Angelina
camminava svelta lungo il viale alberato del quartiere dove abitava, una zona residenziale
di basse villette a schiera e parchi verdi. Erano le sei del mattino e c'era ancora buio
per la strada se si escludono i radi lampioni.
Aveva staccato dal fast-food e stava tornando a casa. La fermata dell'autobus era
cinquecento metri prima della sua porta e intanto cercava le chiavi nella borsetta.
- Rossetto, mascara, mentine, l'agendina... dove diavolo sono finite? ... lasciate
nello spogliatoio, e dove se no?
Poi una voce interruppe le sue ricerche.
Spaventata si voltò indietro e vide una figura nascosta dietro un'auto in sosta. Era lui,
non aveva dubbi, quello che dicevano i giornali. Ne aveva già sgozzate tre. Ma lei poteva
salvarsi. Se solo avesse trovato le chiavi!
- Ma dove sono!!!
Affrettò il passo ma l'uomo le tenne dietro coprendo il ticchettare dei suoi tacchi.
- Perché non le trovo! Maledizione!!
La figura alle sue spalle agitava la mano sbracciandosi esageratemente. Angelina
disperata correva solo senza più voltarsi sperando di trovare aiuto.
Ma lui la stava raggiungendo, era troppo lenta sui tacchi e quando l'afferrò per un
braccio urlò a squarciagola.
Non sentiva nemmeno quello che le diceva e tentò il tutto per tutto lanciandosi verso la
strada profittando di un attimo di distrazione del suo inseguitore.
A quell'ora girava puntuale l'angolo la camionetta della raccolta rifiuti guidata dal
vecchio Berto.
La vide spuntare all'improvviso e non bastò frenare per evitarla. Un tonfo ovattato e si
alzò come una banderuola per cadere qualche metro più in là come uno straccio.
Ora un rivolo rosso colava dalla bocca della bella Angelina e una buffa cartina geografica
andava spandendosi sull'asfalto.
L'uomo era rimasto sbigottito sul ciglio della strada. Con il mazzo di chiavi smarrito in
mano.