QUANDO HAI A CHE FARE CON IL DIAVOLO,
TU NON RIESCI A CAMBIARLO;
E' LUI CHE CAMBIA TE.
Stavo
provando un nuovo vestito su misura quando qualcuno venne inaspettatamente a farmi visita.
Il mio sarto era abituato alle cattive sorprese, e nella sua vita ne aveva viste di cotte
e di crude; quindi non si stupì quando apparve quel brutto demonio verdastro, basso di
statura, che esternava un ghigno furbesco.
"Che posso fare per te?" gli chiesi.
"Lui ti vuole vedere" ribatté Facciaverde, lapidario.
"Chi vuole vedermi? L'omino di Natale?"
Facciaverde non rise, ma si limitò a fissarmi con espressione acida.
"No: Le Grand Duc!"
Mi domandai che cosa voleva da me l'emissario di Satana sulla Terra.
"Bene, andiamo. Ma in modo normale" gli dissi. "Trasformati in un essere
umano. Sarebbe quantomeno strano se i miei concittadini mi vedessero camminare in
compagnia di una creatura con la pelle verde! Il carnevale di Colonia è finito da un
pezzo."
"Che spiritoso!" replicò il piccolo demone, offeso.
Nell'uscire dalla bottega del sarto, lo vidi gettare uno sguardo di malumore verso l'alto:
il cielo aveva aperto tutti i suoi boccaporti e la pioggia scendeva a scrosci.
"Niente paura, piccolo" gli dissi. "L'acqua non ti fa niente. Mica sei di
zucchero!" Tale osservazione mi procurò un'altra occhiataccia da parte sua. Se non
altro, però, aveva ora assunto sembianze umane.
Contrariamente al demone, io mi beavo del cattivo tempo. Adoravo la pioggia! Mi calcai in
testa il cappello. Ero solito non portare mai l'ombrello per avere libere le mani e
conservare libertà di movimenti. Senza esitare oltre, dunque, io e Facciaverde
scarpinammo verso la dimora dell'emissario di Satana sulla Terra.
Le Grand Duc esternava l'aspetto del tipico uomo d'affari: completo
scuro, faccia che presumibilmente era spesso sottoposta all'azione di lampade abbronzanti,
denti candidi e un sorriso affabile che sembrava dire: "Avanti, coglioni. Io vi
prendo per il culo e voi non ve ne accorgete nemmeno".
Unicamente la sua cravatta era improponibile, con quel nodo che assomigliava a una cipolla
malata. L'emissario di Satana sulla Terra avrebbe dovuto esercitarsi più a lungo davanti
allo specchio.
"Che cosa c'è di tanto importante da scomodarmi anche mentre sono dal sarto?"
esordii.
Il diabolico padrone di casa mi porse un bicchiere di vino rosso, intenzionato a adularmi.
A quanto pareva, conosceva bene la mia predilizione per il sangue di Madre Natura.
Ma quel gesto da ruffiano servì solo a rendermi più cauto. Il briccone covava di certo
qualcosa di poco pulito.
"Abbiamo un problema" dichiarò.
"Abbiamo?" echeggiai con tono scettico.
"C'è un gruppo di sedicenti esorcisti e presunti cacciatori di demoni che stanno un
po' troppo calpestandoci i calli..."
Feci un gesto di sufficienza, dicendo: "Conosco quelle persone. Uccidono soltanto i
demoni di rango infimo. Di più non sono capaci."
"È vero" confermò Le Grand Duc, "ma Satana si è dovuto sorbire
abbastanza a lungo le lamentele delle classi minori. Gli tocca porre rimedio."
"E in che modo?"
"Tu dovrai istituire un esempio!"
Lo guardai ostentando meraviglia. Non ricordavo di averlo incoraggiato a darmi del tu.
"Io? E perché io?"
"Beh, secondo Satana sei in debito con lui di qualche favore."
"Semmai è lui a essere in debito con me!"
"E dai" sbottò Le Grand Duc, "non vogliamo certo metterci a spaccare il
capello in quattro, no?"
"Beh, allora sentiamo: che razza di... esempio dovrebbe essere?"
"Vuole che elimini alcuni di loro. Tutto qui."
Rizzai le orecchie. Strano che Satana avese ordinato di contattare me, il più alto degli
Adepti della Magia Nera, semplicemente per togliere di mezzo esorcisti e cacciatori di
demoni che, in fondo, non nuocevano nemmeno a una mosca! Quella storia nascondeva
verosimilmente dei risvolti loschi.
"E Voi siete dello stesso parere del Maestro?" inquisii, dopo essermi ficcato
una sigaretta tra le labbra e averla accesa con gesti lenti.
Non potevo sopportare Le Grand Duc. Mi chiedevo com'era possibile che un baciaculo del
genere fosse arrivato a occupare il posto di rappresentante di Satana sulla Terra.
Immaginavo che gli era strisciato ai piedi, sbavando schifosamente. O peggio ancora. Da un
tipo come lui ci si deve attendere di tutto.
"Sicuro che sono del suo stesso parere! Ma se tu non vuoi..." disse, trattenendo
a stento l'ira.
Ghignai e gli soffiai in faccia una nuvola di fumo.
"D'accordo" feci. "Ma ora parliamo senza peli sulla lingua."
Dopo aver ascoltato il suo rapporto, gli dissi: "Per Vostra
informazione: io non uccido né donne né bambini".
"Uhm. Me l'avevano già detto che sei una mezza giuggiola. Chissà come avrai fatto a
divenire capo degli Adepti della Magia Nera!"
"È presto spiegato: non sono un pervertito come la maggior parte dei miei
'colleghi'. A me non serve far uso di violenza, né tantomeno scannare degli
innocenti."
"Eppure, sul tuo conto ho sentito ben altre storie..."
"Beh, sapete... di chiacchiere ne circolano tante. In effetti, ne ho sentite non
poche anche sul Vostro conto."
L'emissario di Satana sulla Terra annuì pensosamente.
"Già" monosillabò. "Allora? Assumi l'incarico?"
"NO!"
Le Grand Duc mi guardò stupefatto.
"Ehi amico, che significa? Ti ribelli forse al volere di Satana?"
"Ho detto 'no' e significa 'no'. Io ho i miei metodi, Le Grand Duc, e nessuno di essi
prevede l'eliminazione di donne, bambini e altre persone inermi. Se avete guai con qualche
esorcista di bassa tacca, dovete risolverveli da soli. I vostri problemi non mi riguardano
minimamente."
E girai sui tacchi.
"Dove vuoi andare? Il colloquio non è ancora finito!" abbaiò Le Grand Duc.
"Per me sì" ribattei, infilando l'uscita.
"La tua non è stata una mossa intelligente" commentò
Facciaverde, che mi attendeva all'esterno.
Abbassai lo sguardo su di lui.
"Può darsi, piccolo. Ma di' un po', hai anche un nome?"
"Mi chiamo Milo de Broyes."
"Strano. Solitamente i demoni non portano nomi di cristiani."
"Vero" assentì lui.
"Dunque? Non vuoi rivelarmi chi sei?"
"Lo saprai molto presto" tagliò corto il bassotto, con aria furba. Per poi
esclamare: "Ho una fame...! Conosci un buon ristorante qui in città?"
"Ci puoi scommettere, piccolo."
"Sai, devo ammettere che mi piaci" stava a sviolinare poco
dopo. Lo avevo portato nella pizzeria di cui ero assiduo frequentatore e lui, che
logicamente aveva di nuovo assunto sembianze umane, stava succhiando con avidità i suoi
spaghetti.
"Beh, se ti piaccio, buon per te. Sappi tuttavia non ho nessuna voglia di
sposarti."
Il demone ghignò.
"Ordunque?" lo esortai. "Non volevi dirmi qualcosa?"
Milo-Facciaverde mise da parte il piatto vuoto e attaccò la pizza che il cameriere gli
aveva appena messo davanti.
"Il cibo non scappa, perciò non riempirti la bocca a quel modo. Parla, una buona
volta! Detesto dover strappare a voi demoni - e anche agli umani - le parole dalla
bocca."
"A chi lo dici!" mormorò Facciaverde. "Dunque: di questa spedizione
punitiva contro esorcisti e cacciatori di demoni, Satana non sa un bel nulla. Lui non ha
mai dato nessun ordine, né incarichi di alcun genere. È tutta opera di Le Grand Duc.
Farina del suo sacco."
"Ma guarda un pò" borbottai. "Quello stronzo figlio di puttana! Mi era
sembrato infatti che qualcosa non quadrava... Per questa informazione, piccolo, ti sei
guadagnata un'altra pizza."
Non fu difficile trovare il covo dei sedicenti esorcisti e cacciatori
di demoni. Anzi: a dire il vero fu molto facile. Che quella casa fosse il loro rifugio, in
città era un segreto di Pulcinella.
Arrivai tardi, però. L'interno dell'edificio sembrava un mattatoio. Dappertutto cadaveri.
Uomini, donne e bambini erano stati scannati senza pietà. Mi volsi verso Facciaverde con
un senso di disgusto.
"Chi può aver messo la firma su questa malefatta?"
"Molochos" mi rispose lui.
"Molochos? Il macellaio degli inferi?"
"Proprio. Ma è stato Le Grand Duc a ordinargli di compiere il massacro. Gli esseri
umani sono stati colti di sorpresa: nessuna possibilità di difendersi o di mettersi in
salvo. Il loro destino era segnato fin dall'inizio. Neppure tu avresti potuto
aiutarli."
Strinsi i pugni e mormorai tra i denti: "Per questo dovrai pagarla cara, Le Gand
Duc!"
"Oh! A che devo l'onore?" mi accolse l'emissario di Satana
sulla Terra. Una luce diffidente gli illuminava gli occhi.
Squadrai il tizio magro che gli stava al fianco: un individuo dall'aspetto tutt'altro che
pericoloso; ma spesso l'apparenza inganna.
Era Molochos. Il macellaio degli inferi aveva l'abitudine di manifestarsi sotto le spoglie
di umani dall'aria assolutamente innocua, ma era solo una mascherata. Molochos era un
demone talmente bastardo, talmente infido, da avere nemici persino all'inferno. Cosa che
la dice lunga sul suo conto.
"Prendo atto che è presente anche il macellaio degli inferi. Così siamo al
completo."
In quella, Facciaverde spuntò da dietro le mie spalle, e ciò irritò alquanto Le Grand
Duc.
"Che cavolo cerca qui questo nanerottolo di m..."
Ma non portò a termine la frase. Un'ombra gli si stampò sulla faccia, mentre arretrava
in preda al panico. Mi girai a osservare il mio compagno di bassa statura.
"Che cosa gli è preso?" gli domandai.
Milo non pronunciò parola. Proseguì a mantenere la sua espressione corrucciata e, dopo
alcuni secondi, si volatilizzò.
"Parla, orsù, Adepto della Magia Nera! Che vuoi?" mi interpellò allora Le
Grand Duc, adirato. Sembrava aver riacquistato padronanza di sé.
"Sono venuto per vendicare gli umani che tu hai fatto trucidare!" esclamai.
"Non renderti ridicolo! Sei un messo dell'Inferno. Da quando in qua prendi le difese
degli uomini?"
Pian piano cominciavo ad adirarmi anch'io.
Molochos si interpose tra me e Le Grand Duc. "Non vorrai mica far casini?"
chiese con un tono di minaccia.
Gli risposi sbuffando a mò di sfottò. Poi gli intimai: "Togliti dalle scatole,
macellaio, o ti anniento!"
Ma il demone fu lungi dal lasciarsi impressionare da quelle mie parole. Cominciò invece a
trasformarsi, evidentemente intenzionato ad assumere il suo vero aspetto.
Fui più svelto di lui.
Come molti altri demoni, anche Molochos aveva il suo tallone d'Achille. Alcuni demoni
hanno paura del fuoco, altri dell'acqua. Il macellaio degli inferi temeva il freddo.
Perciò, alzai le mani e gli scagliai addosso un raggio di puro ghiaccio.
Poiché lui si trovava ancora in fase di mutazione, non poté reagire come avrebbe voluto,
e finì per beccarsi l'intera dose.
Nel giro di pochi secondi divenne una colonna ghiacciata.
Su Le Grand Duc quello spettacolo sembrò avere un effetto esilarante. Lui non aveva
ritenuto opportuno intervenire. Un'arroganza innata, la sua, che un giorno o l'altro
avrebbe potuto costargli caro. Ebbene: quel giorno era arrivato! Ancor prima che potesse
mobilizzare i suoi poteri e usarli contro di me, mi resi invisibile.
"Non ti servirà a niente!" ruggì Le Grand Duc. "Anche se ti nascondi alla
mia vista, riuscirò ad annientarti!"
Io rimasi zitto e muto, spostandomi per la stanza senza far rumore per scansare i suoi
strali letali.
Al momento appropriato, passai al contrattacco. Veloce come un lampo, lo afferrai per le
spalle.
L'emissario di Satana sulla Terra si difese strenuamente, ma io già gli sottraevo tutte
le energie vitali. Una facoltà, questa, di cui mi ero appropriato durante i vagabondaggi
giovanili per i gironi dell'Inferno.
Era una cosa pericolosa da farsi, pericolosa persino per il capo degli Adepti della Magia
Nera; ma in quel momento non pensavo ad eventuali rischi.
Le Grand Duc si rese conto che per lui la campana suonava a morto. Si dibatté
disperatamente, ma invano: pochi istanti dopo crollava sul pavimento, rinsecchito come una
mummia.
Stupito, vidi riapparire al mio fianco Milo. Con alcuni colpi di violenza inaudita, il
piccolo distrusse la statua di ghiaccio di Molochos. Poi, sempre incazzatissimo, calpestò
i resti del corpo di Le Grand Duc, che si sbriciolarono miseramente.
"Hai fatto un ottimo lavoro" risuonò da qualche parte una voce; una voce che io
conoscevo fin troppo bene.
Girai la testa da tutte le parti e... ristetti. A parte Milo-Facciaverde, non c'era nessun
altro lì. Era stato lui a parlare; solo che aveva ora l'aspetto del Signore degli Inferi.
"Che cosa significa questa buffonata?" sbottai, al colmo dell'ira.
E lui, Satana in persona, mi spiegò: "Da qualche tempo, Le Grand Duc era una spina
al mio fianco. Ma non volevo liquidarlo con le mie stesse mani, in quanto lui vantava
parecchie conoscenze nelle alte sfere. Adesso comunque è tutto finito: Le Grand Duc è
stato eliminato e il suo compare ha avuto quanto gli spettava".
Lo osservai con le labbra strette. Ancora una volta, il Signore degli Inferi mi aveva
preso per i fondelli.
"E chi sarebbe" chiesi, "il famigerato Milo de Broyes?"
"Devi sapere che una volta, a Parigi, incontrai un bel giovanotto, tipetto molto
figo, e..."
Sbuffai, roteai gli occhi e mi rifiutai di ascoltare una sola parola in più. Non avevo
alcuna voglia di stare a sorbirmi le memorie erotiche del Signore degli Inferi.
Nota della redazione:
L'autore di questo racconto è tedesco, il testo è stato tradotto da Franc'O'Brain
Ingo Löchel è nato nel 1968 sotto il segno del Cancro. A dieci anni
contrasse una grande passione per il genere fantasy, dopo aver letto "Il Signore
degli Anelli" di J. R. R. Tolkien e alcuni racconti di Robert E. Howard. Il passo
verso l'horror fu breve. Ben presto, autori come H. P. Lovecraft, Clark Ashton Smith ed
Edgar Allan Poe sarebbero diventati tra i suoi preferiti in assoluto. Scrisse le sue prime
short stories a 16 anni. Nel 1990 cominciò a occuparsi seriamente" di scrittura, e
da allora pubblica regolarmente presso diversi piccoli editori. Da segnalare:
2000: "DER UNHEIMLICH TOD" (racconto breve giallo) e ABGRÜNDE (storie horror),
tutte contenute nell'antologia "DER SCHWARZE WANDERER".
2001: Antologie di racconti "DUNKLE STUNDEN" e "JENSEITS DES HAPPY
ENDS" (VirPriV Verlag). "DIE CHRONIK DER McERCS" (Dead Soft Verlag) La sua
terza antologia di racconti "WEBSTORIES" (Dead Soft Verlag, Novembre 2001)
2002: "DER SCHWARZE WANDERER" (seconda parte; Dead Soft Verlag). Sempre nel
2002: "DER RITTER DES UNHEILS" (antologia fantasy), quindi il suo primo romanzo
"DÄMONENHAMMER" (uscito presso ADINA Online Verlag), seguito dall'antologia
"DES TODES BLEICHE KINDER" (Abendstern Verlag; collana SETH)
2003: "DER SCHWARZE WANDERER KEHRT ZURÜCK" (13 Kurzgeschichten), I. L. Lacrima
Verlag "FREDERIK DARKSTONE - DIE DYNASTIE DES SCHRECKENS", Roman, I. L. Lacrima
Verlag "HORRORWELTEN", Anthologie, I. L. Lacrima Verlag ("SCHÖNE FERIEN
AUF MALLORCA", "DENN DER TOD IST IMMER UNTERWEGS") "DIE
PRÄTORIANER", Roman, eBook, I. L. Lacrima Verlag. "ABGRÜNDE", Roman,
eBook, Adina-Online Verlag 2003 "FRANK BAUER - DER DETEKTIV DES
ÜBERSINNLICHEN", Roman (mit Katrin Glase), eBook, Adina-Online Verlag, 2003
ARTICOLI E SAGGI:
"AUF DEN SPUREN DER TEMPLER IN DEUTSCHLAND", Roth Verlag 2000, Omicron Nr. 13
"DIE PYRAMIDE VON GIZEH", Roth Verlag, 2001, Omicron Nr. 16
1999-2002: Articoli-saggi su Weird Tales, Edgar Allan Poe, H. P. Lovecraft, Robert E.
Howard, Clark Ashton Smith, Karl Edward Wagner, Charles Dickson Carr, Raymond Chandler e
Dashiell Hammett sulla rivista letteraria WORTWELTEN.
Ha fondato una propria casa editrice: Lacrima Verlag.
Website: "FREDERIK DARKSTONE": www.darkstone-online.de