Preludio della pazzia

Erano già tre ore che ero rientrato a casa dal lavoro, l'orologio segnava le otto e la televisione trasmetteva i soliti programmi che intrattengono fino all'ora di cena.
La cena... era quasi pronta per essere servita a tavola, vedevo mia moglie che preparava e nel frattempo canticchiava un vecchio motivetto degli anni sessanta. Avrei voluto tirargli qualcosa, un posacenere o un oggetto contundente, ma non potevo, avrei mancato di classe.
L'unica cosa che mi rimaneva da fare era di guardare quelle odiose e fastidiose trasmissioni stupide che ti riempiono la mente di cretinate e bazzecole. Per nostra fortuna ci sono le ragazze, che con i loro glutei che si muovono danzando ti fanno ricordare il passato e le amichette ventenni che sdraiavi sul sedile di dietro della tua auto.
Avevo voglia di fare l'amore, mi sentivo felice, euforico. Avevo avuto una bella giornata a lavoro, nulla era andato storto. La sera precedente avevo comperato un bel film e lo abbiamo visto tutti e tre, mia moglie Anna, mio figlio Marco ed io.
Sì, quella sera volevo fare l'amore! Ma non la solita minestra riscaldata, avevo voglia del sesso sfrenato e trasgressivo, volevo peccare, ridere, vergognarmi ed essere fiero.
Dopo cena sarei andato a comperare le sigarette.
La cena era pronta, dovevo fare il vago.
DOPO CENA
Eccola lì, la mia auto, colei che tutto vede e nulla dice.
Che strano, le luci dei lampioni mi mostravano le sagome e le forme delle persone, non c'era molta gente in giro, erano le nove e mezza, ma è pur vero che era mercoledì.
C'era un'auto ferma, incuriosito guardai chi fosse.
Una signora. Pensai di chiederle se le servisse aiuto.
- Mi scusi signora, le serve aiuto?-
- No grazie, ho gia chiamato il soccorso-
- D'accordo signora, allora arrivederci-
Ripartii e pensai: le ho offerto il mio aiuto, ma lei lo ha rifiutato. Meglio così.
Poi guardai dallo specchietto retrovisore e la vidi sbracciare nell'aria.
Tornai indietro per vedere cosa volesse.
Speravo non mi facesse perdere tempo, più di ogni altra cosa volevo andare a prostitute.
- Mi dica signora-
- Mi scusi, prima le ho mentito, non ho chiamato il soccorso stradale, ho chiamato una mia amica, ma lei non è a Roma, subito dopo la batteria del telefonino si è scaricata. Quando l'ho vista arrivare mi sono preoccupata, credendo che fosse un importunatore, ma dopo, ripensandoci bene, ho riflettuto che doveva essere una brava persona. -
- La ringrazio per la brava persona signora, cosa posso fare per lei?-
- Mi può far fare una telefonata?-
- Volentieri-
Ora questa deve fare la sua telefonata, speriamo finisca presto.
Non rispondeva nessuno, accidenti, dovevo fare la parte di quello premuroso e preoccupato.
- Provi a un altro numero signora-
- Mi chiami Marta-
- D'accordo, e lei mi chiami Roberto e mi dia del tu-
- Sì Roberto, fallo anche tu. Comunque tieni il tuo cellulare, non risponde nessuno ti ringrazio-
- Ma dove stavi andando?-
- A casa-
- Sì, ma dove? -
- Dragoncello -
- Ah qui vicino lo conosco, se vuoi ti ci porto io-
- No, ti ringrazio, hai già fatto molto per me non voglio recarti altro disturbo.-
- Nessun disturbo Marta, dista solo pochi chilometri, vieni ti accompagno -
Diede una sbirciata alla mia auto, vide delle buste della spesa poggiate sui sedili posteriori, dei giocattoli lasciati da mio figlio Marco e delle riviste settimanali.
Seguii il suo sguardo con il mio e vidi esattamente cosa stava guardando, le diedi delle spiegazioni e lei sorrise, si rassicurò e si tranquillizzò, dopo poco accettò il mio aiuto.
Quando entrò in auto mi chiese di mia moglie e di mio figlio, io cominciai a parlare di loro e senza accorgermene mi ritrovai a raccontargli gran parte della mia vita. Poi le chiesi se poteva parlarmi di lei e cominciò a raccontare di sè, del suo ragazzo, del suo lavoro e cose simili.
Di tanto in tanto abbassavo lo sguardo per guardarle le gambe, era bella, era veramente una bella donna, molto seducente, attraente e più la guardavo più la ritenevo sessualmente eccitante.
Sentivo la sua voce ma non l'ascoltavo poiché il mio pensiero si fermava su come potesse essere fare l'amore con lei. Immaginavo noi due nudi sotto le lenzuola, lei che ansimava mentre i nostri corpi accaldati si fondevano l'un l'altro.
Poi la nuda realtà.
Una donna come lei non avrebbe mai cominciato una relazione con uno sconosciuto.
Mi fermai a riflettere sulla situazione e capii una cosa, io non volevo una relazione volevo solo farmela e basta.
Il cuore iniziò a battermi forte, la passione cominciò a salire in me come la manifestazione della febbre, deviai di colpo con l'auto verso una via appartata ed isolata fatta di terra battuta, eccellerai per far sì che non si buttasse dalla macchina in corsa e mi chiese:
- Cosa stai facendo? -
Toccai bruscamente i freni ed ella venne ribaltata in avanti dando una facciata sul cruscotto, le cominciò ad uscire il sangue dal naso, mi guardò con gli occhi colmi di paura implorandomi di lasciarla andare.
Le diedi un pugno sul volto per non farla reagire, poi un altro, e più la prendevo a pugni più sentivo la mia ira placarsi, sentivo un soave e familiare piacere che mi giungeva.
Quando mi accorsi che lei ormai era priva di vita feci come tutte le altre volte.
Saziai i miei desideri sessuali.
La portai nel canale dove gettavo le mie vittime e tornai a casa.
Una volta entrato andai in camera da letto, mia moglie dormiva, mi spogliai e mi misi sotto le lenzuola accanto a lei e mi addormentai con il sorriso sulle labbra in attesa della nuova alba.
Avevo voglia di leggere le mie imprese sul giornale.
Sorridevo sapendo che non mi avrebbero mai catturato.

Paolo Benedetti