la gente che lo vede si spaventi senza ragione. Però non vedo nessuno straccio qui. Non importa. Userò il mio cappottino rosso. Su quello le macchie di sangue non dovrebbero vedersi.

Davide Ferrero