«Non è tutto quel che vediamo o sentiamo
un sogno in un sogno soltanto?»
(Edgar Allan Poe)
Buongiorno,
gentili signori: sono il dottor David Burns, medico psichiatra e amico di lunga data del
signor Theodor Williams, che tutti voi avrete sicuramente sentito nominare in seguito ai
recenti avvenimenti che lo hanno visto involontario protagonista ed hanno fatto molto
discutere lopinione pubblica.
Alcuni giornali, per mano di pennivendoli privi di etica morale, hanno erroneamente
sparlato del mio amico definendolo uno squilibrato, affetto da schizofrenia, ed
attribuendo a questa presunta malattia le ragioni del suo tragico suicidio; tuttavia io so
che non è così, e che il mio paziente non si è provocato spontaneamente la morte,
poiché ero accanto a lui nei suoi ultimi istanti di vita, pertanto sono perfettamente a
conoscenza di come si è svolta questa vicenda, anche se una spiegazione razionale,
purtroppo, mi è difficile da formulare pur avendo dalla mia parte anni ed anni
desperienza medica. Cercherò dunque di attenermi ai fatti, per quanto essi parranno
inverosimili alle vostre orecchie.
Permettetemi, prima, alcune precisazioni di carattere tecnico, per meglio illustrarvi il
caso.
Esiste un luogo comune in base al quale chi è privo di attività onirica possa essere
indotto alla pazzia; perciò, sebbene in molti abbiano considerato il mio caro amico alla
stregua di un pazzo, vi posso garantire senza timore di smentita che egli non lo era nel
modo più assoluto: Theo, infatti, sognava moltissimo, ricordando addirittura, al suo
risveglio, i particolari più minuziosi delle sue visioni notturne.
Con queste parole, tuttavia, non voglio affermare che il buon Theodor stesse bene negli
ultimi mesi: era, anzi, soggetto ad un forte esaurimento. Ma non è questo il punto sul
quale al momento vorrei soffermarmi, bensì gradirei proporvi un quesito.
La domanda è la seguente: che cosè un sogno?
Se avrete pazienza ve lo spiegherò.
Il sogno non è nientaltro che una manifestazione della vita psichica, definibile
come stato allucinatorio connesso al sonno. Le sue caratteristiche fondamentali sono:
indipendenza dalla volontà del soggetto; verosimiglianza delle immagini; sospensione
dellattività motoria, per cui, anche se le immagini comportano dei movimenti, ciò
non si traduce in movimenti muscolari effettivi e corrispondenti di colui che sta
sognando; incoerenza ed irrazionalità del contenuto.
Si ritiene che gli isterici abbiano sogni angosciosi, quali, ad esempio, caduta,
annegamento o animali ributtanti, oppure che i sogni degli epilettici siano di contenuto
erotico, fiabesco e mistico. Nei nevrastenici, invece, i sogni sono spesso drammatici e
terrificanti.
Tralascerò altri esempi per non annoiarvi.
Sullorigine del sogno si hanno diverse teorie, alcune dedotte su basi esclusivamente
filosofiche, altre su basi psicologiche.
Da un punto di vista filosofico sorge il problema - già posto da Platone, Cartesio ed
altri - se anche ciò che noi consideriamo realtà non sia poi un sogno; mentre
sullaltro versante, ovvero quello puramente psicologico, mi limiterò a citare
Freud, il quale riporta i sogni alla sfera dellinconscio che, durante il sonno è
liberato dal dominio dellEs, o Super-io, ed è quindi uno strumento prezioso per
scoprire i complessi che tormentano un individuo.
Premesso ciò, vorrei applicare queste considerazioni al caso di Theodor Williams.
Punto primo: non cè dubbio che i sogni del mio paziente fossero veramente tali e
che fossero indipendenti dalla sua volontà.
Punto secondo: sussisteva una verosimiglianza con immagini reali, in quanto gli scenari
non erano di ambientazione fantastica, come egli stesso testimoniava.
Punto terzo: lattività motoria del signor Williams era pressoché inesistente, se
si escludono alcuni mugolii e certi tremiti del corpo, sintomo di agitazione, ma in ogni
modo non assimilabili al fenomeno del sonnambulismo.
Punto quarto: i contenuti onirici erano assolutamente inconsistenti e incoerenti, infatti,
Theodor mi raccontava, svegliandosi, che nel sogno si era trovato in piedi sul ciglio di
un alto dirupo ed aveva avvertito una forza invisibile che lo spingeva fino al punto di
farlo precipitare al di sotto.
Tutto ciò era quindi, come vi ho già accennato, nella norma; tuttavia, poiché questo
sogno era ricorrente, non ho avuto difficoltà a classificare i disturbi notturni del mio
amico in una forma, seppure leggera e perfettamente curabile, di isteria. Devo inoltre
aggiungere che io, essendo un medico, avevo escluso a priori, prima della morte del mio
paziente, lidea del sogno basata su teorie filosofiche, concentrandomi solamente su
quelle psichiche.
Ma ora un dubbio mi assale.
Dovrei forse ricredermi? Dovrei dunque cedere alla malsana tentazione di illudere me
stesso, dopo ciò che ho veduto, che durante il sonno - un sonno che dovrebbe essere
ristoratore per il corpo e per la mente - lo spirito è rapito in sconosciute dimensioni
abitate da malvagie ed indefinibili entità alle quali lanima è costretta a
sottomettersi?
Signori, ho paura a pensarlo! Tuttavia ora sono qui, davanti a tutti voi, ad ammettere con
supremo terrore che il mio amico è morto di una morte inspiegabile; una morte che non ha
nulla a che spartire con le ragioni a noi conosciute, tanto che, mi perdoni il Cielo,
avrei preferito che Theodor Williams si fosse veramente suicidato, perché - provo orrore
a dirvelo - io lo vidi, quella notte, agitarsi affannosamente nel letto, mentre urlando
nel sonno gridava: «Non lo fare! Non mi spingere giù da questa scarpata! E
profonda! Non voglio cadere nellAbisso». Lo vidi bene, vi dico, e lo udii con le
mie stesse orecchie implorare la pietà di un invisibile ospite, prima che il suo corpo
mortale giacesse immobile, privo di vita, sul morbido talamo
orrendamente
sfracellato!