"Il sentimento più forte e più antico
dell'animo umano è la paura, e la
paura più grande è quella per l' ignoto"
H.P. Lovecraft
Era la
notte del 16 ottobre dell'87 quando, nel vecchio cimitero sconsacrato di Hellville, un
gruppo di sventurati riportò alla vita l'anima dannata di Kirstine Scholder. Melvin,
Josh, Stacy, Evelin e la piccola Clodz entrarono nel cimitero abbandonato passando per il
canale fognario che dalla periferia di Hellville sbucava direttamente dentro le mura di
quel luogo spettrale.
Il canto notturno dei gufi aleggiava attorno alla luna nascosta dietro le nuvole grigie e
rigonfie d'acqua, tuoni e fulmini scandivano il rito di invocazione pronunciato dalle
labbra incerte di un ragazzo poco più che ventenne, Melvin, da tutti chiamato Darkness
per il suo look interamente votato all'oscurità, capelli lunghi sul volto segnato dagli
eccessi della gioventù e da uno stato d'animo che non conosceva nulla al di fuori del
tormento dell'anima.
Nelle sue mani aperte, il peso di un antico testo trafugato durante la notte
nell'antichissima cattedrale di St. Thomas, su quelle pagine arcane il segreto di antiche
formule demoniache ma anche il destino di tantissime donne che scelsero Satana come
proprio sposo durante l'anno mille... ed il rogo come gesto d'amore.
D'improvviso, una folgore dal cielo rischiarò il buio impenetrabile, un vento gelido
prese a strisciare sotto terra sino ad alzarsi nell'aria come uno stormo di corvi
rigettati dalle fauci invisibili dell'inferno, la piccola Clodz si staccò dal cerchio che
il gruppo aveva formato attorno alla tomba dell'anima da risvegliare, i suoi capelli
istericamente incitati dal vento incorniciarono due occhi misteriosamente privati delle
loro pupille, bianchi come i volti di due infanti gemelli trovati morti nel sottoscala di
una casa disabitata.
Nell'aria si alzò un fortissimo odore di zolfo, Clodz rimase immobile al centro del
cerchio senza dire una sola parola, i lunghi capelli gettati in avanti fecero in modo che
nessuno potesse vedere il suo viso, d'un tratto le sue mani si alzarono verso il cielo e
cominciarono a ruotare nervosamente.
L'anima di Kirstine Scholder si insidiò dentro di lei come un virus, ingiurie e blasfemie
uscirono dalla sua bocca innocente plagiata dallo spirito della giovane fanciulla arsa
viva nella piccola piazza di Hellville nell'anno milleduecentosedici dopo essere stata
accusata di vampirismo.
Il gruppo rimase attonito dinanzi a quella manifestazione demoniaca, le mani dei quattro
amici rimasero saldamente attacate onde evitare la rottura del cerchio e quindi la perdita
del controllo sullo spirito invocato.
Dopo alcuni istanti, con un gesto improvviso preceduto da tre misteriose parole
pronunciate con voce sommessa, Melvin "l'invocatore" gettò nell'aria un pugno
di cenere contenuta nelle tasche del giubotto e subito lo spirito cessò di parlare,
lasciando il corpo della piccola Clodz libero dalla sua malefica possessione.
La bambina cadde a terra esanime, mancò pochissimo ad uno svenimento.
Tutti le corsero incontro per accertarsi del suo stato, il suo viso era pallido, i suoi
occhi puntavano fissi verso l'ignoto, il respiro debole faceva intendere una sensazione di
estrema debolezza e le sue mani fredde testimoniavano un forte schock per quanto accaduto.
Per un pò ci fu silenzio ma poi...
"Siete sicuri che se ne sia andata?"
"Sta tranquilla Evelin, ho recitato il rituale di rimando alla perfezione".
"E se invece fosse ancora qui, insomma, se qualcosa fosse andato storto?"
"Adesso non ti ci mettere anche tu Stacy, vi ho già detto che tutto è andato
secondo le previsioni, abbiamo risvegliato lo spirito e lo abbiamo rispedito dritto
all'inferno, questo e quanto, adesso fatemi il piacere di starvene zitte e buone".
Gli occhi delle due ragazze si incrociarono per un attimo, quasi come volessero ammettere
che le parole di Melvin non erano bastate a tranquillizzarle.
"Clodz sta bene?"
"Spero di sì, ti prego Josh, aiutami a tirarla su e andiamocene di qui".
Evelin mise le mani sotto la testa della sorellina mentre Josh le cinse il corpo con il
braccio per aiutarla a mettersi in piedi.
Insieme si allontanarono da quel luogo maledetto, nei loro cuori il peso di un ricordo che
mai sarebbero riusciti a cancellare, neppure con tutta una vita a disposizione.
Passarono attraverso il grande cancello in ferro battuto sul quale regnava una scritta:
"L'INFERNO VUOLE LE SUE ANIME".
In un primo momento, i commenti furono diretti ai brividi provocati da quella frase ma
poco dopo, qualcos'altro di molto spiacevole, si aggiunse a quello stato d'animo generale
tutt'altro che tranquillo, infatti...
"Clodz, come ti senti? Non hai ancora detto una parola".
La bambina rimase silenziosa con lo sguardo rivolto al vuoto.
"Clodz, rispondi a Josh" aggiunse Evelin.
Le labbra della piccola rimasero immobili.
"Accidenti piccola, non avrai mica perso la lingua" ribbattè Stacy.
"La lingua forse no... ma l'anima, forse quella sì".
Nessuno osò proferire parola, soltanto Evelin riuscì dopo un'attimo di esitazione ad
infrangere quel muro di mutismo che le parole di Melvin avevano eretto.
"Come dici?"
"E' scritto qui, nel libro, ascoltate: "Viandante impuro che invochi le
famme, pagherai pegno alla terra per la tua spregiudicatezza, un'anima concime delle zolle
del demonio per aver destato dal sonno eterno il male in ogni forma sua".
Melvin chiuse il libro e guardò in direzione del cimitero, lentamente puntò il dito
verso di esso e con voce soffocata invitò il gruppo a voltarsi.
Occhi incredubili colmi di orrore incontrarono la minuta figura di una bambina, immobile
dietro il cancello del cimitero di Hellville.
Inutile dirvi di chi si trattasse.